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Il meeting di Rimini 2025: insieme per ricostruire il futuro

<<Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi>>. E’ sullo sfondo di queste parole che si è svolta l’edizione annuale del meeting di Rimini organizzato dal movimento “Comunione e liberazione“. Dal 22 al 27 agosto, infatti,  150 convegnicon oltre 550 relatori e 30 eventi tra mostre e spettacoli, hanno animato la riviera romagnola, divenuta il palcoscenico di una kermesse, tutta rivolta alla condivisione e all’ accoglienza; alla riconciliazione e alla positività. In particolare è stata Rimini ad accogliere ospiti internazionali, che si sono succeduti con i loro interventi per cercare di colmare quelli che sono i “deserti del nostro tempo”.

La storia del Meeting

La storia del meeting ha radici più profonde di quanto probabilmente immaginiamo. La sua origine risale infatti a quasi 50 anni fa. Erano gli anni ’70 quando, sulle rive della capitale del turismo italiano, un gruppo di ragazzi cristiani decise di dar vita a uno spazio di incontro tra fede e cultura, capace di  costruire la pace, la convivenza e l’amicizia fra i popoli. Da allora, ogni anno a fine estate, Rimini accoglie personaggi politici, manager dell’economia, rappresentanti di religioni e culture, intellettuali, artisti, e sportivi che ci parlano del presente tenendo gli occhi fissi sul futuro.

Edizione 2025

L’edizione corrente non è passata inosservata. Come anticipato, sono stati numerosi gli ospiti di rilievo che durante i sei giorni di meeting hanno calcato il palco. Tra questi: Mario Draghi, Enrico Letta, diversi ministri del governo in carica, tra cui Antonio Tajani e Matteo Salvini, e importanti esponenti del mondo ecclesiastico, come l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. A chiudere l’evento è stata l’ospite forse più attesa: la Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, alle prese con la sua prima partecipazione dalla sua elezione.

Questa volta, però, a colpire più dei nomi sono stati i contenuti. A inaugurare il Meeting, uno degli incontri più toccanti e simbolici dell’intera edizione: quello tra Layla al-Sheik, madre palestinese, ed Elana Kaminka, madre israeliana, entrambe accomunate dalla tragedia di aver perso un figlio a causa del conflitto. Due donne, due madri, due popoli storicamente in lotta, unite però dalla scelta di trasformare il dolore in una possibilità di riconciliazione. Nei loro occhi nessuna fame di vendetta, solo speranza per le generazioni future.

L’intervento della premier

Anche Giorgia Meloni, nel suo atteso intervento di chiusura, ha scelto di soffermarsi sulla drammatica situazione che da mesi sconvolge il Medio Oriente. <<Non possiamo tacere>>, ha detto la premier. <<Noi non abbiamo esitato un solo minuto nel sostenere il diritto alla sicurezza e all’autodifesa di Israele dopo il massacro del 7 ottobre, un orrore che resterà sulla coscienza dei terroristi che da troppo tempo si fanno scudo dei civili a Gaza. Però allo stesso tempo non possiamo tacere ora di fronte a una reazione che è andata oltre il principio di proporzionalità, mietendo troppe vittime innocenti, arrivando a coinvolgere anche le comunità cristiane che sono da sempre un fattore di equilibrio>>

La Premier ha poi ricordato l’impegno dell’Italia sul fronte umanitario, ribadendo che << siamo il primo paese non musulmano al mondo per evacuazioni sanitarie da Gaza>>.<<C’è chi scrive mozioni e urla slogan, e c’è chi salva i bambini. E io sono fiera di fare parte dei secondi>>, ha concluso, tra gli applausi.

Non solo la guerra israelo-palestinese: alcuni degli altri temi trattati

La guerra israelo-palestinese non è stata l’unica questione toccata dalla premier. Nel suo discorso ha toccato anche alcuni dei nodi cruciali della politica internazionale, del futuro dell’Europa e del ruolo dell’Italia. La premier ha sottolineato la necessità che l’Unione Europea riscopra la propria anima affinché possa tornare ad essere protagonista nello scenario globale. Un’Europa che «non può uscire dalla tempesta affidandosi alla burocrazia, ma solo alla politica». Nel suo intervento, la premier ha rilanciato la sfida di un’Europa capace di costruire un proprio modello di sicurezza e indipendenza energetica, economica e militare, superando le dipendenze storiche e puntando su un’autentica autonomia strategica. Un’Europa che non rinneghi le sue identità, ma le valorizzi in una sintesi più grande.

La premier ha poi rivendicato il contributo italiano attraverso il Piano Mattei per l’Africa, ha richiamato l’attenzione su sfide cruciali come la crisi demografica e il rilancio delle filiere produttive e ha sottolineato l’impegno del governo nel promuovere politiche concrete a sostegno delle famiglie, della natalità e dell’occupazione femminile, ribadendo la volontà di costruire una società più giusta, inclusiva e solidale, fondata su valori di verità, responsabilità e futuro.

Ciascuno prenda il suo cemento e i suoi mattoni. Perché è ora di costruire insieme.

Adesso ad ognuno di noi spetta prendere il proprio cemento e i propri mattoni, e metterli in gioco per costruire insieme un futuro più solido e condiviso. In un mondo segnato da divisioni e conflitti, il Meeting di Rimini ha ribadito con forza che solo attraverso la collaborazione, l’accoglienza e il dialogo si possono colmare i “deserti” del nostro tempo. È tempo di ricostruire, mattone dopo mattone, una società che non lasci indietro nessuno.

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