Durante i vari lockdown che si sono susseguiti in questi due anni di pandemia, le persone sono state private della normale routine giornaliera e in seguito alle prime aperture, le norme di sicurezza hanno impedito molte azioni che prima risultavano spontanee. Seppur le misure di sicurezza si presentano come valide per arginare la diffusione del virus, molti cittadini soprattutto giovani, hanno sviluppato problemi nell’ambito psicologico. Tutto ciò ha dunque portato ad un aumento di casi clinici che vanno dall’autolesionismo alla depressione fino alla bulimia.
Ansia e depressione tra i bambini
Il dato più preoccupante è quello riguardante i minori. Secondo un sondaggio di Save the Children condotto a settembre del 2020, la depressione, l’ansia e l’autolesionismo hanno riguardato l’83% dei minori. In seguito al Covid infatti, i bambini di tutto il mondo sono stati costretti a trascorrere molto tempo chiusi in casa: da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 18 in alcune nazioni.
In Italia, il 72% dei genitori ha dichiarato di aver notato nei propri figli un aumento del nervosismo e dell’insicurezza. Inoltre, in molti di loro si è verificato un aumento dei disturbi del sonno iniziati per circa il 12% con dei tic assenti prima del periodo pandemico.

Un quadro drammatico: dalla rinuncia alle terapie “di lusso” all’aumento dei pazienti
Con l’aumento del disagio psicologico di conseguenza sono aumentate anche le richieste alle varie terapie. Stiamo parlando di un incremento che ha riguardato soprattutto molti giovani dai 18 ai 35 anni, oltre ai minorenni. Ma molti di loro rinunciano alle cure perché eccessivamente costose, soprattutto in un periodo in cui molte famiglie si trovano in cassa integrazione o non riescono ad arrivare a fine mese. Una seduta da uno psicologo ha infatti un costo che si aggira intorno ai 40 euro, nei casi più fortunati e che può raggiungere anche la cifra di 200 euro. Davanti ad una situazione così preoccupante, molti professionisti del settore avevano già richiesto da qualche tempo l’implementazione di un’azione programmatica per allargare l’accesso alle cure degli individui più a rischio, oltre al ritenere necessario un piano che permettesse ai cittadini di accedere ad un supporto psicologico da parte dello Stato.
Secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Umberto Veronesi su un gruppo di volontari, nel corso della pandemia il 14% ha dichiarato di aver assunto ansiolitici, sonniferi e antidepressivi e il 19% ha ricorso ad un aumento del dosaggio. I sintomi ansiosi hanno riguardato il 21% degli intervistati mentre il 10% ha avuto attacchi di panico e il 20% sintomi legati al disturbo post-traumatico da stress (PTSD).
Nei vari ospedali si è anche verificato un incremento dei pazienti affetti da anoressia e bulimia: secondo la Società Italiana di Pediatria (SIP) in Italia sono circa 3 milioni le persone affette da questi disturbi di cui 2,5 milioni sono adolescenti e nell’ultimo periodo la fascia d’età si è abbassata, comprendendo anche i minori tra gli 8 e i 14 anni.
Il bonus psicologo: un primo passo
Secondo l’Oms solo il 2% del budget della sanità mondiale sembra essere destinato alla salute mentale. Ma i disagi psichici risultano tra le prime cause di assenteismo sul lavoro. L’aumento dei casi Covid ha provocato inoltre nella popolazione un senso di smarrimento e di paura, dando vita ad una vera e propria emergenza psicologica. Un allarme questo lanciato anche dal Consiglio Nazionale Ordine Psicologi. Un bonus come quello proposto all’unanimità e tagliato fuori dalla Legge di Bilancio, poteva essere certamente un primo passo per offrire un aiuto valido da parte dello Stato. Il budget richiesto era di 50 milioni di euro divisi in due supporti economici: un primo bonus avviamento di 15 milioni di euro e un secondo bonus sostegno di 35 milioni di euro. Si tratta di un’agevolazione rivolta a tutte quelle persone che necessitano di cure psicologiche ma che invece non possono accedervi per via dei costi fuori portata per molte famiglie. Il primo bonus consisteva in un aiuto di 150 euro per chi era affetto da disturbi mentali, senza limiti di reddito mentre il secondo poteva raggiungere la cifra massima di 1.600 euro per persona in base all’ Isee.
Ne abbiamo parlato con il deputato Paolo Siani che già il 6 maggio 2021, aveva presentato in Commissione Affari Sociali una risoluzione in merito all’incremento delle richieste di diagnosi e di intervento per i disturbi neuropsichici.
Come medico pediatra e vicepresidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza qual è il quadro della situazione in campo psicologico che si è ritrovato davanti in questi anni di pandemia?
Grazie al mio lavoro che mi permette di stare a contatto con molti bambini, già a marzo scorso mi ero reso conto della grave emergenza in campo psicologico. Mi segnalavano dal mio stesso ospedale casi di tentativi di suicidi riguardante i minorenni. Cose mai viste prima e confermate anche da colleghi sia di Roma che di altri posti da più parti d’Italia. Molte mamme mi hanno raccontato che i figli facevano cose strane come tagliarsi con i coltelli. Quindi ho posto il problema al mio gruppo politico, presentando una risoluzione a maggio del 2021, in Commissione affari sociali. La mia proposta è stata approvata all’unanimità. Si chiedeva un intervento immediato per arginare un problema che è una conseguenza indiretta del Covid. È stato un evento insolito quello del disagio infantile: l’anno scorso abbiamo tolto la scuola, lo sport, le uscite con gli amici, i nonni e ogni sera i tg mostravano e lo fanno ancora oggi, messaggi nefasti di morte. C’è da dire però che il Covid ha solo svelato questa situazione. Quando lavoravo ancora all’ospedale, negli ultimi quattro anni ho visto un numero crescente di bambini anoressici. In Italia ci sono 94 posti per la psichiatria infantile, troppo pochi soprattutto oggi con l’aumento dei disturbi.
Quali interventi sono stati attuati negli anni della pandemia per il supporto psicologico della popolazione e dei giovani in particolare e quali sono invece quelli che andrebbero avviati ma che ancora non lo sono?
Questi disagi hanno portato nei bambini dei disastri enormi che nessuno sembra capire. Dopo la risoluzione del 6 maggio con Beatrice Lorenzin abbiamo fatto un’altra mozione in aula sul disagio psicologico che questa volta comprendeva sia gli adulti che i minori e anche questa è stata approvata all’unanimità. Come conseguenza di tutto questo il governo ha messo 10milioni lo scorso anno sulla leucemia infantile e sul disagio psicologico dei pazienti oncologici. Soldi che in seguito sono stati inviati alle regioni. È stato un piccolo aiuto per rimediare a questo disagio. Inoltre, ricordo la Legge regionale della Regione Campania, tramite cui è stato stabilito un supporto psicologico ai ragazzi che ne avevano bisogno su indicazione del medico di famiglia. Si tratta di una convenzione con gli psicologi del territorio. Il pediatra aveva a disposizione una lista di professionisti convenzionati dove veniva garantito un numero di visite psicologiche gratuite. È evidente che è una legge d’emergenza e che necessita di essere affiancata ad una rete di cure psicologiche più efficienti ma sicuramente va a colmare quel vuoto che c’è attualmente. Quello che deve essere fatto è invece ridisegnare e ripensare tutta la rete territoriale di supporto psicologico della fascia almeno pediatrica fino ai 18 anni. C’è bisogno di un’organizzazione della rete pubblica, dato che ad oggi le cure psicologiche sono per lo più private e hanno un costo inaccessibile per molte famiglie. Il supporto psicologico deve essere quindi da un lato pubblico e gratuito e dall’altro bisogna aumentare i posti letto nei reparti psichiatrici, soprattutto pediatrici, con un aumento dei centri specializzati sul territorio.
Il Covid ha quindi reso evidente le carenze del settore psicologico in ambito italiano, soprattutto con l’aumento dei pazienti affetti da questo tipo di disagi. Quali sono stati quindi i motivi che hanno portato all’esclusione del bonus dalla legge di bilancio?
Abbiamo il 30% in più dei casi psichiatrici. Nonostante ciò molti colleghi parlamentari sostengono che il bonus non serva. Secondo la loro opinione è prima di tutto necessario rivedere il sistema territoriale di assistenza psicologica e pediatrica. Su questo sono d’accordo. Il Covid infatti ha svelato l’assenza di percorsi di sostegno per quelle persone che hanno un disastro psicologico in molte regioni, soprattutto al Sud. Cure queste che in teoria servirebbero prima di tutto a prevenire il disagio psichico. È quindi vero che c’è bisogno di una revisione dell’intera rete di psicologia del territorio nazionale ma nel frattempo che questo viene attuato, credo che sia utile l’inserimento di una cifra contenuta per le persone che necessitano di questi aiuti immediatamente. Penso che questa sia una cosa logica in un momento così critico. Anche perché se noi diamo altri bonus come quello per rifare le facciate di casa, darne un altro per un’emergenza così importante è più che ragionevole. Per quanto riguarda la Legge di Bilancio posso ipotizzare che l’obiettivo del governo è di mettere a sistema tutto il servizio e tutta la rete psicologica. Il problema sono le tempistiche e mi chiedo se abbiamo la risposta ora che c’è l’emergenza. Se questa mancanza può essere colmata adesso ben venga ma se invece ci vuole tempo, come è facilmente deducibile, investire inizialmente una piccola cifra in un momento così drammatico deve essere fatto non solo per le facciate delle case ma anche per le persone in difficoltà. Un’operazione più che giusta per investire sul futuro e sui nostri ragazzi. Per cui io sono favorevole a questo aiuto economico pur comprendendo il motivo per cui non è stato presentato: so perfettamente che fare il bonus non è il modo esatto di risolvere il problema delle cure psicologiche nel suo complesso ma vuol dire “mettere una toppa ad un buco”. È certamente un aiuto che copre l’emergenza attuale ma è ovvio che va “rifatto tutto il vestito”.
In vista del decreto milleproroghe, quali sono i prossimi passi previsti per far sì che il bonus venga finalmente approvato?
Ci stiamo lavorando insieme a tutti i colleghi. Stiamo provando a capire se possiamo inserire una cosa del genere in accordo con il Ministero della Salute quindi collaborando con il Ministro Speranza. Io porterò in parlamento tutte le istanze che ho raccolto in questo periodo. Ad esempio, un’insegnante con cui ho parlato, ha visto che il figlio da qualche mese cominciava ad avere un tic e nel suo lavoro è ormai diventata psicologa delle sue stesse classi. Nella sua scuola infatti è entrata in contatto con tanti ragazzi che hanno crisi di panico e dopo tutte queste esperienze ha acquisito una certa dimestichezza con disagi di questo tipo. Prima del Covid non le era mai capitato. Io porterò in parlamento queste testimonianze che sono il segno lampante di un’emergenza che c’è ancora. Ultimamente è stato anche rifinanziato il sistema degli psicologi nelle scuole che è uno strumento utilissimo e che si aggiunge ad un altro pezzo della revisione del sistema complessivo. Va quindi inserito nella rete che si sta ancora costruendo e su cui stiamo lavorando. Per quanto riguarda il bonus serve sicuramente per i prossimi mesi ma dopo deve essere fatto un lavoro complessivo di rinnovamento del sistema.