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Parigi contro Tel-Aviv: inaccettabile la nuova campagna di Netanyahu su Gaza

Il solco diplomatico tra Parigi e Tel-Aviv diventa sempre più profondo, un abisso. La Francia accusa Israele di violare il diritto umanitario e chiede uno stop ad una guerra che non ha più solo l’obiettivo di distruggere Hamas, ma quello di impedire la soluzione dei due Stati. Lo ha dichiarato in un’intervista radiofonica, il Ministro degli Esteri francese, Jean-Noël Barrot, sottolineando di condannare «molto fermamente» la nuova campagna israeliana nella Striscia di Gaza.

Nelle prossime settimane, infatti, il governo israeliano darà l’incipit ad una prima fase di pulizia etnica che comprimerà oltre 2 milioni di palestinesi in un quarto del territorio. Si tratta di una deportazione di massa mascherata da evacuazione. Israele entra a Gaza per restarci, sia chiaro. I territori conquistati, non verranno ceduti in seguito. Il piano di Netanyahu è stabilire una zona sterile nell’area di Rafah dove spostare “volontariamente” la popolazione palestinese.

Dietro la nuova campagna militare si celano anche le ombre di un esecutivo israeliano fragile. Mantenere in piedi il conflitto, continuare sull’asse di una guerra permanente, permette alla coalizione di estrema destra di rimandare processi per corruzione e bloccare una commissione d’inchiesta sul 7 ottobre. Un posta molto alta in gioco – comprendendo anche il conflitto con gli Houthi – , che rischia di creare un disastro militare e umanitario.

L’Unione Europea a tal proposito ha ribadito l’intenzione di procedere sulla linea della risoluzione dei due Stati, due popoli. In questo senso il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, ha espresso la necessità di “condannare assolutamente l’atteggiamento di violazione del diritto internazionale di Israele”, “appoggiare la soluzione dei due Stati” e “dare appoggio al piano della Lega Araba per la ricostruzione di Gaza”.

Mentre da Hamas arriva l’appello alla comunità internazionale affinché “ponga fine ai crimini di fame, sete e uccisioni”. Il gruppo si è detto non più interessato ai colloqui per una tregua con Israele. “Non ha senso avviare colloqui o prendere in considerazione nuove proposte di cessate il fuoco finché la guerra della fame e la guerra di sterminio continuano nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato Basem Naim all’Afp

Il ruolo americano

La campagna militare disegnata dall’esecutivo israeliano inizierà non prima che Trump termini la sua visita in Medio Oriente che inizierà il 13 maggio. Un accorgimento nei confronti del presidente americano che lascia intendere – almeno formalmente – l’intenzione di lasciare un’ultima finestra diplomatica aperta per cercare di ottenere, almeno entro quella data, un accordo sugli ostaggi.

Trump sarà in visita prima in Arabia Saudita, poi in Qatar ed Emirati Arabi Uniti. In ballo ci sono accordi commerciali con i Paesi del Golfo, la vendita di armi, droni, aerei, data center e resort. Il viaggio americano sarà dunque indisturbato. Il pretesto è un tacito accordo: Israele inizierà la campagna militare senza che Washington si opponga, in cambio l’America gestirà la distribuzione degli aiuti umanitari.

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