Monica Pareschi, traduttrice e scrittrice di grande talento, è una voce di rilievo nel panorama letterario italiano. Nota per il suo lavoro meticoloso come traduttrice di autori del calibro di Alice Munro e Henry James, Pareschi si distingue per una scrittura raffinata e profondamente empatica, capace di cogliere e restituire le complessità dell’animo umano. Con “Inverness”, opera edita da Polidoro, l’autrice conferma la sua abilità nel coniugare una prosa elegante a una visione impietosa delle dinamiche relazionali, dando vita a un’opera che non lascia indifferenti.
“Inverness” è una raccolta di otto racconti che esplora le sfaccettature più oscure dei rapporti umani, siano essi d’amore o d’amicizia. Le storie mettono in luce sentimenti di morbosità, attaccamento e disgusto, rivelando la crudeltà e la cattiveria che possono annidarsi nelle interazioni più intime. La scrittura di Pareschi è elegante e incisiva, capace di penetrare nelle pieghe più nascoste dell’animo umano. I racconti variano in lunghezza, dai più brevi a quelli di ampio respiro, mantenendo sempre un ritmo equilibrato e una tensione narrativa che cattura il lettore. La crudeltà sentimentale è un tema ricorrente, con personaggi che vivono situazioni di sospensione emotiva, incontri mancati e desideri inespressi.
Dalla carnalità vorace dei Baci di Munch del primo racconto, dove i corpi vengono descritti come “stomachevoli”, dove i baci sono “morsi”, agguati e non gesti di amore puro, alla vita di campagna crudele e spaventosa descritta in Primo amore, Pareschi ci introduce in un mondo dove le relazioni si strutturano su rapporti di forza e di potere sui quali aleggia un senso di disperazione. I personaggi si aggrappano con violenza l’uno all’altro o si distaccano ancora più ferocemente. Nel racconto Fiori, ad esempio, la protagonista femminile afferma con freddezza: “C’è che questi fiori non mi chiedono niente, pensò come gridando. C’è che il loro amore è muto, puro e perfetto, e il mio per loro lo stesso. Non ci scambiamo nulla, se non un po’ d’acqua, e piacere per giorni. Per questo il mio desiderio per loro è eterno. Loro non mi chiedono di essere vivi mentre stanno morendo, non succhiano linfa da me per rimanere in vita, perché sono già morti” (p. 41).
Il leitmotiv dell’opera di Monica Pareschi sembra essere proprio l’impossibilità di dare vita a relazioni equilibrate, sane e dove la comunicazione è chiara per entrambe le metà di una coppia, intesa non necessariamente in senso affettivo. Mentre in Troppo amore uccide si assiste a un gioco al massacro nelle dinamiche di coppia attraverso doppi tradimenti, ne I gabbiani, la fobia di questi uccelli quasi umani fa da padrona del racconto, trascinando la protagonista alla pazzia.
In Mors tua vita mea, Monica Pareschi dipinge un ritratto spietato di Gheri, un uomo sulla sessantina che affronta la fase finale della sua esistenza con un misto di rassegnazione e disillusione corrosiva. “Andava avanti a testa in giù, come uno che si butti nella mischia, quasi ridacchiando, con la gioia storta dell’alcol, o quella che dà a certi la malasorte, quando s’accanisce confermando le peggiori aspettative” (p. 91). Attraverso questa descrizione tagliente, l’autrice indaga la condizione umana nel suo momento di massimo degrado, mettendo in scena il lento declino verso l’alcolismo, la perdita di sé, e i pensieri violenti che possono emergere tanto verso gli altri quanto verso se stessi.
Nel racconto Un bacio, ancora, il sentimento centrale è il ribrezzo, che la protagonista prova nei confronti di una sua compagna di classe. Bullismo, rancore e odio scandiscono le pagine con una crudezza che mette a nudo le dinamiche più viscerali delle relazioni adolescenziali, dove il disgusto diventa arma e riflesso di un disagio interiore più profondo. A chiudere la raccolta, Inverness, che dà il titolo al libro, è il racconto di un ambiguo rapporto tra due ex compagne del liceo che si trasforma in un viaggio in autostop verso la città scozzese omonima. Qui Pareschi esplora con maestria i sentimenti repressi, lasciando emergere tensioni e attrazioni inesprimibili che colorano l’interazione tra le due protagoniste. Questo racconto, con la sua atmosfera sospesa e carica di sottintesi, rappresenta una degna conclusione per un libro che non smette mai di interrogare il lettore sui lati più oscuri e contraddittori delle relazioni umane.