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USA: dal 9 luglio via ai dazi, nessuna proroga in vista

ll termine fissato dal presidente statunitense Donald Trump per stringere accordi con i Paesi a cui aveva promesso i tanto temuti dazi è alle porte. Mercoledì 9 luglio si chiuderà la partita del MAGA. 90 accordi in 90 giorni era stata la promessa fatta dalla Casa Bianca per evitare il caos delle “reciproche” misure fiscali tra USA e il resto del mondo.

Al momento risulta stipulato solo un accordo, quello con il Regno Unito. Un’intesa politica più che un vero e proprio accordo commerciale che richiederebbe per questo più tempo e maggiori compromessi. Il destino degli altri Paesi sembrerebbe essere rimesso ad una semplice lettera: come comunicato da Trump, la questione dazi dovrebbe essere liquidata con l’invio di una missiva che indica importo da pagare.

La preoccupazioni europee e le pretese di Trump

La preoccupazione maggiore rimane in casa europea. Il Vecchio Continente – in particolare l’Italia – vedrebbero l’aggiunta di una tassa del 20% da pagare per chiunque voglia importare i propri prodotti negli Stati Uniti. Considerando che questa percentuale si sommi al 10% già imposto dall’amministrazione Trump sui prodotti di ogni provenienza, il grattacapo non è di poco conto. Bisogna inoltre considerare che tra Stati Uniti e Europa vige una delle più importanti relazioni commerciali al mondo. Sicuramente anche per il settore made in Italy.

Tutto questo ha reso particolarmente intensi i negoziati tra rappresentanti UE e USA. Venerdì i tecnici statunitensi hanno proposto una bozza di accordo che da allora sta venendo esaminata dai diplomatici europei. In prima fila tra le richieste statunitensi ci sono l’abolizione dell’IVA sui loro prodotti, l’imposta sul valore aggiunto che negli Stati Uniti non c’è (ma ce n’è una molto simile) e l’acquisto da parte dei paesi europei di più auto statunitensi.

L’America richiederebbe anche una riduzione della tassazione e soprattutto le stringenti regolamentazioni a cui devono conformarsi le multinazionali tecnologiche statunitensi.

Le richieste europee

L’Unione Europea ha offerto di comprare più merci statunitensi. Auto, ma non solo: dallo scoppio della guerra in Russia gli Stati Uniti sono diventati i maggiori fornitori di gas per l’UE. Questo a patto che Trump decida di cancellare i dazi “reciproci” ed elimini quelli già in vigore su auto e loro componenti, acciaio e alluminio.

E ha minacciato a sua volta dazi su una serie di prodotti statunitensi come le Harley-Davidson, ma con dimensioni quasi simboliche. Nel frattempo, sabato sera i paesi del G7, tra cui Italia, Francia e Germania, hanno trovato un comune accordo per le multinazionali statunitensi come Google, Amazon e Meta: verranno tutte esentate dal pagamento della global minimum tax, una tassa del 15 per cento che ogni azienda paga sui loro profitti.

Prospettive

Quello che è certo al momento è che prima del 9 luglio c’è ancora tempo per definire la via migliore da proseguire. Sicuramente l’accordo che verrà stabilito non ci si aspetta possa distanziarsi più di tanto da quello tra USA e Regno Unito, superficiale e poco definitivo.

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