Henri Lautrec è considerato da molti come uno dei migliori pittori francesi dell’800, nacque ad Albi
nell’anno 1864. La sua vena artistica poliedrica subì varie influenze nel corso del tempo. Durante la sua sua vita subì varie menomazioni fisiche che ne deformeranno l’aspetto ed accentueranno i suoi dolori corporei, soprattutto durante il periodo adolescenziale.
“Cattive influenze” a livello accademico nel 1884 lo porteranno a distanziarsi da quest’ultimo fondando
un proprio laboratorio presso Montmartre. Qui, iniziò una vita piuttosto sregolata che lo porterà a frequentare vari locali dell’epoca, i quali saranno poi fonte d’ispirazione per le sue opere.
Nonostante la sua fosse una delle famiglie più importanti a livello nazionale, così come l’attenzione parentale nella tutela della sua salute, Lautrec decise di abbracciare una vita sempre più cupa con il passare degli anni. La sua personalità spiritosa e benevola si abbinò ben presto a varie complicanze patologiche tra cui la sifilide, contratta all’interno delle case chiuse che era solito frequentare. Oltre a ciò, lo smodato consumo d’assenzio peggiorò la sua salute già piuttosto precaria trascinandolo nel tunnel dell’alcolismo.
L’avversione nei confronti dei canoni prestabiliti dall’istituzione pittorica dell’epoca accompagnò Lautrec
verso uno spirito d’espressione rivolto alla quotidianità. Famosa è la sua particolare attenzione
verso la rappresentazione artistica dei bordelli parigini e dei luoghi pubblici da lui frequentati.
Il pittore, nonché punta di diamante pittorica della Belle Epòque, viene considerato appartenente ai
movimenti creativi dell’ Art Nouveau e del Post-impressionismo. Si dimostrò fortemente interessato alla
stampa grafica e, di conseguenza, riuscì a collaborare con numerose testate del suo tempo (Le Rire,
il Courrier Français, Le Figaro Illustré, Le Revue Blanche etc).
Lautrec venne influenzato anche dall’arte giapponese. Infatti, cercò di riprodurne il tratto all’interno di alcuni dei manifesti prodotti. La sua fu un’impronta innovativa nell’epoca della serenità apparente. Una proposta istintiva per un manifesto tutt’altro che conforme ma generalmente apprezzato da moltissimi.
L’abuso degli alcolici lo portò alla morte nell’anno 1901, all’età di 37 anni, a causa delle complicanze
dovute dal Delirium Tremens, che non tardò a verificarsi già due anni prima. Una vita funesta, coronata dai drammi fisici e da quella che potremmo normalmente considerare come una forma di depressione, forse una resa verso la caducità della vita. Molti lo criticarono, asserendo che la sua arte fosse in realtà lo specchio della sua remota inquietudine, dovuta anche ai fumi dell’alcol; altri, invece, ne difesero la produzione, attestando che quest’ultima fosse validissima oltre che realistica.
Indipendentemente dai gusti personali, Henri de Touolouse-Lautrec riuscì a “fotografare” un periodo
storico, riportandone la sua visione dei fatti anche in base alle proprie inclinazioni. Probabilmente,
l’avversione verso la sua persona si deve ad un malcelato perbenismo dei critici amanti della superficie,
forse interessati a raccontare superficialmente la quotidianità davanti al tribunale della storia dell’arte. Per
i motivi elencati in precedenza, secondo le norme dei proibitivi “Henri Lautrec è colpevole!”.