In Francia torna il fermento. Da una parte, il primo ministro François Bayrou sfiduciato dal governo, dall’altra la mobilitazione dal basso di gruppi che promettono di «bloccare tutto». In mezzo, un Paese attraversato da diverse contraddizioni, con una qualità delle vita ancora buona, ma con il debito pubblico in grande aumento e il sistema scolastico e sociale in declino. L’impresa titanica di Bayrou – insediatosi il 13 dicembre 2024 – consisteva proprio nel tentativo di riconsolidare le imprese dello Stato e stabilizzare l’economia. La situazione a nove mesi di distanza è più che mai caotica.
Le dimissioni di Bayrou
Poco prima delle 19 dell’8 settembre, il premier François Bayrou non ha ottenuto la fiducia chiesta dall’Assemblea nazionale sulla contestata legge di bilancio. Quest’ultima contiene infatti grandi tagli alla spesa pubblica (oltre 40 miliardi), nonché la soppressione di due feste pubbliche, punti per Bayrou necessari ad evitare una crisi finanziaria. Con 364 voti contrari alla fiducia e 194 favorevoli, per la prima volta nella Quinta Repubblica francese un governo cade perché viene votata la sfiducia. Tuttavia, la situazione francese è in bilico da più di un anno. Già i predecessori di Bayrou avevano dato le loro dimissioni: prima Gabriel Attal (del partito Renaissance, lo stesso del presidente Emmanuel Macron) che restò in carica tra gennaio e settembre del 2024; poi Michel Barnier (conservatore del partito di centrodestra Les Républicains), rimasto in carica tra settembre e dicembre (anche lui per problemi legati all’approvazione della legge di bilancio). Con un breve comunicato, l’Eliseo ha annunciato di aver «preso atto» del voto, accettando le dimissioni del governo e annunciando la nomina di un nuovo primo ministro «nei prossimi giorni».
Promessi scioperi e proteste il 10 e 18 settembre
Le dimissioni di Bayrou non influiscono, però, sulle iniziative dal basso che puntano a indire un sciopero nella giornata del 10 settembre. Il gruppo «bloquons tout» (blocchiamo tutto) ha promesso di fermare la Francia con scioperi, manifestazioni e atti di protesta vari. Tra questi, vi è anche l’appello a non utilizzare bancomat o carte di credito al fine di bloccare il sistema bancario. Un boicottaggio totale dei servizi in risposta alle misure di austerità presentate da François Bayrou a luglio. Il blocco è partito inizialmente da gruppi online, arrivando a raggiungere di partiti politici, sindacati e organizzazioni di sinistra. Eppure, i primi appelli ad una mobilitazione avevano preso piede già da maggio attraverso post su Telegram di Les Essentiels France, un gruppo di cittadini che diffonde messaggi antigovernativi che, secondo osservatori e media francesi, era vicino ad ambienti di estrema destra e cospirazionisti. Con il passare dell’estate, l’appello di un blocco nel mese di settembre è passato soprattutto attraverso gruppi come Bloquons tout e Indignons-nous (Indignamoci), che ha gradualmente emarginato quello degli Essentiels. Tuttavia, la data del 10 settembre non è stata scelta dall’intersindacale (FO, CFDT, CFE-CGC, Solidaires, CGT, CFTC e UNSA), che ha preferito quella del 18 settembre per una «giornata di mobilitazione che includa scioperi e manifestazioni».