«Se non fosse un giorno molto triste – ha affermato il primo ministro – farebbe ridere scioperare contro questo governo che sta assumendo 100mila insegnanti. Non mi si dica che si fa sciopero contro il primo governo che elimina i precari dalla scuola”.
“Deve essere chiaro che noi non lasceremo la scuola ai sindacati – ha continuato il presidente del Consiglio – la scuola è delle famiglie e degli studenti. Se i sindacati – prendendoli di mira – fanno sciopero perché hanno paura che noi gli togliamo il diritto di fare quello che vogliono, fanno bene. Ma non dicano che lo fanno contro un governo che assume e che aumenta gli stipendi”.
Per tutta risposta, i Sindacati non si sono fatti attendere e hanno immediatamente replicato l’intervista di Renzi: in primis il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, ha risposto ai microfoni definendo “ingiusto e inaccettabile sia per i professori che per il personale scolastico il ddl”, e ha continuato chiedendo “radicali cambiamenti”, soffermandosi anche su quello che dovrebbe essere il nuovo ruolo del preside-sindaco. Il dirigente scolastico della scuola renziana sceglierà i propri docenti, utopicamente seguendo i criteri della meritocrazia, ma sarà considerato responsabile dell’enorme dispersione scolastica che si registra nelle nostre scuole e dell’elevatissimo numero di bocciature che incombe nelle scuole superiori. Un preside-sceriffo, dunque, quello voluto dalla riforma targata Renzi-Giannini che ha suscitato non poche polemiche.
Un rafforzamento del Consiglio di istituto, a cui è rimasto ben poco da decidere, è stato richiesto dai sindacati che non hanno esitato un attimo ad organizzare lo sciopero che si terrà il 5 maggio.
Mirko Olivieri
21 aprile 2015