Una cerimonia lunga, estenuante, terminata quasi alle 6 del mattino con il noto musicista Hans Zimmer che riceve uno dei tanti premi consegnati al film Dune in pigiama ed accappatoio. Tra sorprese, rovesciamenti e colpi di scena, la notte degli Oscar 2022 ha comunque riservato qualche imprevedibile evento, non solo all’interno dello spettacolo, ma soprattutto nella rosa dei premiati. Se infatti, fino a poco di un mese fa, si pensava che questi Oscar avrebbero ricalcato pedissequamente le nomination dei Golden Globes (qui l’articolo che ne parla, ndr), questa mattina si dovrebbe parzialmente ricredersi, e non sempre in positivo.
Si comincia, per poi non parlarne più, dal vendicativo schiaffo di Will Smith al presentatore Chris Rock per aver canzonato la moglie Jada Pinkett Smith; lo stesso Will Smith che poi fonde in lacrime per l’Oscar ricevuto alla migliore interpretazione del padre delle sorelle e tenniste Williams, King Richard (Una famiglia vincente).
Bellissima sorpresa invece per l’attrice Jessica Chastain, rimasta a bocca asciutta durante la precedente cerimonia dei Golden Globes (in quell’occasione il premio andò a Nicole Kidman, come si può leggere qui, ndr), ma che finalmente viene consacrata internazionalmente per The Eyes of Tammy Faye (Gli occhi di Tammy Faye), storia della coppia più perversa di telepredicatori della storia americana. Riscatto circoscritto anche per il già citato Dune di Denis Villeneuve, a cui vanno moltissimi premi tecnici (non ultimo, quello al musicista Zimmer), ma che non riesce ad arrivare al cuore dell’Academy, colpito invece da CODA (I segni del cuore), a cui va la statuetta per Miglior Film 2022.
Di tutti i film presenti nella rosa dei possibili candidati a Miglior Film (non ultimo Il potere del cane, che comunque fa vincere alla sua regista neozelandese Jane Campion il premio per la migliore regia), potrebbe stupire apparentemente l’attribuzione del primo premio proprio a CODA (Sian Heder), remake del francese La Famille Bélier, il quale peraltro vince anche per la Migliore Sceneggiatura non originale (il premio per la Migliore Sceneggiatura Originale va, per fortuna, al magistrale Belfast) e Miglior attore non protagonista (Troy Kotsur).
Favolosa, e sicuramente vincente, l’idea di coinvolgere attori completamente sordi e membri del Deaf West Theatre, tranne la protagonista, in un esperimento che non era riuscito nell’originale francese, in cui tutti gli attori sono udenti e comunicavano nella lingua dei segni.
A scanso dei pronostici passati, in questa occasione invece il fenomeno cinematografico spielberghiano del remake di West Side Story viene considerevolmente ridimensionato: solo Ariana De Bose riesce ad avere una statuetta come Miglior attrice non protagonista.
Delusione non inattesa per l’italiano Sorrentino ed il suo È stata la mano di Dio: apprezzatissimo da pubblico e addetti ai lavori, non ha retto la forza prorompente del potente Drive My Car del giapponese Hamaguchi. Un gran peccato, ed un’occasione perduta, per l’originalissimo film danese d’animazione Flee, travolto invece dall’energico Encanto.
Una nota di merito per il premio di Miglior Documentario a Questlove: il suo Summer of Soul sul festival culturale di Harlem del 1969 è un’autentica perla, degna di essere esplorata dagli amanti del genere.