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Toni Negri: il cattivo maestro

Ci sono personaggi della storia italiana che, a causa anche di un establishment culturale avverso, non hanno avuto e in qualche modo non hanno ancora il giusto spazio che gli spetterebbe. Il riconoscimento in terra straniera sembra già esserci stato, qui in Italia, invece, abbiamo ancora una pesante cortina di fumo che aleggia sugli anni di piombo, uno dei periodi più controversi della nostra storia recente. Colpevole per la giustizia italiana, assolto e poi di nuovo condannato; diamo uno sguardo a quegli anni controversi facendoci prestare le lenti da Toni Negri, il cattivo maestro.

Gli anni del marxismo operaista

Padovano di umili origini, nasce nel 1933 in una famiglia cattolica, probabilmente, nonostante il suo sempre proclamato ateismo, anche per questo motivo si avvicina al mondo della politica passando per le riunioni di Azione Cattolica. Nelle vene però scorre sangue socialista, proprio mentre l’Italia, unicum nell’Europa post-bellica, diviene il paese con il Partito Comunista più importante del continente. Guarda a Marx Toni Negri, crede fermamente nel marxismo operaista, gli occhi non sono gli stessi di Michel Foucalt e di Giles Deleuze ma sono rivolti nella stessa direzione. Come arrivarci è il problema. La balena bianca in quegli anni non lasciava spazio al dialogo democratico, la strada era la lotta armata. La società non poteva essere riformata, allora, per alcuni, la rivoluzione e la violenza di classe sembravano essere l’unica via. Prende parte a Potere Operaio e in seguito ad Autonomia Operaia, entrando qui in contatto con le frange più estremiste del movimento e divenendone la guida. Il nemico numero uno: il sistema capitalistico. L’arma di Toni Negri: la suadente parola che si insinua tra gli astanti e che proviene dalla sua cattedra di filosofia politica dell’Università di Padova.

«A partire dalla fine degli anni Settanta, c’è stata la soppressione di ogni potenza intellettuale o politica, puntuale o di movimento, che tentasse di mostrare l’importanza di questa trasformazione, e che puntasse alla riorganizzazione del movimento operaio attorno a nuove forme di socializzazione e di organizzazione politica e culturale. È stata una tragedia».

I processi

Le Brigate Rosse, Moro, via delle Botteghe Oscure. La linea politica dello Stato cambia, l’Italia è cambiata. Il presidente Moro è stato assassinato.

Nel cosiddetto Processo del 7 aprile, celebre fu la linea del giudice Pietro Calogero che accusò alcuni “professorini” universitari di circuire le giovani menti inneggiando ad atti eversivi. Toni Negri venne arrestato e processato, tra l’altro, per i reati di insurrezione armata contro i Poteri dello Stato, associazione sovversiva, sequestro di persona, violenza privata a pubblici ufficiali e altri capi di imputazione. L’accusa più grave, tuttavia, era che fosse il “mandante morale” dell’omicidio di Aldo Moro. Francesco Cossiga, all’epoca Ministro dell’Interno, definì Negri una “vittima del giacobinismo giustizialista”, forse anche questo il motivo della fuga a Parigi, sfruttando l’immunità parlamentare, dopo l’elezione a deputato nelle file del Partito Radicale.

Impero

Gli anni passano, la società si è evoluta andando verso il turbocapitalismo e in fondo qualcuno l’aveva previsto. Nel libro Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, scritto a quattro mani con Michael Hardt, la visione di uno stato sovranista ha lasciato il posto a nuove logiche di potere. Nell’era dei non-luoghi anche il potere è ovunque e da nessuna parte. Il comunismo non imbraccia più le armi e deve inneggiare alla pace. Troppo tardi Toni Negri, per noi, resti colpevole.

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