Un aereo che precipita, uno schianto, poi solo silenzio. Così, due nomi tornano alla ribalta delle cronache a due mesi esatti di distanza dal tentativo di golpe russo del 23 giugno. Il primo è il nome di Evghenij Prigozhin, miliardario e oligarca impegnato in numerose attività imprenditoriali. Il secondo, invece, è quello della Wagner, la compagnia militare privata legata alla figura di Prigozhin dal 2014. Compagnia che, nel giro di pochi anni, ha cambiato completamente l’azione di proiezione strategica adottata dalla Federazione Russa. Ma quali sono le caratteristiche che ne hanno garantito il successo? La spiegazione, in questo caso, è molto semplice.
Nata nel 2014, viene per la prima volta impiegata nell’invasione della Crimea nel mese di febbraio, operando senza apparenti segni distintivi. Successivamente, partecipa al conflitto del Donbass, con un numero ridotto di uomini, dove opera al fianco delle milizie separatiste filorusse di Donetsk e Luhanks. La creazione di tale realtà è molto semplice, quanto chiara: poter operare in ogni contesto di interesse per la Federazione Russa mantenendo un basso profilo. Infatti, è proprio la forma di compagnia militare privata (PMC, in breve) a garantire che non vi siano legami diretti tra le pubbliche autorità russe e le azioni del gruppo militare.
A partire dall’anno seguente, l’attività della Wagner diviene sempre più internazionale. Viene schierata in Siria, dove partecipa a numerose campagne militari, dal deserto di Palmira fino alle verdi pianure del nord del paese. Importantissimo, in questo caso, il ruolo giocato dai mercenari nella liberazione e messa in sicurezza di numerosi pozzi petroliferi e miniere. Ed è proprio in questo contesto che si inserisce il primo ed unico scontro armato del gruppo con i militari statunitensi, avvenuto nel deserto siriano in prossimità del giacimento di gas di Conoco del 2018, e conclusosi con una sconfitta per i primi. A far la differenza, in questo caso, è stato il massiccio supporto aereo, che ha obbligato i russi alla ritirata. Nonostante la sconfitta, però, la carriera siriana si è dimostrata un vero successo per la Wagner, che è stata successivamente inviata su altri fronti.
In breve, il nome della Wagner diviene ben famoso anche in Libia – dove combatte al fianco del generale Haftar – Sudan, Repubblica Centrafricana, Madagascar, Burkina Faso e Mali. I successi si ripetono giorno dopo giorno e l’influenza del gruppo cresce a dismisura. Nel tempo, diventano celebri anche le principali figure ad esso collegate, come lo stesso Prigozhin, e Dimitri Utkin, uno dei più importanti comandanti del gruppo. Ma la vera svolta avviene solamente con l’invasione dell’Ucraina. Fin dall’inizio, la Wagner opera su numerosi fronti, raggiungendo quasi sempre gli obiettivi prefissati. Il governo ucraino arriva perfino ad accusare il gruppo di aver inviato numerosi sabotatori camuffati a Kiev con l’obiettivo di eliminare parte del governo e lo stesso Zelensky, agevolando, così, una rapida conclusione delle ostilità. Ma, mentre realtà e leggenda si intrecciano in un contesto internazionale sempre più teso e conflittuale, la più grande sfida bellica della Wagner sta per iniziare.
Dopo mesi e mesi di combattimenti violentissimi in tutte le regioni orientali del paese, la guerra si focalizza su un unico punto, la città di Bakhmut. Qui, russi e ucraini decidono di sfidarsi in una devastante battaglia di logoramento fatta di trincee, fango, artiglierie e violentissimi scontri urbani. In un contesto simile, i comandi russi decidono di usufruire degli uomini della Wagner per conquistare la cittadina, ormai completamente in rovina, e i dintorni. Per aver un numero sufficiente di truppe, allora, vengono condotte numerose campagne di reclutamento nelle carceri di tutta la Federazione, dove viene promessa la libertà ai prigionieri in cambio del servizio al fronte. Alla fine, questa immensa disponibilità di uomini e risorse, unità ad una forte motivazione e all’ottima preparazione dei mercenari di lungo servizio, ha fatto sì che la bandiera del gruppo sventolasse vittoriosa sull’abitato.
La conclusione della battaglia di Bakhmut corrisponde all’apice del successo per Prigozhin e i suoi uomini. Ora, il nome “Wagner” è sulle prime pagine di tutti i giornali e sulla bocca di tutti. Quello che, meno di una decina di anni fa, era un semplice esperimento condotto con qualche centinaio di uomini, oggi è un vero e proprio esercito, composto da decine di migliaia di persone (si parla di 50.000 uomini al massimo) ed equipaggiato con modernissimi armamenti, droni, artiglierie e numerosi mezzi corazzati. Un esercito privato che, nella maggior parte dei casi, ha dimostrato una capacità operativa migliore della gran parte delle divisioni regolari della Federazione. Attualmente, non esistono eguali al mondo – soprattutto in fatto di esperienza bellica maturata sul campo – fatto che ha reso la Wagner invisa agli occhi di molti.
All’interno dei confini russi, “l’effetto Wagner” ha portato migliaia di nuovi volontari tra le sue fila e, come si è visto negli eventi del 23 giugno nella regione di Rostov, la popolarità del gruppo è divenuta immensa anche tra la popolazione civile, rimasta impressionata dalle capacità della leadership e dei suoi uomini. Nonostante le tensioni che ci sono state nel corso degli ultimi mesi tra certe frange del Ministero della Difesa, la Wagner ha continuato a giocare il proprio ruolo di attore fondamentale, anche se ormai è completamente scomparso quel velo di mistero che la caratterizzava nei primi anni di attività. Dopo l’Ucraina, una piccola parte del gruppo è ritornata in Africa per sostenere i nuovi piani del Cremlino nelle regioni subsahariane, mentre il grosso delle forze è stato trasferito in Bielorussia e all’interno dei confini della Federazione stessa.
Per quanto sia difficile comprendere quale possa essere il destino del gruppo in seguito agli ultimi avvenimenti estivi, è probabile che per “i musicisti” – così amano farsi chiamare i suoi membri in via informale – siano riservate altre numerose ed importanti missioni, ovunque ve ne sia la necessità e vi sia un interesse strategico russo. Le armi ed i mezzi non mancano, così come sono innumerevoli i fondi a disposizione, che garantiscono una regolare retribuzione degli uomini, ormai uniti più da un comune senso di cameratismo e patriottismo che da un mero interesse economico. Ciò che farà la differenza, ovviamente, saranno solo gli ordini dall’alto, che determineranno il futuro dell’unità e di quella parte del globo direttamente coinvolta in queste particolari vicende.