Sullo scontro Marquez – Bagnaia di Portimao si è detto e scritto molto. Responsabilità e intenzioni attribuite con schieramenti più o meno netti. Da Biaggi che divide equamente le colpe, a Lorenzo che le attribuisce a Bagnaia. Arrivando a chi avrebbe titolo e motivo per commentare, ma se ne è astenuto sfogando l’amarezza con un laconico “deplorevole”: Gigi Dall’Igna. Il direttore generale di Ducati Corse, non spreca energie nel valutare quello che appare un semplice incidente di gara. I pensieri convogliano verso gli avversari, sempre più agguerriti. La KTM ha trovato un nuovo fenomeno, Pedro Acosta; l’Aprilia è sempre più a suo agio nelle posizioni che contano.
Il Gran Premio del Portogallo ha confermato che la Ducati “non deve mai abbassare la guardia. Tutti sono migliorati. Gli avversari sono numerosi e temibili, anche i più giovani, con il loro entusiasmo, il loro talento e la loro velocità, intraprendenti e totalmente privi di ogni paura“, ha affermato Dall’Igna.
Ma i grattacapi arrivano anche dall’interno: a parte il solito Martin, quest’anno più maturo e ugualmente veloce, occorre gestire la grandezza di Marquez.

Lo scontro tra Bagnaia e l’otto volte campione del Mondo può assurgere a simbolo di una nuova sfida. Marquez non è quello delle ultime sfortunate stagioni. Sta meglio fisicamente, sta ritrovando la consapevolezza nei propri mezzi. E, soprattutto, ha finalmente a disposizione una moto competitiva. Le premesse necessarie per rivedere il fenomeno che ha cannibalizzato la MotoGP fino all’incidente del 2020. Bagnaia rappresenta il presente e il nuovo che avanza; Marquez la storia. E dietro allo scontro c’è proprio la voglia di quest’ultimo di non essere ancora considerato tale. La voglia di battere il campione del Mondo in carica, con una Ducati non ufficiale. Per poter lanciare un messaggio. Per dire a sé stesso, prima che agli altri, che il n. 93, a parità di condizioni, è ancora il più forte. Il numero 1 del paddock che batte il numero 1 negli ultimi due anni. Un significato recondito dietro un duello che quest’anno potrebbe diventare, se non una costante, una piacevole riproposizione.
Considerazioni, queste, che portano a chiederci: siamo proprio sicuri che con un pilota di calibro diverso Marquez avrebbe usato la stessa ferocia?