La Germania, etichettata come ‘locomotiva’ d’Europa, ha concluso il trimestre con un saldo peggiore del previsto, registrando una flessione dello 0,2% sul Pil. Questo è il primo dato negativo dal 2012 per i tedeschi tuttavia, nonostante il buon andamento dei periodi precedenti, è il raffronto con il +0,8% di gennaio-marzo 2014 che spinge a preoccuparsi e a preventivare un ritocco al ribasso sulla stima di crescita al 2% per l’anno vigente.
Per la Francia la situazione economica è pressoché stagnante: la crescita è ferma intorno allo zero da inizio anno. Paradossalmente – ma non troppo – sorprende il Portogallo, che guadagna un +0,6% sulla produttività che suggerisce, come nel caso Spagnolo, che le riforme possono fare la differenza. Vero. Occorre però ricordare che queste nazioni hanno patito enormi travagli attraverso licenziamenti e chiusura di attività imprenditoriali: sono le poche aziende superstiti dalla crisi a trainare il resto del paese che le ospita e, dovendo far fronte alla domanda, incrementano la produzione e quindi anche il Pil che sotto quest’ottica appare in crescita, ma limitatamente alle poche realtà industriali che sono riuscite a sopravvivere. A supporto di tale punto di vista ci sono i dati del trend europeo che scende dal +0,3% di fine 2013 allo zero del trimestre primaverile del 2014: nei pochi posti in cui l’impresa ha resistito il Pil è sceso in maniera sensibile.
L’Italia, in recessione da due trimestri consecutivi, è fra i paesi più in difficoltà. La situazione è drammatica per cittadini e aziende, ma per Matteo Renzi: “Non c’è una situazione di crisi dell’Italia rispetto all’Eurozona, ora la situazione è cambiata, l’intera area europea vive una fase di stagnazione”. Una magra consolazione se si considerano i dati impietosi sulla recessione, sulla disoccupazione, sul Pil e sull’economia: aggrapparsi alle sventure dei paesi stranieri per mascherare l’evidente drammaticità della situazione interna significa aggirare il problema di fondo, significa – tra le righe – ‘mal comune mezzo gaudio’.
Davide Lazzini
14 agosto 2014