Site icon 2duerighe

Addio superbonus: molte divisioni nel Governo e all’opposizione

120 miliardi, circa duemila euro per ogni cittadino, il costo totale per lo Stato del Superbonus 110 per cento, ovvero gli incentivi edilizi introdotti nel 2020 dal Conte II. Si parlerebbe anche di truffe per circa 9 miliardi. Ma c’è anche tutto quell’insieme di aziende a rischio: circa 90mila i cantieri bloccati e 25mila piccole e medie imprese a rischio default insieme a circa 100mila posti di lavoro pronti a saltare. Questi i dati, questo il binomio al centro della discussione degli ultimi giorni sull’annullamento del Bonus da parte del Governo Meloni. I diretti interessati, ovvero tutte le aziende che fluttuano intorno al mondo dell’edilizia si sono sentiti “parte lesa”. Un giro d’affari che da un momento all’altro è sparito, lasciando il mercato nel panico. Stime che le aziende insieme ai sindacati stanno usando come accusa, contro l’accantonamento in via definitiva del Bonus. Sembra però essersi aperto uno spiraglio, soprattutto in seguito ai dibattiti interni alla maggioranza, dove la presenza “scomoda” di Berlusconi e della sua Forza Italia, hanno aperto ad una probabile modifica. Per la Premier, lasciare il Superbonus così com’è, significherebbe rinunciare alla finanziaria. Per il leader di Forza Italia l’intervento sarebbe “giustificato e inevitabile per evitare danni ai conti” ma si devono apportare modifiche, necessarie a detta sua per mettere in salvo le aziende che hanno attinto al Bonus. Gli esponenti della Lega, invece, hanno parlato di “un intervento necessario per risolvere un problema creato con il Conte II”. In seguito alla discussione tra la Premier, i Ministri Giorgetti e Pichetto Fratin, il Sottosegretario Mantovano e i rappresentanti delle imprese e dei lavoratori del campo edile, il Governo ha aperto all’utilizzo della compensazione con le banche tramite il Modello F24, per smaltire la massa di crediti rimasti incagliati, dal valore di 19 miliardi, oltre all’ipotesi di mantenere la possibilità della cessione per i lavori legati al post sisma e per gli incapienti. In seguito, mercoledì si è tenuta la prima riunione tecnica: la Confederazione Nazionale all’artigianato e alla piccola e media impresa (Cna) ha sottolineato che la disponibilità del Governo nel risolvere l’emergenza dei crediti incagliati dovrà tradursi nei prossimi giorni in un provvedimento urgente chiedendo inoltre l’istituzione di una cabina di monitoraggio presso il MEF sui flussi di crediti ed acquisti dagli intermediari finanziari e sui tassi che verranno applicati alle nuove operazioni di acquisto. Nella stessa giornata c’è stato anche l’incontro tra i rappresentanti di Fdi nella VIII Commissione Lavori Pubblici e Ambiente alla Camera e la Presidente dell’Associazione Nazionale costruttori edili (Ance), Federica Brancaccio, dove è stato ribadito “l’impegno del Governo ad evitare il fallimento di imprese edili soffocate da montagne di crediti incagliati”. E nell’incontro tra Guido Liris, Senatore di Fdi eletto in Abbruzzo e la Presidente di Ance, è stato ribadito anche il mantenimento del Superbonus per tutto il 2025 nelle aree colpite dal terremoto del Centro Italia. Intanto i deputati di Alleanza Verdi e Sinistra e del Pd, hanno chiesto, come già era stato fatto martedì da i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, che il Ministro dell’Economia svolga un’informativa urgente in Aula sul decreto varato dal Governo in merito al Superbonus.

Parlano le associazioni

I rappresentanti delle imprese si sono detti “soddisfatti a metà”. Tra questi, il Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, si è detto soddisfatto per la proposta in merito ai crediti incagliati che stavano creando enormi problemi ai proprietari di case, ma di aver proposto anche altre soluzioni aggiuntive, per attenuare nella fase transitoria gli effetti del decreto, come lo spostamento al 30 aprile della data di inizio del divieto di utilizzo della cessione del credito e dello sconto in fattura, introducendo inoltre la possibilità per il beneficiario di trasformare la detrazione fiscale in credito d’imposta e utilizzando nelle annualità successive le detrazioni non godute nell’anno di riferimento. A parlare anche la Federlegnoarredo che ha chiesto di posticipare l’entrata in vigore del blocco dei crediti al 31 dicembre 2023 che pur ritenendo condivisibile l’obiettivo del Governo di non far saltare i conti pubblici, ha voluto precisare come una non rimodulazione della misura rischierebbe di ricadere comunque nelle casse dello Stato che dovrà pagare la cassa integrazione a quei lavoratori che rischiano il licenziamento. Per l’Unione dei piccoli proprietari immobiliari (Uppi) invece, la soluzione del Modello F24 non basterebbe, visto il numero considerevole dei crediti incagliati. Tra le proposte portate sul tavolo del MEF, quella condivisa anche da Confedilizia, di trasformare la detrazione fiscale in credito d’imposta e l’introduzione di un meccanismo graduale di assorbimento delle detrazioni e l’eliminazione delle sanzioni fiscali. Intanto, il Governo dovrebbe presentare un quadro più chiaro della situazione la prossima settimana ma per la Presidente di Ance: “non si può aspettare un’altra settimana ma serve un segnale prima”.

I dati

Al 9 febbraio, secondo il rapporto mensile di ENEA (l’Agenzia nazionale sulle nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) sulla distribuzione degli interventi agevolati con la maxidetrazione, i dati su base nazionale indicano una crescita più contenuta, con investimenti per circa 65 miliardi e 239 milioni di euro, mentre a fine dicembre si erano registrati interventi intorno ai 62 miliardi e 400 milioni, con un costo di circa 72 miliardi di detrazioni fiscali a fine lavoro. Le modifiche apportate nel decreto Aiuti quarter e il blocco nella cessione del credito d’imposta, hanno di molto rallentato l’utilizzo della detrazione fiscale, registrando una lieve discesa degli investimenti: a gennaio si registra un aumento di 3 miliardi di investimenti rispetto ai 4 miliardi di dicembre. Quello che viene definito come un “ritorno alla normalità” per numero di asseverazioni (circa 372mila) e investimenti dopo mesi di accelerazione. Troviamo in testa gli edifici unifamiliari per numero di asseverazioni con circa 215mila e per quanto riguarda i dati delle singole Regioni, la classifica vede trionfare la Lombardia (circa 58mila asseverazioni), seguita da Veneto (circa 46mila) e Lazio (circa 30mila). Per un totale di 373.203 lavori ammessi, si tratterebbe del 3,1% del totale degli immobili ad uso abitativo, per una spesa di circa 70 miliardi. A questi si aggiungono anche i dati rilasciati dalla Guardia di Finanza sulle frodi: la parte relativa alle due tipologie di Superbonus si aggirerebbe intorno al 4,5% degli illeciti anche se, secondo il comandante generale della Gdf, Giuseppe Zafarana, il problema delle frodi non sarebbe determinato dal bonus di riferimento ma dalla cedibilità dei crediti fiscali e il 98% dei crediti fiscali fittizi sequestrati, farebbero riferimento ad attività riferite a prima dell’entrata in vigore del decreto antifrodi del 2021, riconducibili alla configurazione originaria della norma.

In opposizione: dallo scontro Conte-Calenda allo spartiacque tra i democratici

I primi a prendere la parola contro la decisione del Governo sono stati i pentastellati, tra i primi proponenti del Superbonus all’epoca del Governo Conte II. A parlare l’ex Premier, Giuseppe Conte che ha ribadito come la compressione del sistema del Superbonus potrebbe portare ad una recessione del Paese:

«abbiamo costruito il Superbonus in modo tale da renderlo sostenibile nel tempo. Il Superbonus di per sé non è stato toccato ma è stato modificato lo sconto in fattura e la cessione del credito d’imposta e siccome se ne possono avvantaggiare solo nuclei monofamiliari con soglia Isee a 15mila euro e loro non hanno una dichiarazione, non possono anticipare le spese. Questo porterà ad un buco di 130mila occupati».

Critiche che non si sono fermate. Conte ha anche definito le dichiarazioni del Governo in merito alla presenza di “un buco di bilancio” come “gravissime e irresponsabili”:

«Hanno presentato il Nadef, approvato la legge di Bilancio e di questo buco non c’è traccia. O stanno dicendo il falso o hanno elaborato documenti pubblici falsi. Il falso in bilancio è un reato gravissimo».

Ma a replicare alle dichiarazioni di Conte ci ha pensato un altro leader all’opposizione, quello di Azione (ora Renew Europe dall’unione con Italia Viva), Carlo Calenda:

«gravissimo che tu non sappia della riclassificazione come deficit dell’anno a causa della credibilità fatta da Eurostat»

Calenda, si è sempre espresso a favore della scelta del Governo di eliminare il Superbonus, definendolo come un provvedimento che ha generato “uno spreco di risorse mai visto nella recente storia repubblicana”:

«ogni misura varata dovrebbe fondarsi su un rapporto previsionale dei costi/benefici e verifica ex post. Raramente i bonus funzionano. C’è poi un’altra considerazione: uno stato che non ha sotto controllo il suo core business (SSN e Istruzione) non può sostenere spese stravaganti.»

A prendere le difese della scelta del Governo, anche l’economista Carlo Cottarelli, eletto alla Camera nella lista dei democratici e progressisti (anche se non iscritto al Pd). A detta di Cottarelli, i bonus edili sono stati “un’esagerazione”:

«che ci fosse un problema nel provvedimento originario era chiaro a tutti. Chiaramente c’era la necessità di sostenere il settore delle costruzioni ma un bonus 110% che poteva essere utilizzato con la cessione è una modalità troppo generosa. Poi è vero che la questione è stata affrontata da Draghi, ma non decideva tutto lui, aveva il Movimento 5 stelle, la Lega e Forza Italia che esercitavano una pressione per mantenere i vari bonus con crediti d’imposta e possibilità di cessione».

A prendere la parola in merito al Superbonus anche i due contendenti per la segreteria del Partito democratico. Per Bonaccini è stato sbagliato il modo di procedere:

«I modi sono sciagurati, io in otto anni di governo in Regione non mi sono mai permesso di prendere una decisione senza convocare prima le parti sociali e mettendo in ginocchio imprese, lavoratrici e lavoratori»

Anche Elly Schlein parla di “errore madornale del Governo Meloni che ha messo in difficoltà 25mila imprese e 90mila cantieri”. Infine, a prendere la parola è stato uno dei “padri” del Superbonus, Roberto Gualtieri, Sindaco di Roma ed ex ministro dell’Economia nel Governo Conte II:

«Il problema non è lo strumento come era stato originariamente concepito ma le successive proroghe e gli allargamenti della platea che sono stati alla base dello sforamento rispetto alle risorse stanziate»

Tra meriti e demeriti, il mondo edilizio aspetta risposte concrete ed efficaci a quella che ora è responsabilità di un solo soggetto, il Governo di Giorgia Meloni.

Exit mobile version