La promessa iniziale fatta al pubblico è di essere pronti a suonare tanto, a fare tanti pezzi, a ripercorre tanti momenti del passato in un concerto durato, infatti, due ore e mezza.
Concerto che ha visto salire sul palco ospiti importanti aspettati e inaspettati, a partire da Fiorella Mannoia che ha cantato “Oh che sarà” e “Il fiume e la nebbia”, canzone scritta proprio da Daniele Silvestri per lei. Non poteva mancare Nicolò Fabi ad interpretare “Sornione”; ancora Manuel Agnelli degli Afterhours per “Le strade di Francia”. Una sorpresa per lo stesso Silvestri è la stata la partecipazione degli Inti-llimani che sono saliti sul palco per accompagnarlo nella canzone “Il mio nemico”, scritta per ricordare i tristi scontri del G8 di Genova del luglio 2001. L’atmosfera che si respira è quella di una grande festa; pubblico e ospiti sul palco non sono elementi diversi o a sé stanti rispetto a chi suona e canta.
Tutti sono chiamati a partecipare come amici in una festa sola. L’idea è che sul palco ci si deve divertire e lo spettacolo deve essere per tutti, per chi lo realizza e per chi vi assiste, nient’altro se non un divertimento. La dance esplode con “Gino e l’Alfetta” e “Salirò”; immancabile il momento più “romanesco” della serata con “Testardo”, cantato con spirito e cuore da tutto l’Ippodromo.
La canzone “A bocca chiusa” sempre cantata con l’accompagnamento di Renato Vicini, interprete della Lis, è la bandiera di una battaglia che Daniele Silvestri ha preso a cuore per il riconoscimento della lingua dei segni come lingua ufficiale e che ieri sera è stata interpretata a gesti da tutti gli ospiti che hanno partecipato al concerto e da tutto il pubblico in una sorta di “gestualità collettiva”.
A fine spettacolo, prima della tradizionale chiusura “cubana” con Cohiba, canzone con cui da anni Daniele Silvestri chiude i suoi concerti, viene presentato un brano inedito che farà parte del nuovo album a cui l’artista sta lavorando, una canzone scioglilingua che ripercorre i più importanti proverbi italiani dal titolo “Stizziscitici”, che l’artista sta testando in questo suo tour estivo.
La particolarità di questo artista italiano è la sua capacità di far sentire le persone in un ambiente familiare,ospitale; la sua capacità di raccontare storie e di raccontare fatti della nostra realtà anche tutta italiana. Un artista che segue la vita del nostro paese e la racconta senza peli sulla lingua, servendosi solo delle sue parole, tante parole. I testi delle sue canzoni sono testi corposi, testi da ascoltare e capire anche se scritti e cantati con le parole di tutti i giorni.
Poi c’è la musica, la musica fatta dalla storica band di Daniele Silvestri a cui si sono affiancati nomi nuovi, ma non troppo: Rodrigo d’Erasmo (Afterhours), Guglielmo Gagliano Benvegnù (Negrita) e Massimo Giangrande. Ancora c’è l’investimento sui giovani perché ad aprire il concerto sono stati il giovane cantautore Deodato e i Selton, gruppo formato da quattro giovani ragazzi di Porto Alegre, che sono ritornati poi sul palco per una rapida incursione in occasione del “Flamenco nella doccia”.
Il congedo e l’appuntamento a cui rimanda Daniele alla fine di “Cohiba” è “Arifamolo presto” e i suoi fan sanno che ci saranno ancora e di nuovo.
Raffaella Antonini
26 luglio 2013