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Serial lover: Autopsia di una Relazione

Se l’amore fosse una professione di fede, risponderemo in coro «Monogami». O almeno è quello che detta la morale cristiana. Più sbiadita rispetto al Medioevo, certo, ma pur presente all’appello italiano. Se approfondissimo ulteriormente, scopriremmo che monogamo non è l’espressione più adatta. Il termine corretto – seppur clinico, seppur inquietante – è monogamo seriale.

La relazione-tipo targata anni Duemila è un po’ la rivisitazione soft-core del progetto di vita di Enrico VIII: uno alla volta, finché ci piace. (E intanto è arrivato a 6 mogli). Il corteggiamento è diventato logistica. Il fidanzamento, una prodotto caseario a scadenza una settimana. Un addio con lacrimuccia, un brindisi post-trauma, e via con il prossimo. Stessa velocità di uno speed date, stessa ripetitività di una catena di montaggio alla Charlie Chaplin.

La prima volta che ho sentito questa strana espressione ho pensato a un killer. Al massimo a un tossico. Recidivi, quanto dipendenti dalla loro pratica abominevole: la novità. La monogamia seriale è l’ultimo prodotto di un’epoca ossessionata dal consumo. Il “finché morte non ci separi” è stato sostituito dal match di Tinder. Più l’offerta aumenta, più ci annoiamo.

Il capitalismo ha serializzato tutto. Dal cinema, all’espressività artistica, alle relazioni. «Faccio sul serio, ma a tempo determinato». Quanto una rotella del parchimetro che scorre. E allora riempiamo. La noia, il tempo perso tra una relazione e l’altra. Tempo di un mese, certo. Ma sembra un secolo. Stesso motivo per cui su Vinted un cappotto vintage fa più gola di uno identico, ma leggermente diverso. Solo che qui non si tratta di moda. Si tratta di sentimenti. Di persone. E le stiamo trattando come una collezione di relazioni scadute.

Consumiamo tutto. Il cibo, le serie TV, persino la politica. E le emozioni? Quelle pensavo di no. Ora anche l’amore è diventato un oggetto con il bollino “nuovo”. Finché dura(se dura). Il risultato? Un ciclo infinito di prove gratuite. La relazione si sceglie, si gusta, e se non piace non si rinnova l’abbonamento.

Eppure, la monogamia seriale non è solo una sconfitta romantica, ma anche una risposta pragmatica a un mondo dove il cambiamento è l’unica costante. Si vive, si ama, si lascia – e si ricomincia – perché fermarsi significherebbe arrendersi alla noia, all’immobilismo, a un’idea di coppia che non funziona più.

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