Inaugurando la sessione invernale della Knesset, il parlamento monocamerale di Israele, Benyamin Netanyahu ha annunciato che “Israele sta lavorando ad un accordo con Hamas” per il rilascio di “alcuni” ostaggi in cambio di diversi giorni di tregua a Gaza. Fonti di Hamas hanno riferito al canale saudita Al-Sharq che il movimento è pronto ad accettare la proposta del Cairo, ribadendo tuttavia di puntare ad un accordo che preveda, in una fase successiva, il cessate il fuoco permanente e il completo ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza.
La base negoziale su cui il capo del Mossad David Barnea, quello della Cia Bill Burns, e il premier del Qatar Mohammed bin al Thani hanno discusso a Doha negli ultimi due giorni è la cosiddetta “proposta egiziana”: il rilascio di quattro ostaggi (su un centinaio ancora prigionieri nella Striscia, di cui oltre 30 ritenuti morti) in cambio di due giorni di tregua a Gaza e la scarcerazione di alcuni prigionieri palestinesi. Si tratta di “un nuovo schema che combina le proposte precedenti e tiene anche conto dei recenti sviluppi nella regione”, ha confermato l’ufficio di Netanyahu in un comunicato, facendo riferimento alla decapitazione dei vertici di Hamas e Hezbollah e del “successo” della reazione inflitta all’Iran per l’attacco missilistico subito il primo ottobre.
Funzionari israeliani citati dai media hanno replicato che nessuna risposta ufficiale è ancora stata fornita da Hamas né a Israele né ai mediatori, sottolineando di non sapere con certezza chi stia realmente conducendo le trattative per conto del movimento dopo la morte del capo Yahya Sinwar. In ogni caso, ha messo in chiaro un funzionario al Times of Israel, se Hamas chiederà la fine della guerra a Gaza come condizione “noi non siamo disposti a farlo”.
I colloqui di Doha hanno riguardato anche la guerra in Libano, l’Iran e la sua influenza nella regione. All’indomani dell’attacco ai sistemi di difesa e alla produzione di missili di Teheran, Netanyahu ha avvertito alla Knesset che l’Iran sta ancora cercando di creare “bombe nucleari per distruggere Israele” e “minacciare il mondo intero”. Nel frattempo, la regione resta in fiamme: a Gaza i morti hanno superato quota 43.000 secondo il bilancio fornito da Hamas, mentre al confine con il Libano continua lo scambio di fuoco tra l’Idf e Hezbollah. Nonostante gli appelli della comunità internazionale poi, la Knesset ha approvato con 92 voti a favore e 10 contrari la legge che vieta “qualsiasi attività” dell’Unrwa in Israele, e cioè Gerusalemme est e in Cisgiordania a favore della popolazione palestinese.
Il divieto delle attività dell’Unrwa, agenzia delle Nazioni Unite che opera fornendo servizi essenziali, come istruzione, assistenza sanitaria, supporto sociale e aiuti alimentari, a oltre cinque milioni di rifugiati palestinesi registrati, “crea un pericoloso precedente”, ha evidenziato il capo dell’agenzia Onu per i profughi palestinesi, Philippe Lazzarini. L’Autorità nazionale palestinese “ha respinto” il divieto delle attività dell’Unrwa approvato dal Parlamento israeliano che “mostra la trasformazione di Israele in uno Stato fascista”.