Almeno tredici persone sono state uccise in un ampio attacco aereo russo sulla città di Zaporizhzhia, nel sud-est dell’Ucraina; altre ventinove sono state ferite, quattro delle quali in maniera grave. Lo ha riferito Ivan Fedorov, capo dell’amministrazione militare regionale, spiegando che il bombardamento ha colpito una zona residenziale della città e un edificio industriale; nell’attacco sono stati danneggiati sia un tram che alcune auto parcheggiate, oltre a un minibus con diverse persone a bordo. Dal fronte opposto, la Russia sostiene di aver respinto un’offensiva ucraina nella regione di Kursk, affermando di aver inflitto oltre 290 perdite nelle ultime 24 ore e di aver causato complessivamente più di 50.000 perdite all’Ucraina dall’inizio delle ostilità nella regione.
Da un annuncio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky si leggeva che oggi, 9 gennaio, avrebbe partecipato a un incontro nel formato Ramstein, in Germania, un evento cruciale per il coordinamento del supporto militare internazionale all’Ucraina. In un messaggio video, Zelensky ha sottolineato l’importanza di rafforzare ulteriormente la difesa aerea del Paese, con l’obiettivo di “allontanare gli aerei militari russi dalle città e dai confini ucraini”. Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, si trova già in Germania per colloqui preliminari con partner militari.
La riunione segna anche l’ultima partecipazione del segretario alla Difesa americano Lloyd Austin, che ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti nel sostenere l’Ucraina. “Non ci siamo limitati a chiedere ai Paesi di fornire assistenza, ma abbiamo fatto da apripista in termini di quantità e velocità”, ha dichiarato Austin, aggiungendo che è cruciale mantenere la coalizione internazionale compatta. Tuttavia, resta l’incognita rappresentata da Donald Trump e dalle possibili scelte future della prossima amministrazione statunitense. Washington ha già fornito oltre 65 miliardi di dollari in assistenza militare dall’inizio dell’invasione russa, il 24 febbraio 2022, e ulteriori aiuti potrebbero essere annunciati a breve.
Crisi energetica in Transnistria
Nel frattempo, la regione separatista filorussa della Transnistria, in Moldavia, sta affrontando una grave crisi energetica. Le forniture di gas dalla Russia sono state interrotte il 1° gennaio, lasciando la popolazione senza riscaldamento e acqua calda. Secondo il vice primo ministro della regione, Sergei Obolonik, le riserve di gas disponibili basteranno solo per 24 giorni. Con temperature che raggiungono lo zero, i residenti sono costretti a bruciare legna o utilizzare riscaldatori elettrici, aumentando la pressione su una rete energetica obsoleta. Anche la principale centrale elettrica della regione, che ha convertito la produzione al carbone, dispone di riserve per appena 50 giorni.