Sonia è una signora anziana, capelli grigi e occhiali da vista. Ma Sonia non è solo la protagonista dello spettacolo teatrale Pranzo con Sonia, un’iniziativa culturale dell’Ambasciata di Colombia in Italia che si è tenuta ieri al Teatro Vascello di Roma. Sonia, a dire il vero, è anche un burattino che, tra stoffa e pezza, parla di morte. Perché diciamolo quando è difficile parlare di morte?
La morte fa paura, il terrore dell’ignoto guida chi l’affronta e coloro che gli stanno accanto. Perchè la malattia e la sofferenza che la perdita porta con sé sono esperienze universali, ma raramente trovano spazio in un dialogo sereno. Eppure vivere la morte come un semplice pranzo con tutta la famiglia era l’obiettivo che la compagnia colombiana Loco7 Dance Puppet Theatre Company, guidata da Federico Restrepo, aveva.
Tutto si gioca sul silenzio. Marionette, oggetti di scena e la grande espressività degli attori tutti vestiti in nero quasi fossero mimi. L’obiettivo è semplice ma rivoluzionario: trasformare l’idea della morte in un momento familiare, quasi conviviale in cui tutti si riuniscono per un ultimo pranzo.
Il tema dell’eutanasia
Attraverso una commistione di teatro, danza e burattini, Pranzo con Sonia costruisce un immaginario sospeso tra il reale e l’onirico. La protagonista affronta il passaggio verso la fine con un misto di fragilità e dignità, invitando il pubblico a riflettere non sulla perdita, ma sulla continuità dei legami e sulla possibilità di accogliere la morte come parte della vita.
Il tema della scelta è al centro della rappresentazione che si inserisce in un dibattito più ampio su cosa sia la libertà personale, toccando per certi versi anche la tradizione legislativa sull’eutanasia.
Lo spettacolo di per sé non cerca di dare risposte definitive, ma di aprire uno spazio di riflessione. Sonia, con la sua stoffa animata e con la sua sfrontatezza diventa un ponte tra generazioni e culture. Una buffa signora in grado di ricordarci che anche ciò che spaventa può essere guardato negli occhi, senza tabù, se lo si condivide.
L’’iniziativa ha offerto al pubblico romano non solo un’esperienza teatrale innovativa, ma anche un’occasione per guardarsi dentro. Perché, come dimostra Sonia, parlare di morte può diventare un atto coraggioso di vita.