“I giovani rappresentano la parte più vitale, acculturata e innovativa della società italiana, eppure oggi appaiono invisibili, spenti, prigionieri di una narrazione collettiva che non li vede mai come protagonisti e lascia loro pochi spazi per immaginare un futuro migliore”. Comincia così il dossier “Generazione Post Pandemia: bisogni e aspettative dei giovani italiani nel post Covid” stilato dal Censis per il Consiglio Nazionale dei Giovani (Cng) e l’Agenzia Nazionale per i Giovani (ang). Da qui la necessità di una ricerca approfondita che ha come obiettivo proprio quello di ripartire da queste problematiche per riportare le nuove generazioni al centro dello sviluppo economico e sociale del nostro paese. Una generazione che già negli anni passati, grazie alla forte mancanza di stabilità economica e lavorativa, si ritrovava a dover affrontare il futuro in un contesto di forte incertezza. Con la pandemia, la guerra in Ucraina e la conseguente crisi economica, i dubbi su un futuro migliore si sono rafforzati: ad oggi, ansia e incertezza sono i due principali elementi che dominano tra la fascia della popolazione più giovane, rappresentando il 30 e il 48 per cento dei disagi principali.
La mancanza di fiducia nella politica
Una parte della popolazione italiana che, nonostante la mancanza di fiducia nelle istituzioni e nelle promesse fatte da quest’ultime, non si è tirata indietro nel voto del 25 settembre: secondo un sondaggio realizzato da You Trend, in collaborazione con Will Italia, il tasso di voto tra i giovani è stato più alto che nella popolazione over 50. Gli under 35 hanno rappresentato un totale di 6,8 milioni di votanti, registrando il 34% d’astensione, mentre gli over 50 hanno rappresentato 16,1 milioni di votanti ma con un tasso d’astensione maggiore, del 37,8%. Ma bisogna considerare che gli individui che risiedono in Italia, con un’età compresa tra i 18 e i 36 anni sono circa 11 milioni e rappresentano il 19,8% dei circa 59 milioni di residenti. Una situazione che si riflette in Parlamento, dove la nuova classe politica eletta è anziana quanto quella del 2001 (con un’età media di 52 anni) dove però votò l’81,4% degli aventi diritto, rispetto all’uscente (dal 2018) che registrava un’età media di 47 anni, la più giovane degli ultimi vent’anni (fonte: YouTrend). Ma nonostante l’elettorato giovane si sia dimostrato maggiormente attivo di quello più anziano, il 69% di loro è convinto che la politica non lo rappresenti.
La fuga di cervelli
I giovani che scelgono di andarsene all’estero sono sempre di più e molti di loro, non fanno ritorno in Italia, decidendo di sviluppare un progetto di vita permanente al di fuori del proprio paese. Alla domanda “se ne avesse la possibilità andrebbe via dall’Italia?” il 38% ha risposto sì, in opposizione al 37% dei no e il 25% dei “non saprei” (Censis, 2021). Secondo i dati della Farnesina, nel 2021 circa 109mila italiani hanno preso la residenza all’estero e di questi, il 42,8% sono giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Dati che però non tengono conto di quella grossa fetta di connazionali che ancora non hanno la residenza.
Il disagio psichico: l’aumento nel post-Covid
La sofferenza dei giovani, chiusi in casa e lontani dai loro coetanei, si è manifestata attraverso la comparsa di una vasta tipologia di malattie psichiche: un giovane su quattro (circa il 27%) ha dichiarato che la propria salute mentale è peggiorata durante la pandemia. Situazioni di disagio che, per la maggior parte dei casi, hanno continuato ad essere presenti anche nei mesi successivi al lockdown: il 45,5% dei giovani dichiara che dopo la pandemia desidera trascorrere più tempo a casa, il 47,9% ha sviluppato agorafobia, il 46,9% dichiara di sentirsi fragile e il 31,8% si sente solo. Inoltre, durante la pandemia il 97,5% dei giovani dai 18 ai 36 anni ha avuto almeno un piccolo disturbo più degli adulti (94,5%) e degli anziani (80,5%).
Ripartire dal PNRR
Ai giovani manca quindi la promessa di un futuro sicuro e stabile e oggi, questa promessa potrebbe essere trasformata in realtà grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il PNRR rappresenta un’occasione che non deve essere sprecata e tra le nuove generazioni vi è la richiesta di utilizzare questi fondi per un futuro più sostenibile che non si fermi solo all’ambiente, ma che includa i bisogni sociali e che metta al centro le condizioni dei giovani, perno per la riduzione delle disuguaglianze sociali e per promuovere lo sviluppo economico.