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Spazio Oscar. Che strada sta prendendo l’Academy Award?

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Fonte: pplware sapo

Con due mesi di ritardo sulla tabella di marcia, il 25 aprile 2021 taglia il nastro la 93a edizione della cerimonia degli Oscar, al Dolby Theatre di Los Angeles. Negli ultimi anni l’Academy ci ha abituati a seguire i passi di un preciso cammino ideologico e politico, che continua a perseguire anche in questa particolare edizione, all’insegna della lotta verso ogni forma di discriminazione ma cascando forse nell’eccessivo conformismo intellettuale.

Un perbenismo travestito da integrazione

Le prime avvisaglie erano già giunte con la cerimonia dei Golden Globes 2021. In quell’occasione abbiamo sottolineato come il rimarcare l’inclusione faccia correre il rischio in realtà di accentuare la discriminazione, spostando l’accento lontano dalla meritocrazia.

Il 15 marzo Priyanka Chopra e Nick Jonas hanno annunciato le candidature agli Oscar 2021 e subito, infatti, ha fatto scalpore la presenza di svariate minoranze di genere, linguistiche, etniche e religiose, dimenticando per un attimo i talenti ed evidenziando il raggiungimento di un’inclusione che così non fa altro che generare un contrario errore di forma. Mettiamo da parte i record delle prime volte e focalizziamoci sul talento dei singoli, così otterremo l’integrazione: trasformandola da straordinaria a ordinaria.

L’Italia risponde Io sì all’appello

Ci siamo anche noi agli Oscar 2021. Grande gioia (prevista) per la candidatura di Laura Pausini come miglior canzone per Io sì, colonna sonora del film di Edoardo Ponti, La vita davanti a sé. Eravamo già preparati all’annuncio, dopo la vittoria del Golden Globe a inizio marzo, cui si aggiunge anche Pinocchio di Matteo Garrone, con due nomination, candidato per i costumi di Massimo Cantini Parrini e per il trucco e l’acconciatura di Mark Coulier, Dalia Colli e Francesco Pegoretti.

Non supera lo step finale, al contrario, Notturno di Gianfranco Rosi, escluso dalla categoria documentari. Il lavoro, che non aveva convinto neanche la giuria di Venezia, racconta la devastante quotidianità umana (considerata troppo edulcorata e artefatta) in piena guerra civile ai confini fra Iraq, Kurdistan, Siria e Libano.

Ma dove si possono vedere i film in gara?

Netflix è la risposta a quasi tutte le domande. Ben 35 candidature a questa 93a edizione, Mank primo fra tutti. Dieci nomination, infatti, per il film in bianco e nero, targato David Fincher, che racconta la storia dello sceneggiatore statunitense Herman J. Mankiewicz. La piattaforma ospita, quindi, i seguenti film:

Disney+ si aggiudica il secondo posto, proponendo:

A pari merito Amazon Prime con:

Sky mette invece a disposizione dei propri utenti:

Al momento, rimangono difficili (se non impossibili) da reperire Una donna promettente di Emerald Fennell, Greyhound di Aaron Schneider (Apple TV+), Wolfwalkers di Tomm Moore e Ross Stewart (Apple TV+), The United States vs. Billie Holiday di Lee Daniels, Judas and the Black Messiah di Shaka King, The Father di Florian Zeller, Minari di Lee Isaac Chung e l’acclamato Nomadland di Chloé Zhao (su Amazon Prime dal 30 aprile 2021), già vincitore di due Golden Globes come miglior film drammatico e miglior regista.

Si aggiungono alla lista degli introvabili alcuni corti, documentari e le cinque pellicole in gara nella categoria come miglior film internazionale, tra cui Un altro giro di Thomas Vinterberg, candidato anche come migliore regista. Aspettando il tanto atteso 25 aprile, nel frattempo buona visione!

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