Il secondo trimestre fiscale 2025 ha consacrato ancora una volta Nvidia come la regina indiscussa dell’era dell’intelligenza artificiale. I numeri parlano chiaro: 46,7 miliardi di dollari di ricavi e un utile netto che supera i 26 miliardi. Una crescita a doppia cifra che sarebbe stata impensabile per qualsiasi altra azienda solo pochi anni fa. Eppure, nonostante questa pioggia d’oro, il mercato ha reagito con cautela. Il titolo ha perso terreno nel dopo mercato. La ragione? Non i risultati, ma piuttosto le ombre che si allungano sull’orizzonte: da un lato, una governance più prudente del previsto; dall’altro, il nodo Cina, sempre più strategico e sempre più complicato. Al centro del successo c’è il chip Blackwell, definito dallo stesso CEO Jensen Huang come la piattaforma “che il mondo stava aspettando”. È la spina dorsale dell’infrastruttura AI moderna, la chiave di volta per data center, gaming e cloud computing. La produzione corre veloce – più di 1.000 rack alla settimana – e la domanda globale sembra inesauribile. Tuttavia, la porta d’accesso al mercato cinese è, al momento, chiusa. Le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sulle esportazioni di chip avanzati hanno completamente congelato le vendite in Cina nel trimestre; si tratta di un danno che in potenza raggiungerebbe i 4 miliardi di dollari in ricavi mancati. Ma il problema va oltre il breve termine. Se la Cina, oggi grande cliente, domani diventa concorrente con chip sviluppati internamente, lo scenario può cambiare radicalmente. Huang lo sa bene e non nasconde le sue preoccupazioni: “La Cina è un mercato da 50 miliardi – ha dichiarato – e se non ci saremo noi, ci sarà qualcun altro”. Nel frattempo, Nvidia guarda avanti. Ha già annunciato le prossime tappe della sua roadmap: Blackwell Ultra nel 2025, Rubin nel 2026, Rubin Ultra nel 2027. E, parallelamente, investe in infrastrutture integrate, in intese strategiche con i grandi cloud provider e persino in “fabbriche dell’IA” nel Golfo e in Asia. Ma è chiaro che i risultati straordinari da soli non bastano. Il vero test sarà la capacità dell’azienda di mantenere la leadership in un contesto globale sempre più polarizzato, dove la tecnologia è anche terreno di scontro geopolitico. La sfida, insomma, non è solo continuare a innovare. È riuscire a farlo in un mondo dove l’accesso ai mercati e alle materie prime, le alleanze strategiche e il contesto normativo possono fare la differenza tra restare al vertice o diventare vulnerabili. Per ora, Nvidia rimane il cuore pulsante della rivoluzione AI. Ma il futuro, per quanto promettente, non sarà privo di ostacoli.
Nvidia e la corsa al futuro: sfide globali per un mercato che cambia
