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Come vogliamo ridurre l’impatto delle industrie sugli ecosistemi fluviali

Negli ultimi anni, come dimostrato da numerosi studi scientifici, stiamo assistendo a una serie di cambiamenti dall’accelerazione e dalla complessità mai viste prima, che ci rendono incapaci di identificare rischi e prevedere scenari. Tra questi, la crescita demografica è sicuramente di principale rilievo. La popolazione globale sta infatti crescendo a ritmi esponenziali, con previsioni critiche. I trend annunciati si associano inoltre ad uno scenario crescente di cambiamento climatico, aggravando le loro interdipendenze in termini di disponibilità e accesso alle risorse, nonché di qualità della vita. L’ambiente e le sue risorse limitate saranno infatti le principali vittime di questo incremento, minando le basi delle società sui cui i servizi si sostengono e acuendo tensioni sociali e migrazioni.

Tra i temi di urgente discussione, vi è sicuramente la questione dell’acqua, sia in termini di quantità che di qualità. Infatti, per far fronte all’aumento di popolazione, la Terra sarà messa a dura prova. Non solo l’aumento di temperatura globale, gli eventi climatici siccitosi e la desertificazione dei suoli ci impongono di saper gestire una risorsa sempre più scarsa, ma anche di adattarla ai bisogni primari di 10 miliardi di persone che abiteranno la Terra nel 2050. Riuscire a sostenere un’agricoltura in grado di sfamare tutti, garantendo al contempo accesso ai servizi igienici primari, sarà la sfida dei prossimi decenni.

Tra i protagonisti dei cambiamenti climatici, negli ultimi anni sono emersi sicuramente i fiumi, rappresentando una delle conseguenze più evidenti e rilevanti dell’aumento delle temperature globali e della modifica dei cicli idrologici. Nel nostro Paese, i riflettori mediatici si sono accesi per immortalare immagini dei principali corpi fluviali del nostro territorio ai minimi storici, come quelle del Po in secca, che ha mostrato le reliquie di imbarcazioni rimaste sommerse dalla Seconda Guerra Mondiale. Anche se i fiumi minori non hanno goduto della stessa risonanza, il flusso di acqua dolce che scorre nei fiumi italiani (e nel mondo) sta gradualmente diminuendo, raggiungendo livelli critici mai visti prima e causando ingenti danni all’agricoltura e agli ecosistemi fluviali. 

Il problema della scarsità dell’acqua è inestricabilmente collegato a quello della qualità.  Sottoposti alle pressioni di attività industriali che riversano acque reflue nei bacini idrici, i fiumi sono sempre più inquinati, rappresentando una minaccia significativa non solo per la sicurezza alimentare, ma anche per la sopravvivenza e il benessere della flora e della fauna che abitano i loro ecosistemi. Non solo l’acqua scarseggia, ma quella presente, in molti casi, è altamente inquinata. Di conseguenza, è necessario un uso più consapevole ed efficiente delle risorse idriche, al fine di raggiungere il sesto Obiettivo di Sviluppo Sostenibile (SDG) fissato dalle Nazioni Unite di rendere l’accesso all’acqua e ai servizi igienici un diritto per tutti. In questo contesto, diventa sempre più urgente adottare strategie e soluzioni innovative volte a preservare e tutelare le risorse idriche, valorizzando il ruolo centrale che i fiumi svolgono per la sopravvivenza delle comunità e degli ecosistemi.

Per cercare di contribuire al cambiamento, mentre norme e leggi evolvono, l’Università di Roma LUISS Guido Carli, all’interno del corso di laurea magistrale in Law, Digital Innovation and Sustainability, ha pensato ad un ambiente stimolante ed innovativo in cui poter covare idee ad alto impatto per rispondere alle sfide del nostro secolo. All’interno di un laboratorio tematico di co-progettazione, denominato XLab the Future of Earth, in un team di studenti abbiamo iniziato a pensare ad una soluzione realistica e allo stesso tempo ambiziosa in grado di poter avere un impatto positivo sulle risorse idriche fluviali del nostro territorio e riconnettere cittadini e imprese ad esse. Da questo obiettivo, con il supporto di mentors esperti e designers, è nata l’idea di Shades of Blue.

Start-up innovativa vincitrice del premio Common Home 2022 e del XVI Premio Best Practices per l’Innovazione all’evento NEXT Revolution Confindustria Salerno, Shades of Blue mira ad istituire un sistema di certificazione per monitorare, migliorare e comunicare l’impatto negativo che le aziende e le industrie hanno sui fiumi nel corso delle loro attività di business, colmando il divario che separa queste ultime dalle esternalità sull’ambiente.  Rivolgendosi in particolare a quei settori industriali maggiormente responsabili dell’utilizzo e dell’inquinamento delle risorse idriche, quali settore agroalimentare, industria della moda e chimico-metallurgica, Shades of Blue mira ad accompagnare le aziende in un percorso di graduale neutralizzazione delle loro emissioni inquinanti nei fiumi ed una gestione più sostenibile di questa preziosa risorsa, attraverso la creazione di un sistema di rating multilivello. Ad ogni sfumatura (shade) corrisponderà infatti un livello di performance. Attraverso il meccanismo di certificazione, è possibile effettuare un benchmarking e confrontare le prestazioni delle singole aziende con gli standard del settore e con le altre aziende/industrie presenti nella rete, oltre che monitorare costantemente il proprio andamento con un miglioramento continuo e a lungo termine. Al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati dalla start-up, vengono forniti al cliente una serie di servizi, svolti autonomamente o in partnership con altri enti responsabili della specifica attività. Tra questi, di rilievo sono sicuramente il monitoraggio della qualità dell’acqua del fiume, per constatare l’effettivo miglioramento delle condizioni chimico-fisiche del fiume e per verificare che questo persista nel tempo, e un servizio di consulenza volto a fornire le conoscenze e gli strumenti strategici necessari allo scopo di rendere più sostenibile l’attività dell’azienda, riducendo l’impatto sull’ecosistema senza intaccare l’attività produttiva.

Come ogni progetto che miri ad avere un impatto efficace e sistematico sul territorio, Shades of Blue riconosce il ruolo chiave delle partnership strategiche. Decisive saranno infatti le alleanze e la reciproca cooperazione con enti pubblici e istituzioni, ma anche università, centri di ricerca scientifica, terzo settore e società civile. Non a caso, la start-up mira ad adottare un modello di governance collaborativa e policentrica come principio basilare, favorendo la collaborazione fra soggetti pubblici, privati, società civile organizzata e del terzo settore, scuole, università e molti altri attori. Di estremo rilievo per Shades of Blue sarà anche abbracciare un modello di governance rigenerativa, il quale si addice particolarmente alla gestione delle risorse naturali e dei beni comuni come l’acqua. Infatti tale sistema viene implementato in quanto si considera rilevante coinvolgere tutte le parti interessate nei processi decisionali, comprese le comunità locali e le organizzazioni ambientali, al fine di aiutare a garantire che le pratiche di gestione siano basate sui principi di sostenibilità, equità e resilienza, dando priorità alla protezione e al ripristino degli ecosistemi naturali. Solo in questo modo si ritiene possa essere possibile garantire che i fiumi rimangano sani e produttivi per le generazioni a venire, fornendo risorse e servizi ecosistemici essenziali e sostenendo al contempo la biodiversità e la salute degli ecosistemi.

Valori chiave di Shades of Blue sono la sua scalabilità e la sua adattabilità inclusiva. Consapevoli che un impatto effettivo possa nascere solo se ampiamente partecipato, soprattutto se locale e  mirato, l’obiettivo a lungo termine della start-up è quello di raggiungere tutte le attività produttive in grado di avere un impatto sui fiumi, dal singolo piccolo produttore alle grandi imprese. Inoltre, il coinvolgimento e il monitoraggio riguarderebbe l’intera catena del valore, dal primo step della filiera fino alla distribuzione del prodotto finale. A tal fine, investire in tecnologie innovative e adottare una cultura aziendale inclusiva, si ritengono fattori fondamentali per la crescita a lungo termine e il successo sostenibile della start-up. Il risultato in cui auspichiamo è la creazione sul territorio di una rete di attori virtuosi che, interconnessi, diano adito ad un circolo di contaminazione di best practices e valori positivi. Ciò andrà a beneficiare non solo la reputazione e l’immagine delle aziende, ma l’attrattività di tutto il territorio stesso in termini di paesaggio e turismo sostenibile, innescando un circolo virtuoso a 360°. Istituita per il suo scopo come Società Benefit, Sob è stata accompagnata e sostenuta nel suo kick-off da Assoholding che, in qualità di acceleratore, ha messo a disposizione della start-up le proprie conoscenze e risorse in campo legale e finanziario. Circondati da un team multidisciplinare di esperti, abbiamo potuto ricevere numerosi consigli da mentors estremamente qualificati con i quali abbiamo avuto la possibilità di entrare quotidianamente in contatto, affinando la nostra strategia di business e sviluppando soluzioni più sostenibili e innovative per le sfide che il nostro settore sta affrontando. Grazie anche al loro supporto, è stato possibile avviare la società con la stessa determinazione e passione che accompagneranno i passi di Shades of Blue nel futuro che l’aspetta. Il supporto di Assoholding è stato determinante per il nostro successo e continuerà ad esserlo nel nostro percorso di crescita e sviluppi futuri.

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