La parola conclave, composta da cum- e clavis «chiave», letteralmente «camera chiusa a chiave», indica la riunione plenaria dei cardinali riuniti, al massimo entro 20 giorni dalla morte di un pontefice, per eleggere il nuovo Papa. Conclave è anche la denominazione data al luogo stesso in cui avviene la votazione.
Origine e storia
L’idea della “chiusura” è connessa al modo in cui si svolge la riunione dei cardinali: isolati, cioè, dal resto del mondo, all’interno di un edificio che non ha contatti diretti con l’esterno, in maniera da evitare interferenze e pressioni sul voto. La parola fu usata la prima volta dal papa Onorio III, nel 1216; però, secondo le fonti storiche, fu nel 1268, alla morte di Clemente IV, che si realizzò il primo vero e proprio “conclave”. Allora la sede papale era a Viterbo e l’adunanza dei cardinali elettori era fortemente divisa tra interessi di potere e fazioni opposte, tanto da far durare la vacanza della carica pontificia per ben tre anni (nonostante i cardinali fossero solo una ventina). I Viterbesi, dopo il primo anno e mezzo inconcludente, chiusero i cardinali a chiave in una grande sala del Palazzo dei Papi, decidendo successivamente di razionare anche il cibo per accelerare i tempi. Nel 1271, dopo un anno e mezzo di clausura, venne eletto papa Gregorio X, che subito ufficializzò e organizzò l’istituto del conclave con la Costituzione “Ubi Periculum”, incentivandone la celerità con la solita tattica del razionamento del cibo.
Regole per l’elezione
Subito dopo la morte del pontefice, annunciata dal decano del Collegio cardinalizio, vengono convocati a Roma tutti i cardinali, sia quelli sotto gli 80 anni, sia quelli più anziani. Tra i compiti dei cardinali vi è quello di organizzare materialmente il conclave, che deve iniziare tra il quindicesimo e il ventesimo giorno dalla morte del papa. Le votazioni per l’elezione del Papa si tengono, ad oggi, nella Cappella Sistina, situata nel Palazzo Apostolico del Vaticano. L’elezione del Papa avviene tramite votazione segreta (scrutinium). In passato erano previste altre modalità, per acclamazione o ispirazione e per compromesso, poi abolite. Per essere eletto Papa, un candidato deve ottenere almeno i due terzi dei voti dei cardinali elettori presenti e votanti. Il primo giorno di conclave si tiene al massimo una votazione, mentre nei giorni successivi sono possibili fino a quattro votazioni al giorno: due al mattino e due al pomeriggio.
Una volta eletto il nuovo papa, l’ultimo dei cardinali diaconi chiama nella Cappella Sistina il segretario del nuovo successore di Pietro, il maestro delle cerimonie liturgiche e i cerimonieri. Quindi il cardinale decano chiede formalmente all’eletto se intende accettare o meno l’incarico, e alla sua risposta affermativa, quale nome scelga. L’accettazione si conclude con la redazione di un verbale e la vestizione del papa per il rito d’obbedienza. Un’altra tradizione molto nota è quella della “fumata”: la fumata nera e la fumata bianca sono due segnali di fumo adoperati dai cardinali riuniti in conclave per comunicare l’esito degli scrutini per l’elezione del nuovo papa, servendosi della combustione prodotta per mezzo di una stufa installata nella Cappella Sistina.
In questi giorni si attende la data del 7 maggio 2025, decisa per il prossimo Conclave, in cui verrà eletto il successore di Papa Francesco. Saranno 133 i cardinali elettori che entreranno in Conclave (dai 135 iniziali, due non parteciperanno per motivi di salute), per cui per avere la maggioranza serviranno 90 voti. I candidati provengono da 71 paesi e sei continenti. Questa distribuzione evidenzia una crescente internazionalizzazione del Collegio cardinalizio, con una rappresentanza significativa da parte di continenti tradizionalmente meno rappresentati.