Nel corso di duecento e più anni molte donne in Irlanda furono mandate in istituti caritatevoli come quello di Donnybrook, e più in generale nei Magdalene asylum (manicomi della Maddalena), noti per la lucrosa attività che vi si svolgeva, come lavanderie della Maddalena. Questi istituti nascono per accogliere per brevi periodi le “donne perdute”, principalmente prostitute o donne promiscue. Donne con caratteri ribelli, atee, donne diventate madri al di fuori del matrimonio, donne stuprate, donne con disordini mentali. Semplicemente donne e non uomini a cui tutto questi era altamente concesso. Questi “asili” gestiti da istituzioni cattoliche (anche se inizialmente erano protestanti, e diffusi anche in altri paesi come Gran Bretagna, Australia e Canada) diventarono, senza ben che minimo controllo, luoghi di reclusione e violenza senza pari ; dove si viveva come in un carcere, se non peggio: la riabilitazione e il successivo reinserimento nella vita sociale e lavorativa non erano più il fine principale, non si puntava a creare brave cittadine ma perfette detenute, umiliate negate abusate sotto ogni forma. Spesso erano i genitori a chiedere di internare le figlie “difficili”, per ricondurle sulla retta via, magari qualche figlia che non conducendo una vita socialmente accettabile per la comunità, provocando vergogna al buon nome della famiglia, veniva gettata dentro quelle mura. Molte di loro, senza nessun appoggio familiare, rimangono internate per tutta la vita. Alcune diventeranno completamente prive di ragione.

A Dublino sono le Suore di Nostra Signora della Carità e la Congregazione delle Suore della Misericordia a gestire con pugno di ferro le lavanderie, ma anche gli orfanotrofi e i riformatori, in un “sistema più ampio per il controllo dei bambini e delle donne”, in un’organizzazione che contraddiceva “la missione dichiarata delle congregazioni religiose di proteggere, riformare e riabilitare”. (Smith, James M, Magdalen Laundries and the Nations Architecture of Confinement)
La vita all’interno degli istituti è durissima: vige la regola del silenzio e le punizioni sono quasi giornaliere oltre che assolutamente arbitrarie; le ragazze, che non vengono chiamate per nome ma con un numero o con l’appellativo denigratorio molto spesso legato a qualche difetto fisico o legato espressivo, sono picchiate, costrette a dormire al freddo e sottoposte a massacranti turni di lavoro, private di ogni oggetto personale, il contatto con il mondo esterno è assolutamente vietato tanto quanto le visite dall’esterno , il cibo è scarso e di pessima qualità. Molto spesso gli avanzi o le scadenze delle suore.
Come è stato possibile che tutto questo si sia protratto per un tempo così lungo? L’ultimo istituto dell’orrore è stato chiuso nel 1996. Una data che quando viene letta dà i brividi.
Ogni testimonianza (pochissime) su come si viveva nelle lavanderie della Maddalena non è mai stata presa in considerazione: dopo tutto si trattava di misericordiosi ordini religiosi della cattolicissima verde Irlanda! Dalla fondazione di questi istituti fino alla fine degli anni ’90, sono state rinchiuse negli “asili” qualcosa come trecentomila donne. Si stima che dal 1922 fino alla chiusura dell’ultimo, nel 1996, diecimila donne abbiano costituito la forza lavoro delle lavanderie. I registri con i loro nomi sono andati assolutamente perduti. E, per aggiungere orrore all’orrore, nel 2014 sono stati ritrovati i resti di 796 bambini sepolti in una fosse settica dell’istituto Bon Secour Mother and Baby Home a Tuam. Ciò, solo grazie all’ostinazione di una donna che ha fatto ricerche sulla storia locale e che da bambina viveva proprio a ridosso dell’istituto. Oltre alle numerose fosse comuni con centinaia di corpi di giovani donne senza nomi, senza che nessuno le abbia potute piangere sia da morte che da vive. La storia delle lavanderie della Maddalena era ben conosciuta al paese ormai costretto da tanto clamore e testimonianze che iniziavano a fioccare. Il governo irlandese ha ammesso nel 2013 dopo molto tempo – e solo a seguito di un ricorso al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura – il suo “significativo” coinvolgimento nell’invio di migliaia di donne nelle lavanderie, dovendo scrivere:
“Alle donne che lavoravano negli istituti di lavanderia Magdalene e ai bambini nati da alcuni membri di quelle comunità – riflettete qui sulle loro vite”. St. Stephen’s Green Park, Dublino, Repubblica d’Irlanda. Il primo ministro si è visto costretto a chiedere pubbliche scuse alle Maddalene e a istituire un fondo di risarcimento per le sopravvissute e alle rate famiglie ritrovate. Gli ordini religiosi ancora oggi dinanzi fosse comuni di donne e bambini dichiarano di non doversi scusare in quanto hanno solo fornito un servizio gratuito al paese.
Magdalene (The Magdalene Sisters) è un film del 2002 scritto e diretto da Peter Mullan. Presentato quell’anno in anteprima mondiale a Venezia, è stato premiato con il Leone d’oro. A scaturire lo scandalo furono i ritrovamenti delle fosse comuni, ma probabilmente è la vita quotidiana di quelle donne il vero dolore. E se potessero parlarci ci direbbero: “Non abbiate paura della morte… Fa meno male della vita!”.