«Il tecno-capitalismo vive di produzione industriale di ombre e di falsificazione industrializzata della realtà: il fordismo-taylorismo, la pubblicità, il marketing, cioè le tecniche di ingegnerizzazione del lavoro e del consumo, lo spettacolare integrato debordiano».
Vogliamo citare questo passaggio secondo noi cruciale, tratto dal libro La società fabbrica di Lelio Demichelis (casa editrice LUISS), per riflettere ancora una volta sulle condizioni odierne del realismo capitalista.
Il tecno-capitalismo è infatti a tutti gli effetti il più grande esempio di caverna platonica mai ideata.
Il cittadino contemporaneo è completamente immerso in un sistema di input che tendono a intrattenerlo e quindi a tenerlo lontano da ogni forma di spirito critico. È la società dello spettacolo di Guy Debord: una collettività profondamente edonistica e individualista, in cui i media — cinema, stampa, web — tendono a costruire gabbie dalle quali è impossibile evadere.
Siamo di fronte alla storiella dei pesci raccontata anni fa dallo scrittore americano David Foster Wallace: due pesci rossi nuotano tranquilli e felici nel mare. A un certo punto incontrano un pesce più anziano che salutandoli gli dice: «Oggi l’acqua è più fredda». Allora loro: «L’acqua? Cos’è l’acqua?».
Siamo talmente immersi nella liquidità del capitalismo da non saper più immaginare un mondo diverso.
Siamo così abituati al paradigma produci-consuma che ormai è il jobtitle a identificarci come esseri umani, il successo professionale (e quindi la capacità di spesa) a definire il nostro ruolo all’interno della comunità.
E siccome il modello economico capitalista è ormai ad uno stadio crepuscolare, l’ultima chance di sopravvivenza non rimane che l’efficientamento delle risorse, la misurabilità degli investimenti, la rapacità con cui estrarre ancora valore.
In sintesi, i leader del tardo-capitalismo, per confermare le parole di De Michelis, non possono che essere degli ingegneri e finché la società continuerà a essere intesa come una fabbrica, tutto verrà misurato in termini di spesa e investimento.
Allora, a pagare sarà ancora il bene comune. Del resto in Italia abbiamo già avuto testimonianze illustri che spiegano questo modello.
Le Aziende Sanitarie Locali per la gestione della sanità. O ancor meglio l’alternanza scuola-lavoro, per preparare i ragazzi alle richieste del mercato e spegnere sul nascere ogni possibilità di coltivare in loro ogni capacità analitica nei confronti del sistema.
Il tardo-capitalismo è una caverna, certo. Ma abbiamo ancora modo di accendere la luce e considerare nuovi archetipi su cui ricostruire la realtà.