Ieri sera, il telegiornale più seguito d’Israele ha annunciato che secondo una fonte importante dell’ufficio del Netanyahu: “La decisione è stata presa. Occuperemo la Striscia di Gaza”.
L’Idf ha inoltre annunciato la cancellazione dello stato d’emergenza, entrato in vigore il 7 ottobre e che prevedeva l’estensione di altri quattro mesi del servizio di riserva per i soldati di leva.
Ynet ha riferito che l’esercito regolare verrà alleggerito già nelle prossime settimane.
L’occupazione di Gaza come ultima opzione
L’annuncio televisivo della decisione di occupare Gaza è avvenuto poco tempo dopo l’ultima presa di posizione del governo israeliano.
Netanyahu, sempre secondo Ynet, avrebbe avuto il via libera da Trump per lanciare “un’operazione contro Hamas”. Secondo l’inviato speciale Steve Witkoff, l’organizzazione terroristica non vorrebbe infatti un accordo. Di qui la decisione di occupare la Striscia, l’ultima carta da giocare, che però non è piaciuta a Eyal Zamir, capo di stato maggiore. Quest’ultimo è stato poi invitato dall’entourage di Netanyahu a dimettersi, nel caso in cui si opponesse alla decisione.
Si attende ancora una proposta formale da parte di Netanyahu al gabinetto di sicurezza, che nel frattempo ha parlato anche con Putin. L’idea di occupare evidenzia la totale impotenza dei negoziati, ma cosa comporterebbe l’invasione effettiva? Uno scontro fra due fazioni più che motivate ad avere tutto o a diventare martiri.
Orrore per gli ostaggi
Netanyahu avrebbe garantito il passaggio di aiuti umanitari in misura crescente per i civili. Nel frattempo, è giunto anche l’appello della Croce Rossa Internazionale e dell’OMS circa i video dei due ostaggi ventenni, Evyatar David e Rom Breslavski, ridotti a pelle e ossa: “Chiediamo il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi a Gaza. Devono essere evitate tutte le forme di esposizione pubblica che umiliano le persone private della libertà. Questa situazione deve finire”.
La lettera dei 600 ex funzionari israeliani a Trump
La Bbc ha rilanciato la lettera che 600 ex funzionari israeliani avevano inviato a Trump, chiedendo la “fine della guerra”. Dal canto suo, l’amministrazione Usa ha fatto sapere che negherà gli aiuti federali per le catastrofi naturali agli Stati che boicottano le aziende israeliane. La stessa amministrazione che aveva garantito il raggiungimento della pace in Medio Oriente. Ma è davvero una pace se il prossimo passo è un’occupazione unilaterale?