La notte di Yalda, così chiamato il natale iraniano, è sentita festività pre-islamica che coincide con il solstizio d’inverno e vede raccolte famiglie e gruppi di amici in una notte di festa e di veglia contro le tenebre circostanti. In Occidente è conosciuta con il nome di Nowruz, la notte di Yalda (la Notte della Nascita) è una festa tra le più importanti nella vita degli iraniani e deve il suo attuale nome agli influssi del primo cristianesimo.
In questa notte, la più lunga e la più buia dell’anno, in tutto l’Iran famiglie ed amici si riuniscono nelle case per mangiare insieme, leggere i versi profetici di Hafez, il più amato tra i loro poeti e per raccontarsi storie . Tutto fino alle prime ore dell’alba dove si festeggia il trionfo della luce sulle tenebre. La festa fu inserita nel calendario ufficiale iranico già nel 502 a.C., durante l’impero di Dario e non ha nulla a che vedere con l’Islam.
Le origini..
Originariamente era chiamata Shab-e Chelleh, «La notte dei quaranta», perché apriva le porte ai primi 40, appunto giorni dell’inverno. Tra il primo e il terzo secolo D.C., mentre in Iran si susseguivano gli imperi dei Parti e dei Sassanidi, numerose comunità di cristiani orientali emigrarono nel Paese, portandovi la loro fede e le loro tradizioni. Tra queste, vi era naturalmente il Natale, indicato dalla parola siriaca Yalda, che significa Nascita. La vicinanza della ricorrenza cristiana con il solstizio invernale portò a un sovrapporsi con la Shab-e Chelleh: non è noto il periodo preciso, ma anche gli zoroastriani cominciarono a chiamare la loro festa Shab-e Yalda (la Notte della Nascita), nome che ha poi prevalso su quello originario.
La nascita, il nuovo giorno per gli uomini, arrivano nella Shab-e Yalda alla fine di una notte drammatica: per difendersi dagli attacchi demoniaci, le persone si devono radunare insieme, devono vegliare e non addormentarsi altrimenti, secondo la leggenda, le forze del male avrebbero la meglio. Bisogna mangiare, bere e parlare di prosperità e felicità per non soccombere: “nella prima notte d’inverno l’ultimo sorriso dell’estate”.
Il cibo e il suo valore simbolico
Il cibo gioca un ruolo centrale nella forma odierna delle celebrazioni. Nella maggior parte delle parti dell’Iran la famiglia allargata si riunisce e si gode una cena raffinata. Viene servita un’ampia varietà di frutta e dolci preparati o conservati appositamente per questa serata. Gli alimenti comuni alla celebrazione includono anguria, melograno, noci e frutta secca.
Questi oggetti e altri sono comunemente posizionati su un korsi, intorno al quale le persone si siedono. In alcune zone è consuetudine che durante la cerimonia della notte di Chelleh vengano servite quaranta varietà di cibo. Esistono diverse storie e superstizioni su questa notte. Quest’ultime, tuttavia, sono principalmente associate al mangiare. Ad esempio, si ritiene che il consumo di angurie nella notte di Chelleh garantirà la salute e il benessere dell’individuo durante i mesi estivi proteggendolo dal cadere vittima del caldo eccessivo o delle malattie prodotte dagli umori caldi.