Chi, anche per poco, è appassionato di storia o semplicemente è attento alla vita politica del proprio paese, difficilmente dimenticherà certi personaggi che hanno guidato la Repubblica italiana in questi 78 anni di istituzioni democratiche. Anche chi non ha vissuto la Costituente, di certo non resterà impassibile al nome di Alcide De Gasperi e anche chi è nato alla fine degli anni di piombo alle parole “abbiamo sequestrato il Presidente” rievocherà la Renault 4 rossa in via delle Botteghe oscure e il corpo di Aldo Moro.
Anche i più restii alla vita activa difficilmente dimenticheranno il nome di Silvio Berlusconi o di Romano Prodi. Ancora troppo vivido il ricordo di Giuseppe Conte che il 9 marzo 2020 annunciava il primo lockdown. Eppure, la storia è impietosa e consegna agli oneri della cronaca solo chi decide lei. Il dimenticatoio è invece sempre pronto ad accogliere anche chi non lo merita.

Ecco qui una breve classifica di cinque primi ministri italiani che hanno governato il nostro paese e di cui adesso a stento ricordiamo il nome. Poche righe, qualche impresa politica per ridare dignità, almeno per un momento, a chi ha assunto una delle cariche più importanti dello Stato.
Giuseppe Pella
È l’agosto del 1953 quando Giuseppe Pella viene eletto Presidente del Consiglio, succede a quel gigante che fu Alcide De Gasperi e come spesso accade, soffrì dell’ombra lunga del suo predecessore che aveva insegnato all’Italia repubblicana a muovere i suoi primi passi da sola. Pella fu incaricato di formare un “governo amministrativo” di transizione ma dovette comunque affrontare momenti di tensione quando l’allora capo di Stato della Jugoslavia Tito, minacciò di invadere Trieste, da poco divenuta italiana.
Adone Zoli
Sesto Presidente del Consiglio dei Ministri, fu in carica poco più di un anno, dal 1957 al 1958, lo ricordiamo in particolar modo per essere stato il primo ad aver formato un “governo del presidente” – motivo della brevità del suo mandato. L’allora Presidente Giovanni Gronchi, infatti, gli aveva dato questo incarico che, prontamente, venne portato a termine senza fronzoli, erano ancora tempi in cui politica e integrità avevano un certo significato. Fu lui ad acconsentire che la salma di Benito Mussolini facesse ritorno a Predappio, luogo di nascita del dittatore e dello stesso presidente democristiano.
Fernando Tambroni
Mentre Pella veniva eletto Presidente del Consiglio nel 1953, Fernando Tambroni, proprio in quel governo, veniva nominato Ministro della Marina mercantile e in molti non avrebbero scommesso che poco meno di dieci anni dopo sarebbe diventato lui stesso premier. Eletto il 26 marzo 1960, il suo governo durò esattamente 4 mesi a causa del sostegno avuto sin dall’inizio da missini e monarchici. L’allora segretario del Movimento Sociale Italiano Arturo Michelini stava cercando in tutti i modi di far entrare nei giochi il proprio partito che per il principio della conventio ad excludendumaveva si una rappresentanza parlamentare ma nessuna funzione attiva. La momentanea convergenza di interessi di Tambroni e Michelini sembrava voler anticipare quella che poi sarà la svolta di Fiuggi del 1995 ma non fu così e il governo cadde cedendo il posto al terzo di Amintore Fanfani.
Mariano Rumor
Protagonista indiscusso delle cronache politiche, democristiano doc e leader di quella che venne definita la “corrente dorotea” interna alla DC fu Mariano Rumor, premier per ben cinque legislature, tre delle quali sotto la presidenza di Giuseppe Saragat. Sotto il suo governo, che sintetizza chiaramente il fare politico della Democrazia Cristiana più pura, scoppiò il caso che oggi chiameremmo di “dossieraggio” del SIFAR, i servizi segreti italiani fino al 1966. Contrapposto alla corrente più aperta al dialogo con il PCI, quella che portò sotto Moro al compromesso storico, guidò il paese per l’ultima volta nel 1974, subito prima dell’avvento del Moro IV.
Lamberto Dini
Un Agostino De Pretis alle soglie del 2000, così potremmo intendere Lamberto Dini che nel corso della sua carriera passò più volte a sinistra e a destra del Parlamento, riuscendo comunque a non perdere la fiducia degli elettori e soprattutto dei “Grandi Elettori” d’Italia che, in un certo senso, ne permisero la formazione di un governo transitorio tra il primo governo Berlusconi e il primo governo Prodi, siamo nel vivo della Seconda Repubblica. È il periodo politico che maggiormente ha segnato l’Italia contemporanea e Dini, anche se l’avevamo dimenticato, insieme a molti altri, fu premier italiano finito nel dimenticatoio.