Tra domenica 3 e lunedì 4 ottobre si sono svolte le elezioni amministrative, con possibilità di voto per tutti gli elettori italiani maggiorenni fino alle 15 di lunedì. Al voto sono stati chiamati più di 12milioni di italiani. Delusione per l’affluenza con un calo del 6% circa dei votanti rispetto alle elezioni di cinque anni fa.
La prima tornata elettorale ha visto una netta vittoria del centro sinistra, seppur in città con forte tradizione progressista, sulle altre forze politiche. La destra è il gruppo politico che esce più sconfitto da queste amministrative, il risultato forse di una scelta poco attenta e confusionaria dei candidati. I democratici invece hanno conquistato i comuni di Milano, riconfermando come sindaco Beppe Sala, quello di Napoli con Gaetano Manfredi che ha visto i Cinque Stelle e il Partito Democratico nella stessa lista come a Bologna, dove ha vinto il democratico Matteo Lepore. A Roma invece Virginia Raggi (M5S) finisce quarta, superata da Roberto Gualtieri (Pd) ed Enrico Michetti (FdI) che andranno al ballottaggio. Stessa situazione la si riscontra in altri comuni come Torino dove il candidato democratico Stefano Lo Russo è in vantaggio con il 43,8% rispetto al 38,9% della destra capeggiata da Paolo Damilano che nonostante ciò, è riuscito a riportare il centrodestra al ballottaggio dopo 20 anni. La Lega punta tutto su Trieste dove il centro destra si presenterà ai voti decisivi del 17 e 18 ottobre in vantaggio, con il 46,9% dei voti rispetto ai 31,6% della sinistra. A Siena invece, c’è stata la vittoria alle suppletive del segretario del Partito Democratico Enrico Letta.

Roma: situazione incerta tra Gualtieri e Michetti
Mentre il centro sinistra sembra essersi rialzato, la situazione rimane ancora incerta nella capitale che dopo la sconfitta dei Cinque Stelle con Virginia Raggi (19,08%), superata anche da Carlo Calenda che si piazza terzo (19,82%), finiscono al ballottaggio i due esponenti rispettivamente del centro sinistra e centro destra.
Roberto Gualtieri (Pd), ex ministro dell’economia e delle finanze del governo Conte II, ora candidato nella lista di centro sinistra, si piazza secondo con il 27 % dei voti contro il 30,2% di Enrico Michetti, candidato del centro destra e conosciuto nella capitale soprattutto per essere la voce di una radio locale per la rubrica di sport.
“Michetti chi?” è lo slogan principale della sua campagna. Si è aggiunto ai candidati della destra solo quattro mesi fa, prima di allora nonostante i riscontri positivi dei sondaggi che lo accreditavano in testa al primo turno, era sconosciuto al grande pubblico. Michetti, vicino a Fratelli d’Italia, potrebbe essere uno dei nomi di punta della destra che al momento ha subito una sconfitta generale su un po’ in tutto il territorio italiano (ad eccezione di Trieste dove la Lega sembra essere in testa).
Ma Gualtieri potrebbe risultare avvantaggiato dai voti delle liste minori che non lo hanno appoggiato inizialmente: forse i votanti potrebbero esprimere una preferenza per il candidato democratico in opposizione a Michetti. Quest’ultimo però è pur sempre appoggiato da Fratelli d’Italia che oggi risulta come il primo partito della capitale.
Da sinistra: Carlo Calenda, Roberto Gualtieri, Virginia Raggi ed Enrico Michetti
Milano sempre più a sinistra: Sala si riconferma sindaco
Dai sondaggi degli ultimi giorni era già molto chiara la situazione di Milano. Il centro dell’industria italiana è passato negli ultimi anni dall’essere prevalentemente in mano alla destra ad una maggioranza di votanti di sinistra, grazie all’abile lavoro dell’ormai sindaco per la seconda volta, Beppe Sala. Ex manager alla Pirelli, con una laurea in economia alla Bocconi, nel 2016 viene eletto per la prima volta sindaco della città di Milano, dopo Giuliano Pisapia (Pd). Membro del Partito Verde Europeo dal 2020, dopo essere stato commissario unico prima e successivamente amministratore delegato di Expo 2015 S.p.A, diviene in poco tempo il grande favorito del centro sinistra. Abile nel sapersi promuovere, tra i vari video promozionali della sua campagna, spunta anche un filmato dove alcuni sindaci di tutto il mondo gli augurano di vincere.
Si conferma sindaco con il 57,7% dei voti rispetto al 31,9% del candidato di centro destra, il pediatra Luca Bernardo (Lega), giunto alla candidatura dopo la bocciatura di circa 25 possibili candidati. Insieme a loro altri 11 candidati tra cui la manager Layla Pavone per i Cinque Stelle.
“Qui il centro sinistra non ha mai vinto al primo turno dal ’93. La politica non ha bisogno di toni alti. La destra sembra forte finché non la guardi da vicino…”
(Beppe Sala. Conferenza stampa del 4 ottobre 2020)
Le regionali in Calabria e le comunali a Trieste: tra la rivincita di Forza Italia e le speranze della Lega
Dopo la morte di Jole Santelli (avvenuta il 15 ottobre del 2020) la regione Calabria si è ritrovata senza presidente, costretta a rivotare dopo soli due anni, le elezioni si sono svolte in concomitanza alle comunali che invece di svolgersi a maggio, sono state rimandate ad ottobre in seguito all’emergenza COVID.
I risultati di lunedì hanno visto la regione rimanere in mano a Forza Italia. Il progetto della Santelli passa infatti nelle mani di un altro esponente del partito, Roberto Occhiuto che nonostante il forte astensionismo, con un’affluenza del 44,38%, ha raggiunto la prima posizione con il 52% dei voti. Scelto personalmente da Berlusconi e appoggiato anche da Antonio Tajani che si è precipitato subito nella regione per festeggiare la vittoria. Un traguardo che sancisce anche la vittoria di Forza Italia a queste amministrative rispetto alla sconfitta delle altre forze di destra. Tra gli altri candidati, deludente il risultato dell’accordo Pd-M5S con Amalia Bruni che non produce gli stessi effetti positivi che si sono verificati a Napoli e a Bologna, piazzandosi intorno al 25%. Ad erodere ulteriormente i voti del Partito democratico, in calo rispetto al resto d’Italia, le candidature dell’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris e quella dell’ex governatore Mario Oliverio.
A Trieste invece, la situazione è sempre a favore del centro destra ma questa volta rappresenta uno spiraglio di speranza per il leader della Lega Matteo Salvini. Il primo partito della destra, seguito da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, non ha ottenuto i risultati sperati e un po’ d’ovunque in tutto il territorio italiano sembra perdere consensi. Tra le cause alcuni ritengono ci sia la nuova situazione pandemica e i giudizi espressi da entrambi i leader sulla questione vaccini. L’ inchiesta di Fanpage condotta su alcuni membri di Fratelli d’ Italia e l’arresto per droga del creatore del sistema social di Salvini (la Bestia) Luca Morisi, potrebbero aver peggiorato la situazione anche se lo stesso candidato a Milano, Bernardo, ha dichiarato che le due vicende non hanno influito sui voti.
Sta di fatto che nel capoluogo del Friuli, che ha visto anche una crescita del leader del partito No Vax, Ugo Rossi, il sindaco uscente Roberto Dipiazza (Lega) finisce al ballottaggio in vantaggio con il 47% dei voti rispetto ai 31,6% del candidato democratico Francesco Russo.
Intanto Salvini, nella serata di lunedì ha rilasciato alcune dichiarazioni:
“Abbiamo più sindaci di prima e il centrodestra vince dove è unito, ma abbiamo offerto troppo poco tempo per presentare e far conoscere i candidati…”
Bologna e Napoli: la sinistra unita che vince
Situazione diversa da Trieste è quella che si è verificata in due dei principali capoluoghi italiani: Bologna e Napoli.
A Napoli ha avuto risultati positivi l’unione tra il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle, che al contrario di Roma ha portato alla presentazione di un unico candidato: Gaetano Manfredi. Già rettore della Federico II e ministro dell’università sotto il governo Conte, ha vinto al primo turno con un impressionante 62,9% rispetto al 21,7% della destra, capeggiata dal magistrato Catello Maresca. In città, nella serata di lunedì, si sono recati i principali esponenti del movimento tra cui il ministro degli esteri Luigi di Maio. Manfredi ha dichiarato di voler creare “una giunta di alto profilo, dando spazio alla presenza delle donne”.
Il mondo femminile infatti ha coperto solo il 18,6% dei candidati.
A Bologna, città dalla forte tradizione progressista, l’unione tra M5S e Pd (insieme ad altri gruppi di sinistra) si rileva ancora una volta vincente, con la vittoria dell’ex assessore Matteo Lepore che viene eletto con il 61,9% dei voti mentre il candidato di centro destra Fabio Battistini si ferma al 29,6%. Anche Bologna però registra un forte calo dell’affluenza che nelle giornate del voto si è attestata a 51,1% contro il 59,6% del 2016.
La nuova situazione pandemica insieme alle inchieste e agli eventi che si sono verificati ultimamente, hanno inevitabilmente portato ad un calo dei voti nel centro destra. In questo assetto Forza Italia sembra voler riprendere il ruolo di guida della destra rispetto alla confusione creatasi all’interno della Lega, dove il fronte Giorgetti sta iniziando a dettare una nuova linea politica del partito, più vicino alle idee del governo Draghi. I Cinque Stelle, rispetto a qualche anno fa, sono in netto calo ma sembrano avere ancora una rappresentanza là dove si è deciso di unire le forze con le altre di centro sinistra. Nonostante la salita a leader del partito di Giuseppe Conte, il M5S non sembra disporre in questo momento di un ricambio generazionale e di conseguenza, quelli che una volta erano i voti di protesta destinati a sostenere il nuovo movimento dell’epoca, ora si trasformano in un passaggio degli elettori tra le file dei votanti degli altri partiti oppure nell’astensionismo. Infatti, nonostante l’area di sinistra sia al momento capeggiata dal Partito democratico, la fiducia dimostrata nei confronti del partito non è espressa da tutti. C’è chi preferisce astenersi decidendo di annullare la scheda elettorale o di non recarsi proprio alle urne, complice forse anche il clima di incertezza nella quale riversa tutt’ora l’Italia e dove la crisi dovuta alla pandemia sembra essere la principale causa.
Bisognerà aspettare il 17 e il 18 ottobre per avere un quadro completo della situazione e capire più a fondo i cambiamenti in atto.