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L’Italia fuori dalla Via della Seta: Meloni formalizza la nota di abbandono

L’accordo del 2019 sancito dal governo Conte è stato annullato. La Meloni firma per abbandonare la Belt and Road Initiative

Una mossa, quella della Premier Meloni, che non ha lasciato di stucco: aveva anticipato la volontà di uscire dal progetto della Belt&Road Initiative (BRI) già durante diversi incontri internazionali, precedentemente al vertice del Fondo Monetario internazionale, poi al vertice Nato di Vilnius, quando ha rafforzato ulteriormente la scelta atlantista. Una formalizzazione avvenuta alcuni giorni fa, con la consegna della nota da Farnesina a Pechino e che rende evidente il piano strategico realizzato dal Presidente del Consiglio in politica estera. Inizialmente, non si voleva giungere ad un atto formale di annullamento, ma si sperava nel semplice “mancato rinnovo”, cosa che però non è stata possibile.

La scelta prettamente euro-atlantica di Giorgia Meloni 

La disdetta dal Memorandum, firmato quattro anni fa, ha, da un lato, una motivazione economica, per cui non sono stati riscontrati i benefici attesi, ma vi è anche una ragione politica. In effetti, la Premier Meloni voleva evitare che si generasse un legame così strutturato con il governo di Xi Jinping, che ad oggi si pone in un’ottica prevalentemente antioccidentale, soprattutto per quanto concerne le dinamiche internazionali. L’Italia, in maniera particolare, voleva marcare ulteriormente lo stampo euro-atlantico, motivo per cui sono stati intrattenuti, pertanto, diversi colloqui con Washington. 

Rapporti più pragmatici: Tajani rassicura “riunione intergovernativa Italia-Cina”

La scelta del governo ha suscitato, comunque, delle preoccupazioni. È stata un’azione delicata che, nel prossimo futuro, potrebbe minare gli equilibri internazionali. In virtù di ciò si teme per l’esistenza di alcuni settori, legati in maniera particolare al mondo cinese, come quello del lusso. Nonostante tali presupposti, è stato assicurato che i rapporti con la Cina non andranno a decadere man mano, ma saranno, semplicemente, svolti in maniera più pragmatica. Nella nota presentata a Pechino, l’Italia ha ribadito, infatti, la volontà di mantenere i rapporti economici strategici, che vengono confermati da Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri: “Abbiamo già convocato per l’anno prossimo a Verona la riunione intergovernativa Italia-Cina per affrontare tutti i temi di commercio internazionale. Continuano ad esserci ottimi relazioni e rapporti, pur essendo un Paese che è anche un nostro competitors a livello globale”. Palazzo Chigi ha seguito, invece, la strategia del “no comment” e non ha posto alcuna considerazione rispetto alla scelta del governo Meloni. Da un lato si voleva anche porre un riguardo alla leadership cinese e allo stesso Xi Jinping, agendo, quindi, tramite una soft strategy che potesse condurre all’uscita da queste dinamiche internazionali tramite un approccio più morbido.

La Belt&Road Initiative: Italia entra nel progetto come unico paese del G7 con il Governo Conte

La Nuova via della Seta fu promossa dal governo cinese nel 2013 con un solo grande obiettivo, ovvero, lo spostamento dell’asse economico verso Oriente. Si tratta di un progetto di natura infrastrutturale-commerciale di connessione tra Cina ed Eurasia. Nel 2019, l’Italia decise di aderire a tale iniziativa, sotto il Governo Conte, ma le ragioni erano strettamente economiche: infatti, vi era la necessità di riequilibrare la bilancia commerciale con la Cina, all’epoca in una situazione di deficit di 18 miliardi di dollari. Ad oggi, Giorgia Meloni avrebbe dovuto decidere se rinnovare o meno l’accordo, precisamente entro la fine del 2023. L’italia, unico paese del G7 nel progetto, si è, quindi, ritirata ufficialmente.

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