Il danno creato dalla natura, anche questa volta, è davvero ingente: secondo le Nazioni Unite potranno volerci ancora altre settimane prima di poter stimare con esattezza i danni. Secondo gli esperti, si tratta dell’uragano più forte che abbia colpito i Caraibi nell’ultimo decennio: diverse città sono rimaste isolate per interminabili ore, e raggiungibili solo in elicottero per diversi giorni.
Prima di raggiungere Haiti, l’uragano era passato dalle isole Bahamas, da Cuba e da Santo Domingo, dove aveva causato già quattro vittime. Altre 19 le ha provocate sulle cose statunitensi: 6 in Florida, 4 in Georgia, altre 2 in Carolina..
Case, scuole, mercati: è tutto distrutto in quell’angolo di Terra davvero sfortunato. La forza di reagire, però, gli haitiani sembrano averla nel sangue: come avvenne nel 2010 quando un fortissimo terremoto fece contare 100mila morti sempre nella stessa isola, i superstiti hanno già ricominciato a ricostruire le abitazioni spazzate via dalla forza della natura.
L’Unicef ha già lanciato l’allarme colera per i bambini: “Ogni giorno che passa aumenta la minaccia di questo genere di malattie -ha detto Marc Vincent, rappresentante Unicef ad Haiti-. Siamo in una corsa contro il tempo per raggiungere questi bambini prima che lo faccia il colera”.
Anche il Papa ha dedicato una preghiera alle popolazioni colpite dall’uragano: “Ho appreso con dolore -ha detto il pontefice prima dell’Angelus- delle gravi conseguenze causate dall’uragano che nei giorni scorsi ha colpito i Caraibi, in particolare Haiti, lasciando numerose vittime e sfollati, oltre che ingenti danni materiali. Assicuro la mia vicinanza alle popolazioni ed esprimo fiducia nel senso di solidarietà della Comunità internazionale, delle istituzioni cattoliche e delle persone di buona volontà. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per questi fratelli e sorelle, così duramente provati”.
Non resta che ricominciare di nuovo.