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Un sorprendente Ed Sheeran in The Sum of It All

È uscito da poco più di un mese il documentario su Disney+ dedicato ad Ed Sheeran e queste sono state le nostre impressioni

Un documentario su un uomo “normale”

Gli spettatori più dentro la vita di Ed Sheeran rispetto a me potrebbero chiedersi come questo documentario prodotto da Disney+ riesca a riempire un’intera serie sul cantante britannico in sole quattro puntate. La filantropia di Ed Sheeran è enorme, la sua fama lo precede, una delle più grandi pop star maschili al mondo, capace di fare il tutto esaurito allo stadio di Wembley, quest’anno; però per la dodicesima volta. Ogni suo album ha raggiunto il numero 1, ha suonato praticamente in tutte le grandi arene del mondo. Canta con Eminem, ma ha detto che Beyoncé si esibirà con lui. Ha un pub (all’interno del suo appartamento), ha sposato una compagna di scuola, vive ancora nel Suffolk.

Quali tematiche si affrontano

Il suo atteggiamento da ragazzo normale, della porta accanto, è sia la sua grande forza che il suo limite. Ce lo immaginiamo come un gran lavoratore, un uomo molto gentile. Il documentario, che coincide con un caso giudiziario di alto profilo contro di lui, fa molto per farlo sembrare ancora più umano e simpatico, mettendo in primo piano il “non ancora visto”, attraverso le persone che accompagnano quotidianamente nella sua vita: da sua moglie Cherry ai i suoi genitori, John e Imogen. Certamente ci viene raccontata la storia della sua ascesa alla notorietà e di come sia passato dal passaparola e dall’esposizione online a varie trasmissioni in prime time negli Stati Uniti. Sono presenti anche video casalinghi di Sheeran da bambino. “Sono un tipo particolare, con i capelli rossi, molto corti, inglese, di campagna, che balbetta e fa beatboxing… questo tipo di persona non diventa una pop star”, dice. Ma la sua fiducia nei suoi mezzi non è mai mancata: un talento assoluto, fin dall’età di 15 anni.

Com’è impostato The Sum of It All

Gli episodi hanno un impatto emotivo molto forte, fin già dal titolo: “Amore”, “Perdita”… All’inizio, ammette il cantante, pensava che si trattasse di un documentario sulla realizzazione del suo quinto album da solista, Subtract. Ma i fatti della vita lo hanno superato e, improvvisamente, il documentario ha preso tutt’altra direzione. Sua moglie Cherry rivela del suo cancro ed è qui che il documentario affronta la mortalità in modo molto introspettivo e per nulla retorico. Si parla di eredità da lasciare ai propri figli, nel caso fosse morta. “Non sono solo una macchina da musica, non sono solo un robot che deve arrivare al primo posto”, dice, invece, Sheeran. E in questo lavoro traspare, per sottrazione (proprio come il titolo della sua ultima fatica), tutta la mortalità, che è anche l’umanità di un uomo che non ha mai rischiato di farsi travolgere dal suo successo planetario. Consigliato, perché non si limita a celebrare l’artista, ma a comprenderlo come persona, cosa che, spesso, i documentari sulla vita degli artisti tendono a tralasciare.

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