È del 2 dicembre 2021 l’ultimo report sulla situazione occupazionale in Italia. Secondi i dati di ottobre analizzati dall’Istat rispetto al mese di settembre crescono sia gli occupati che i disoccupati mentre gli inattivi diminuiscono. L’aumento dell’occupazione però, sembra aver riguardato solo gli uomini, con un tasso che raggiunge il 58,6% con 35mila unità in più. Per entrambi i sessi cresce invece il numero di persone in cerca di lavoro che coinvolge chi ha più di 24 anni e nonostante la disoccupazione tra i giovani sia scesa rispetto a settembre, con un tasso del 28,2%, complessivamente si è verificato un aumento dello 0,2% della disoccupazione, passando dal 9,2% al 9,4%. Altro dato importante è il tasso di inattività che scende al 35,2% e riguarda entrambi i sessi tra i 15 e i 64 anni.
Rispetto al periodo gennaio-settembre, si è verificato un aumento di 500mila unità lavorative ma la differenza rispetto alla situazione pre-pandemica è ancora forte e sentita, soprattutto da molte famiglie: i nuclei famigliari che vivono in condizioni di povertà assoluta in Italia sono 2 milioni, il che porta ad un aumento del 104,8% rispetto al 2010. Secondo i dati Ocse invece, per quanto riguarda gli stipendi, negli ultimi trent’anni sono cresciuti in tutti i paesi europei tranne che in Italia, dove si è verificato un abbassamento del 2,9% e mentre nel belpaese, il divario socioeconomico fra classi continua ad ampliarsi, sempre in Europa il tasso di disoccupazione, negli ultimi giorni si è attestato al 6,7%. Un dato ancora irraggiungibile per l’Italia.
Nonostante il leggero miglioramento della situazione rispetto all’anno scorso, è evidente che il problema della disoccupazione è ancora presente. Sono ancora molte, infatti, le persone che non riescono ad arrivare a fine mese e che nonostante passino da un lavoro saltuario all’altro non possono permettersi né un pasto caldo né un posto sicuro dove dormire.
Di questo ne abbiamo parlato con i volontari della Comunità di Sant’Egidio che si occupano di consegnare pasti caldi, coperte e cappotti ai senzatetto del Comune di Tivoli (RM) ogni martedì.

Come è nato il progetto e come si è sviluppato negli anni?
Il servizio per i senzatetto è nato nel 1982 in seguito alla morte drammatica di Modesta Valenti che era un’ex cameriera anziana che viveva alla stazione Termini. Una sera stava poco bene e quando l’ambulanza giunse sul posto, si rifiutò di caricarla, perché non era abbastanza “pulita”. Quindi, morì vicino al binario 1 dove viveva da anni. Questo fatto ha scosso la coscienza della comunità di Sant’Egidio che all’epoca era ancora una piccola realtà e che decise di dare vita al progetto della cena serale. Per noi è un gesto d’amicizia nei confronti di queste persone ma anche di sostegno e controllo della loro situazione. Qui a Tivoli e Guidonia questo servizio è nato a gennaio del 2020, con una prima distribuzione delle coperte perché non ci rendevamo ancora conto di quanti poveri ci fossero per strada. Avvicinandoci poco alla volta si è creata una rete di amici che adesso si è estesa anche al centro di Tivoli. Abbiamo scoperto con il tempo che ci sono persone che si nascondono in rifugi di fortuna anche nel centro della città e non solo in periferia.
Qual è stata la vostra prima impressione quando vi siete ritrovati a contatto con queste persone?
All’inizio siamo rimasti sconcertati per la situazione in cui si trovavano, poi con il tempo siamo riusciti ad integrarci all’interno delle loro esistenze. Ci hanno raccontato le loro storie con molta diffidenza, piano piano però siamo riusciti ad abbattere questa barriera e ad entrare in contatto con le loro vite. Per avere con loro un rapporto più di fiducia ci abbiamo messo un po’ di tempo, inizialmente era un semplice saluto, poi è diventata più simile ad un’amicizia. Ci siamo ritrovati davanti alle conseguenze peggiori della disoccupazione e della precarietà lavorativa: la maggior parte sono stranieri e hanno il grosso problema di non avere nessun parente, famigliare o amico che possa sostenerli o aiutarli. Quindi per loro la disoccupazione si tramuta nella vita per strada e questa è la conseguenza più tragica di questo fenomeno. Il problema della mancanza del lavoro poi, si ripercuote su tutto, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto sanitario. Con le temperature del periodo invernale, inoltre, molti di loro si ammalano facilmente, soprattutto i più fragili come gli anziani e i bambini. Quindi noi rimaniamo come punto di riferimento per queste vite al limite rispondendo alle loro richieste d’aiuto.
Essendo a contatto con gli aspetti più negativi della disoccupazione e della precarietà, come vedete il futuro del mondo lavorativo, soprattutto per le giovani generazioni?
Quello che vediamo per strada attraverso queste persone è che non tutti hanno le competenze necessarie per un mondo che è diventato molto complesso, alcuni lavori che non richiedevano grandi preparazioni sono venuti meno o meglio, non esistono più. Per i giovani è necessaria una grande preparazione ma la prima preparazione deve essere quella umana, cioè la capacità di essere pronti a resistere e adattarsi e secondo noi, questo lo si raggiunge anche stando con le persone attraverso il contatto con le situazioni della vita. È la vera grande preparazione utile in questo tempo complicato. I giovani sono seri, noi abbiamo molti ragazzi che ci aiutano tra mille impegni. Hanno paura per il futuro e sentono che non possono fare molto ma non è vero, perché già aiutare il prossimo è un passo avanti per una maturità maggiore.
Seguendo la comunità nel giro serale, siamo entrati in contatto anche con alcuni dei senzatetto della città che ci hanno raccontato le loro storie:
«Per me è difficile integrarmi, anche con quei pochi soldi in tasca che ho. Io sono un operaio ma ho fatto tutti i lavori possibili per sopravvivere. Il problema non è il razzismo ma tutto il sistema che c’è dietro allo Stato. Io non ho mai contratti a tempo indeterminato. Sono in regola ma il contratto dura pochi mesi e per qualche periodo, mi ritrovo disoccupato. In questa situazione nessuno può darmi un affitto né posso andare in banca a chiedere un prestito. Non abbiamo sostegni né diritti. Anche se fai sacrifici ti buttano a terra, non hai accesso a niente sia se lavori, sia se vuoi lavorare ma sei disoccupato. Noi andiamo avanti “alla giornata”, un giorno ho il lavoro e il giorno dopo non so neanche se ci arrivo. Gli ostacoli che ci impediscono di trovare una mansione sono principalmente le difficoltà legate alla burocrazia. Una parola a cui neanche credo perché mi sembra più un muro creato apposta per gli ultimi come noi.»