L’opera teatrale, nata da un idea dello stesso Paolo Gatti, ha come obiettivo quello di proporre al proprio pubblico un vero e proprio excursus sulla romanità più autentica nel teatro e nel canto, riportando in auge una Roma ormai in gran parte scomparsa e colpevolmente dimenticata.
Lo spettacolo, strutturato in due diverse parti, pone, nella prima, l’accento sul profumo più salace e popolaresco della cultura romana del passato, ovvero l’osteria, luogo di incontro, ma soprattutto luogo di canti e musica, casa e patria dello stornello romano. La satira, spesso velata di malinconia e forte critica sociale, legata indissolubilmente alla tradizione poetica dell’Urbe e tramandata da grandi poeti quali il Trilussa e il Belli, rivive nelle rime e negli accordi della chitarra di Paolo Gatti, che tra scenografici tavoli e botti di vino, riporta lo spettatore al tempo del Papa re e nel clima delle allegre e “sovversive “pasquinate.
La seconda parte, intitolata “Serenate romane” è invece un omaggio alla canzone e in particolare al teatro di una Roma sparita. In questa atmosfera senza tempo, in cui accanto al profumo degli aranci dell’Aventino si diffonde il profumo della terra autentica di Roma, si inseriscono gli omaggi a Califano, con “Fijo mio” e “semo gente di borgata”, e al varietà romano ma soprattutto ad Ettore Pretolini, re indiscusso del teatro dell’Urbe a cavallo del 900. Storico personaggio del teatro nostrano, Pretolini, nato e cresciuto a Roma, sarà fautore della diffusione della parodia nel teatro, portando alla ribalta macchiette satiriche di grande successo. Diversi le dediche alla città stessa, con dediche al biondo Tevere e alle bellezze della città eterna.
Lo spettacolo rimarrà in scena per tutta l’estate fino al 1 settembre, tranne i Lunedi, con cinque formazioni di giovani attori in rotazione per dieci settimane, scelti appositamente da Paolo Gatti, direttore del Teatro Petrolini.
Damiano Rossi (redazione Roma)
18 luglio 2013