Un’inchiesta indipendente delle Nazioni Unite è arrivata alla conclusione che nella Striscia di Gaza è in corso un «genocidio» dall’ottobre del 2023. Israele si è mossa con «l’intento di distruggere i palestinesi» presenti nel territorio, denuncia un rapporto di 72 pagine pubblicato dalla Commissione internazionale indipendente d’inchiesta dell’Onu sui territori palestinesi occupati.
La commissione ha concluso che le autorità e le forze armate israeliane, dall’ottobre 2023, hanno commesso «quattro dei cinque atti genocidari» elencati in questo trattato: uccisione di membri del gruppo; causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita calcolate per provocarne la distruzione fisica in tutto o in parte; imporre misure intese a prevenire le nascite all’interno del gruppo. L’accusa di genocidio, spiega, scaturisce da «basi ragionevoli»: l’analisi si riferisce «esclusivamente alla determinazione del genocidio secondo la Convenzione sul Genocidio», il trattato Onu del 1948 adottato in seguito all’omicidio di massa degli ebrei da parte della Germania nazista che definisce il genocidio come crimini commessi «con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale».
“È chiaro che esiste l’intenzione di distruggere i palestinesi nella Striscia di Gaza attraverso atti che rispondono ai criteri fissati dalla convenzione”, hanno aggiunto. Il rapporto sottolinea come l’83 per cento delle vittime sia costituita da civili, a causa dei bombardamenti su abitazioni e una “politica sistematica” di distruzione del sistema sanitario. Le forze israeliane avrebbero inoltre tendenza a colpire i bambini “con l’intenzione di ucciderli”, scrivono gli inquirenti. Il rapporto accusa in particolare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il presidente Isaac Herzog e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant di avere “incitato al genocidio” nella Striscia di Gaza. Sapendo che l’elemento dell’intento è essenziale per configurare il crimine, dal momento che è una fattispecie che va prevenuta.
La stessa Corte di Giustizia internazionale, intervenuta nel caso intentato dal Sudafrica contro Israele, ha stabilito che lo Stato ebraico ha posto in essere tutte le condizioni affinché si possa considerare la configurazione di tale crimine, e ha chiesto per questo alle autorità di Tel Aviv di fermare immediatamente le operazioni militari. La stessa Corte aveva chiesto, all’inizio del 2024, di adottare alcune misure volte proprio a prevenire un genocidio, dopo essere stata adita dal governo di Pretoria. Lo Stato ebraico, però, non lo ha fatto, secondo l’Onu. Per questo ora la commissione d’inchiesta raccomanda di cessare le politiche che causano la fame a Gaza, di fermare l’assedio sul territorio, di assicurare l’ingresso di aiuti umanitari, delle Ong e delle agenzie internazionali come l’Unrwa.
Le conclusioni della commissione indipendente non costituiscono una posizione dell’Onu fino all’adozione formale da parte degli organi ufficiali. Ma rappresentano senz’altro un elemento estremamente rilevante dal punto di vista politico nei confronti del governo di Israele e del suo esercito.