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La Cina e la guerra ipersonica

Non risulta sempre del tutto agevole cogliere il disegno che si muove dietro ogni centesimo speso in progresso tecnologico militare, dollaro dopo dollaro che si cumula in una spesa quasi aleatoria per la popolazione civile. Eppure i finanziamenti statali sono pressocché incessanti, mobilitando cifre che da sole appagherebbero i bilanci di interi Paesi, prova dopo prova, simulazioni ed addestramenti, alla ricerca di una perfezione che sprizza una essenza di autodistruzione. In questo scenario la NATO sembra cedere il passo a realtà ben più strutturate, o forse spietate, come quella russa o, ancor di più, quella cinese. È infatti proprio la Cina a venire ora all’attenzione, proiettata come sembra già alla guerra del futuro, tra le dinamiche ipersoniche che sembrerebbero permeare di sé uno scenario quasi cinematografico. Infatti la Cina ha sviluppato una rete di comunicazioni per combattimenti ipersonici che supera nettamente le capacità NATO. Il sistema promette una sincronizzazione temporale talmente raffinata da rivoluzionare la cooperazione tra piattaforme ad altissima velocità. Sviluppata dalla China Electronics Technology Group Corporation (CETC) e testata dal suo Southwest Institute of Electronic Technology, la rete permette una sincronizzazione meglio di 10 nanosecondi—un salto di due ordini di grandezza rispetto ai circa 100 nanosecondi offerti dal sistema NATO Link‑16. Per orchestrare attacchi ipersonici, in cui missili o velivoli raggiungono velocità superiori a Mach 5, anche un micro‑errore temporale può tradursi in un margine di errore di diversi chilometri. Il nuovo approccio si affranca dagli algoritmi RTT tradizionali, con la rete che scambia in tempo reale dati di posizione e velocità tramite collegamenti criptati, calcolando dinamicamente i ritardi di trasmissione dovuti al movimento relativistico delle piattaforme. I test semi‑fisici, condotti in condizioni realistiche – con errori di posizione fino a 10 m, velocità deviate di 1 m/s e interferenze elettromagnetiche – hanno rilevato una sincronizzazione media di 4,2 nanosecondi e picchi al di sotto di 9 nanosecondi, anche a velocità relative oltre i 15.700 km/h .Emblematico è il messaggio strategico: un ecosistema cooperativo in cui sistemi ipersonici agiscono in sinergia, lasciando le forze occidentali “time‑blind” – cioè incapaci di reagire tempestivamente – di fronte a uno scenario di attacchi coordinati. La tecnologia si è da tempo legata a doppio filo con l’arte della guerra, portando a scenari che esulano dalla comprensibilità del comune cittadino, per avvicinarsi sempre di più a realtà fantascientifiche in cui gli scontri avvengono e avverranno guidati da macabri joystick, che in maniera del tutto impersonale determineranno quel labile confine tra vita e morte, che amaramente connota un territorio in guerra. Troppo semplice interrogarsi da dietro lo schermo di un monitor sulla sensatezza di simili sviluppi, evidentemente frutto di una logica irrazionale che sposta sempre di più l’uomo dalla propria dimensione naturale. Non più il legame dell’uomo con l’uomo, ma l’isolamento dell’uomo dall’uomo, sembra informare lo scenario globale che ciecamente non fa che accelerare sempre più verso la deriva.

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