2duerighe

Billie Eilish, i disturbi alimentari e la mancata accettazione del proprio fisico

Accettare il proprio fisico è una tra le più vaste e importanti tematiche d’attualità: approfondiamola con l’esperienza di Billie Eilish.

All’origine del problema

Salita alla ribalta nel 2016 con Ocean Eyes, Billie Eilish non è soltanto musica, live pazzeschi e canzoni azzeccate. La cantautrice classe 2001 ha da sempre parlato del suo rapporto conflittuale con il proprio corpo ed è anche per questi motivi che è diventata un modello per le nuove generazioni. I fattori extra-musicali, in questo caso, sono un’altra, solida e vincente, base per il suo successo internazionale, lei, personalmente coinvolta in passato in dinamiche becere di body shaming, adesso è una forte ed imponente voce nel panorama musicale che ha portato la sua testimonianza per sensibilizzare ancora di più su un argomento di cui si parla sempre troppo poco (o in misura sbagliata).
In una lunga intervista (che potremmo più realisticamente chiamare una sensibile lettera aperta) comparsa su Vanity Fair, Billie Eilish ha espresso quanto, da adolescente, sia stato difficile accettare il proprio fisico, soprattutto perché, complici i suoi disturbi alimentari (DCA), si diceva “perennemente affamata”. In effetti, quando aveva solo 12 anni, Billie ha provato per un periodo della sua vita a prendere delle pillole per perdere peso, con il solo risultato che le facevano fare pipì a letto. La ragione per la moda XXL dei suoi abiti larghi che indossa anche oggi durante i live risiede proprio qui: Eilish iniziò fin dai 16-17 anni a scegliere abiti oversize per celare il suo corpo, connesso anche al fatto che spesso praticava autolesionismo, poiché odiava la sua immagine.

Wine mom e disturbi alimentari oggi

È qui che si inserisce la tematica del body shaming: nel 2020 Billie è stata fotografata senza i suoi vestiti oversize “d’ordinanza”, ma con indosso una canotta aderente e dei pantaloncini. Non si sono, dunque, fatti attendere commenti derisori che evidenziavano l’aumento di peso della cantante e lo sottolineavano come disvalore, con tutta una serie di battute infelici a riguardo.
In 10 mesi, Billie Eilish ha sviluppato il corpo di una wine mom 35enne” fu il commento di uno dei tweet andati più virali al tempo. Cos’è una wine mom? Donne, non più molto giovani, non più molto in forma, lasciatesi andare negli anni e non particolarmente desiderabili. Non un bell’apprezzamento, per usare un eufemismo. Eilish ha poi pubblicamente esposto la sua posizione: “[La non accettazione del mio fisico e dei connessi disturbi alimentari] è stata una parte significativa della mia vita e nessuno ne sapeva niente. Era così importante e grande che stava prendendo il controllo sulla mia vita.”
Oggi i disturbi alimentari tra gli adolescenti sono in costante aumento in tutto il mondo e colpiscono una fetta di popolazione molto eterogenea. Soprattutto nelle donne vi è un’insorgenza molto precoce della volontà di dimagrire (parliamo anche di una percentuale significativamente alta nelle bambine tra i 7 e i 10 anni), spesso rifiutandosi anche di mangiare. Farsi sentire accettati dal proprio gruppo di amici o, più in generale, dalla società è una potentissima medicina e la vicinanza, la comprensione senza giudizio e l’empatia ricoprono, assieme all’assistenza di uno specialista, dei punti fondamentali per arginare questa deriva.

Mi conoscete davvero?

Oltre a dover fare i conti con una diagnosticata Sindrome di Tourette, Billie Eilish ha subito anche un attacco gratuito nei confronti del suo aspetto esteriore, portando tutto il suo fandom (e non solo) a difenderla a spada tratta sui social ma anche, e soprattutto, durante i suoi concerti. Parlando di questo aspetto, è stata proprio la cantante stessa a sottolineare il fatto che senza l’aiuto, prima dei genitori e amici e, successivamente, della sua nutrita schiera di fan, coadiuvata anche da una personalità molto forte, non ne sarebbe uscita indenne.
“Mi conoscete? Mi conoscete davvero? Avete opinioni sulle mie opinioni, sulla mia musica, sui miei vestiti, sul mio corpo. Alcune persone odiano ciò che indosso, alcune persone lo elogiano, alcune persone lo usano per svilire gli altri, alcune persone lo usano per svilire me. Ma vi sento scrutare, sempre, e nulla di ciò che faccio passa inosservato. Dunque mentre percepisco i vostri sguardi, la vostra disapprovazione o i vostri sospiri di sollievo… se vivessi in funzione di essi, non sarei mai in grado di muovermi. Mi vorreste più magra? Più debole? Più delicata? Più alta? Vorreste stessi zitta? Le mie spalle vi provocano? Lo fa il mio petto? Io sono la mia pancia? I miei fianchi? Il corpo in cui sono nata non è quello che avreste voluto? Se indosso qualcosa di comodo, non sono una donna. Se tolgo gli strati, sono una tr*ia. Pur non avendo mai visto il mio corpo, lo giudicate ugualmente e giudicate me per questo. Perché? Facciamo supposizioni sulle persone basandoci sulla loro taglia, decidiamo chi siano, decidiamo quanto valgano. Se mi vesto di più, se mi vesto di meno… chi decide cosa questo mi renda? Che significa? Il mio valore si basa solo sulla vostra percezione? O la vostra opinione su di me non è una mia responsabilità?”
Ragioniamoci su.

Exit mobile version