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La storia della Pipa Savinelli: un pezzo d’Italia tra le mani

Ci sono oggetti che sembrano semplici, ma che in realtà portano con sé un mondo intero. La pipa, per esempio. Non è solo legno e fumo: è tempo, è pazienza, è quella piccola pausa che scegliamo di concederci mentre la vita corre. E se parliamo di pipe, in Italia c’è un nome che si tramanda come un segreto tra intenditori: Savinelli.

La storia della pipa Savinelli inizia in un’Italia d’altri tempi, quella delle botteghe artigiane e delle strade di Milano ancora piene di carrozze e biciclette cigolanti. È il 1876. Achille Savinelli, il capostipite, apre il suo piccolo negozio in via Orefici, a due passi dal Duomo. Non vende solo pipe, vende momenti di respiro, pezzi di legno che raccontano storie.

All’epoca, fumare la pipa era un rito, quasi come sedersi al bar per un caffè. La gente si fermava, si ascoltava, si prendeva il tempo. Achille lo capisce al volo: una pipa non è un oggetto, è un compagno di viaggio, una scusa per fermarsi e riflettere.

Ma lui vuole di più. Vuole che quelle pipe non siano solo belle, ma anche le migliori. E per farlo, si affida a un legno speciale, che arriva dalle coste del Mediterraneo e cresce sotto terra, in silenzio: la radica. Non tutti la conoscono, ma chi ha tra le mani una vera pipa in radica lo sente subito: il legno è leggero, resistente, le venature sono uniche e ogni pezzo è diverso.

Nel 1918 nacque Achille Junior. Il giovane Achille si specializzò nel piccolo laboratorio nel retro del negozio: mentre i suoi genitori badavano ai clienti, Achille Jr. preferiva rimanere a lavorare nel retrobottega, inventando e disegnando. Purtroppo però allo scoppio della seconda Guerra Mondiale dovette interrompere il suo apprendistato con le pipe per assolvere cinque anni di servizio militare.

Tornato dalla guerra, Achille trovò la sola commercializzazione non abbastanza soddisfacente, e quindi decise di andarsene dal negozio del padre per produrre le sue pipe in proprio. Fu una decisione importante per il giovane Achille, che aveva voglia di continuare e migliorare la tradizione di famiglia. Il suo cruccio era questo: perchè le pipe più vendute in Italia erano di produzione straniera quando la radica migliore si trovava nel nostro territorio?

Questa considerazione lo spinse ad avviare una sua produzione con caratteristiche di qualità  fino ad allora impensabili per un prodotto Italiano. E la sua fiducia nelle proprie capacità  abbinata ad un pizzico di orgoglio nazionale si rivelarono un idea vincente. Si immerse nello sviluppo dell’azienda, e con l’aiuto dei suoi amici Amleto Pomè e Mario Vettoruzzo, avviò la nuova azienda nella zona di Varese, a Molina di Barasso.

Le pipe Savinelli diventano subito famose per la loro eleganza e la loro anima pratica. Non sono solo belle da vedere, ma anche da usare. Pensate che inventano pure il filtro in balsa, quel piccolo dettaglio che fa sì che il fumo resti asciutto e il sapore del tabacco puro, senza compromessi. È un’idea semplice, ma geniale, proprio come le migliori cose italiane.

Camminando in città, magari in una di quelle vie acciottolate di Milano, e si trovano ancora le vetrine Savinelli. Dentro, le pipe sembrano gioielli. Ci sono le classiche dritte, le curve eleganti, le serie più audaci per chi ama osare. Ogni pezzo ha un carattere, come se avesse un’anima propria.

Ma la cosa bella delle pipe Savinelli è che portano con sé la storia di chi le ha fatte e di chi le usa. Non sono oggetti freddi, industriali. Sono pezzi di legno che hanno attraversato il mare, che sono stati scavati, levigati, lucidati da mani esperte. E poi finiscono nelle mani di qualcuno che sa apprezzare il silenzio, che ama accendere il tabacco non per riempire il tempo, ma per svuotarlo, per rallentare.

Oggi le pipe Savinelli sono ovunque, dall’Italia agli Stati Uniti, dal Giappone alla Francia. Ma ogni volta che se ne tiene una in mano, è come tenere un pezzetto d’Italia, di quel modo nostro di fare le cose con calma, con amore, senza fretta. Perché la pipa non è una corsa, è una pausa.

E anche se il mondo cambia, va veloce, le mail arrivano a raffica e i telefoni non smettono mai di squillare, c’è chi si siede, accende la pipa e si ricorda che ogni tanto bisogna fermarsi. Magari proprio con una Savinelli tra le dita, con il legno caldo, il fumo che sale lento e i pensieri che finalmente si mettono in ordine.

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