Attraverso un’accuratissima inchiesta il quotidiano di Washington rivela le scandalose condizioni di produzione, del traffico e d’utilizzo del cobalto, un materiale così presente nella nostra vita di tutti i giorni
RDC – Dietro al vostro schermo, sì proprio quello dal quale state leggendo in questo momento, si trova senza alcuna ombra di dubbio il cobalto. Questo materiale prezioso è prodotto dalle grandi multinazionali della tecnologia (giganti come Apple, Samsung e LG, almeno quelli coinvolti in questa inchiesta, ndr), per produrre le batterie dei nostri smartphone, tablet e computer. Dai cinque a dieci grammi di cobalto per uno smartphone, una trentina di grammi per un pc. L’industria automobilistica non è da meno poiché utilizza questo materiale per la fabbricazione dei motori per i veicoli elettrici (tra i 5 e i 9 kg a vettura).
UNA MINIERA DI SANGUE

In questo stato controverso, uno dei più poveri del globo, migliaia di uomini e bambini lavorano con il solo ausilio di pale e picconi per estrarre dal suolo il cobalto. Questi lavoratori, “scavatori” come li chiamano da quelle parti, lavorano incessantemente giorno e notte per un tozzo di pane. “La retribuzione è basata su quello che trovano. Nessun minerale, nessun pagamento”. E il salario è bassissimo, l’equivalente di 1 o 2 euro per una buona giornata, come ha riferito Nsenga, uno scavatore.
MORTI IN MINIERA
MOLTE VITTIME SONO BAMBINI
Il giornale Americano scrive che nel 2012, l’Unicef stimava circa 40 000 bambini impiegati nelle miniere nel sud del paese. Nel 2007, uno studio finanziato dall’agenzia americana per lo sviluppo internazionale, indicava che 4 000 bambini lavoravano nelle miniere di Kolwezi. Una cifra presumibilmente aumentata.
Il business del cobalto è sostanzialmente nelle mani di un’azienda cinese, Congo Donfang International Mining. Detiene quasi il monopolio sul territorio (90% della produzione), e fornisce quasi tutte le grandi aziende internazionali. In un paese come il Congo destrutturato da decenni di guerra, monitorare la produzione delle miniere in mano alle multinazionali è praticamente impossibile. Tuttavia, l’inchiesta, rivela che una volta acquistato dai piccoli “scavatori” il cobalto viene fatto transitare in Sud Africa e in Tanzania, attraverso diverse imprese per “sbiancarlo”. In seguito, viene mandato in Asia, dove si trovano la maggior parte delle aziende di costruzione delle multinazionali.
MULTINAZIONALI SENZA SCRUPOLI
Messa di fronte al fatto compiuto dall’inchiesta del Washington Post, la Apple riconosce a stenti di fornirsi dalla società cinese. Paula Pryes (direttrice in carica della catena di approvvigionamento), ha dichiarato che la “società prevede di rinforzare il controllo con cui il cobalto è stato ottenuto”. Il rivale coreano, invece, ha concluso: “Tutto ciò rimette in discussione le affermazioni di queste imprese che pretendono di essere capaci di controllare le loro catene di approvvigionamento per far rispettare sulla carta i diritti dell’Uomo e dei bambini”. Insomma, i nostri telefoni sono macchiati col sangue.
Fonte: The Washington Post