Uscito il 26 maggio, “Grande Raccordo Animale” è semplicemente l’evoluzione della precedente fatica. Potrebbe essere definito come un concept album filosofico la cui filosofia non è intellettuale o di alto registro: è quella del piccolo paese di provincia, antiteticamente al titolo che richiama il raccordo anulare romano; è un concentrato di persone, ritratti ed emozioni comuni. Appino lo definisce come “un disco scritto in viaggio e dedicato ai viaggiatori”.
Ed è vero: basta ascoltare la prima traccia dell’album. “Ulisse” è la storia di uno qualunque, uno come tutti, paragonabile forse all’Ulisse di Joyce. Un giorno, si ritrova in alto mare e s’imbarca in un viaggio che lo spaventa e lo incuriosisce- un viaggio di cui però non conosce la meta. Il punto fondamentale è andare, dove non ha importanza, lasciarsi indietro le radici, la casa in cui si è nati per vivere alla giornata, come viene. Però, ad un certo punto, anche lui si ferma e si chiede: “Ma perché Ulisse è partito quando aveva una casa sicura, una donna, radici ben piantate a Itaca? E’ matto?”. Non sono esattamente questi i versi, ma il concetto è piuttosto chiaro. Appino, comunque, non formula una risposta. Lascia al pubblico immaginare che, forse, delle volte non c’è un motivo per partire: la soluzione è solo andare. E basta.
“Linea Guida e Generale” è, probabilmente, il brano più filosofico dell’intero album. Il concetto che fa da perno a tutto il testo è semplice: non esistono istruzioni unitarie per la vita. Ci sono, appunto, linee guida sulle quali basarsi, ma la bellezza dell’esistenza è che ognuna è a se stante, diversa dalle altre. Fare una cosa, non implica necessariamente che quella cosa sia proprio così o ne implichi un’altra come conseguenza: “Dormire sempre accanto non vuol dire amare, non basta un biglietto per poter viaggiare, non serve il diverso per sentirsi uguale, non è soltanto il bene che allontana il male!”.
L’ultimo brano del disco si chiama “Tropico del Cancro” ed è qui che Appino lascia andare la sua anima dylaniana da cantautore. La canzone “alla Guccini” è un’ironica lettera al proprio proprio pubblico, mettendolo in guardia di non aspettarsi di trovarlo nei luoghi più banali perché ha imparato che “non farsi mai e poi mai trovare dove tutti ti vogliono aspettare” è il modo giusto per scrivere e cantare ciò che vuole e, per estensione, ciò che è. Ma “se voi non mi trovate, ai miei concerti chi ci verrà? Vai a lavorare!, qualcuno dirà”. Nonostante la melodia dolce e malinconica, è un testo che riesce a strappare via più di qualche sorriso proprio grazie a questo testo pseudo-impegnato, fresco e politicamente scorretto.
“Grande Raccordo Animale” è, in sintesi, un viaggio da fare solo se si ha qualcosa da perdere. Perché chi parte ha sempre un sé da cui vuole staccarsi; chi parte ha sempre qualcosa da lasciarsi indietro.
Però si sa che se parti, prima o poi devi pur tornare indietro: come Ulisse alla sua Itaca.
Martina Simonelli
5 giugno 2015