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La contesa delle sabbie

Cosa hanno in comune una maglietta di una squadra di calcio e la sabbia del deserto nordafricano? Molti, probabilmente, risponderebbero a questa domanda dicendo: «nulla!». Eppure, almeno per quanto riguarda la storia di Marocco e Algeria, tra questi due elementi vi è un preciso legame. Nel corso del mese di aprile ha creato un vero e proprio caso diplomatico la confisca da parte delle autorità algerine delle maglie indossate dalla squadra marocchina RS Berkane, giunta nel Paese proprio per disputare la semifinale della Coppa della Confederazione CAP. Gesto che, non solo ha generato la protesta dei vertici della squadra proveniente da oltreconfine, ma che ha anche richiesto l’intervento delle autorità calcistiche del continente africano, che hanno esortato Algeri a riconsegnare i beni sequestrati.

La ragione alla base di tutto è molto semplice, quanto particolare e inaspettata. A generare tale scalpore, infatti, è stata la rappresentazione dei confini dello Stato marocchino presente sulle magliette che, a detta dei padroni di casa, rappresentava una versione errata dell’effettiva estensione territoriale. Algeri, per essere più precisi, riteneva assolutamente inaccettabile che all’interno dei confini nazionali marocchini fossero inclusi anche i territori del Sahara Occidentale, regione desertica di grandi dimensioni posta a metà tra la Mauritania e il Marocco. Tale regione, che per una quarantina di chilometri condivide i propri confini anche con l’Algeria, è coinvolta da diversi decenni in un conflitto a bassa intensità tra il locale Fronte Polisario e le autorità politiche di Rabat.

Da un lato, i vertici del Fronte Polisario rivendicano l’autonomia territoriale, politica e militare dal Marocco, mentre la controparte avversaria ritiene tutta quell’immensa fascia costiera e desertica come una regione da includere all’interno dei propri confini nazionali. Situazione che, alla fine, è sfociata da tempo in un vero e proprio stallo operativo e diplomatico, che non ha permesso il raggiungimento di una soluzione universalmente condivisa dalle parti coinvolte e dall’intera comunità internazionale. Parte del territorio desertico, infatti, è ora sotto controllo marocchino, mentre larghe fette di deserto sono in mano agli uomini del Polisario, senza che sia possibile alcun effettivo cambio di scenario.

Ma la presa di posizione di Algeri, in fin dei conti, non si limita esclusivamente alla diatriba tra queste due realtà in lotta, poiché risulta essere assai più complessa e delicata. Le relazioni tra i due paesi nordafricani sono da lungo tempo dominate da una ripetuta serie di episodi e vicende conflittuali che, in maniera più o meno esplicita, hanno caratterizzato la scena politica regionale a partire dalla guerra del 1963, che ha visto le forze di Rabat prevalere su quelle algerine. Una sconfitta del passato che, in realtà, ha lasciato profonde ferite all’interno dei vertici della Repubblica Democratica Popolare, tanto da impedire un’effettiva collaborazione tra i due paesi su innumerevoli questioni di natura politica, economica e strategica fino ai giorni nostri.

Non è un caso, infatti, quanto avvenuto nel corso del 2021, quando l’Algeria ha deciso di non rinnovare il contratto del Gasdotto Maghreb – Europa, importantissimo progetto energetico che permetteva il trasferimento di enormi quantità di risorse dal Nord Africa alla Penisola Iberica, passando attraverso i confini e le regioni del Marocco. Una decisione che ha, in breve, escluso Rabat dalla catena di approvvigionamento che unisce i due continenti, mantenendo unicamente in attività i collegamenti esistenti tra la città algerina di Beni Saf e Almeria.

Nonostante il colpo ricevuto, la proiezione strategica del Marocco non ha subito danni irreparabili ma, al contrario, si è rafforzata dal punto di vista internazionale. Nel corso del 2022, Madrid ha riconosciuto la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale, unendosi così a quella lista di nazioni che supportano le posizioni di Rabat. Nel 2023, invece, è stato il turno di Israele che, seguendo il suggerimento degli Stati Uniti – anch’essi sulla stessa linea dal 2020 – ha confermato le rivendicazioni del Regno marocchino in cambio della normalizzazione dei rapporti tra le due nazioni. Per ultimo, non per ordine temporale o importanza, vi è stato anche l’ingresso del Marocco all’interno dell’Unione Africana nel corso del 2017, con conseguente perdita di influenza del rivale algerino all’interno del contesto continentale.

Sebbene numerosi elementi possano far pensare ad un vantaggio da parte marocchina in questa lunga sfida tutta interna al mondo arabo, è ancora difficile immaginare che una delle due nazioni possa riuscire a prevalere sull’altra. Le mosse a disposizione, così come le risorse economiche ed energetiche, di Algeri sono ancora estremamente numerose e variegate, fatto che lascia un’apertura alle più disparate opportunità per i tempi futuri. Una cosa, però, è certa: la regione del Sahara Occidentale non trarrà, infine, alcun vantaggio dalla decennale contesa, ma solamente instabilità e un futuro pur sempre dominato da svariate incognite.

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