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Caos in Libia: scontri tra milizie e ora la tregua

L’instabilità politica perseguita la Libia. In questi giorni i quartieri di Abu Salim, Salah Eddin e Al-Hadba di Tripoli sono stati teatro di una serie di scontri tra la Stabilization Support Authority(SSA) e la Brigata 444 per il controllo del territorio. La morte di Abdel Ghani al-Kikli, capo della SSA, una delle milizie armate libiche più potenti è diventato il pretesto per un’escalation che ha causato almeno 10 feriti e sei morti. I combattimenti sono iniziati lunedì mattina e si sono conclusi ieri con il cessate il fuoco.

Non succedeva dal 2011. Da quando Muhammed Gheddafi è stato spodestato. Da allora lo Stato centrale si è dissolto lasciando spazio al dominio delle milizie armate e a due governi paralleli. Uno con sede a Tripoli ovest, riconosciuto dall’ONU e attualmente guidato da Abdul Hamid Dbeibah, l’altro a Bengasi, controllato dal generale Khalifa Haftar. Un equilibrio sottile che si incrina alla minima turbolenza.

L’assassinio di Abdel Ghani al-Kikli

Secondo i media libici lunedì 12 maggio Abdel Ghani al-Kikli, noto anche come Ghaniwa, è stato coinvolto in un’imboscata mascherata da negoziazione ordinata da Mahmoud Hamza, comandante della 444° brigata. Nell’operazione sarebbero state uccise anche le sue guardie del corpo.

Al-Kikli è stato ucciso perché probabilmente era diventato troppo scomodo per l’autorità centrale, in grado di esercitare un potere che non era più controllabile. La sua morte è il segnale che il governo vuole ridurre il campo di azione delle milizie rivali. Da diversi anni, infatti, il suo gruppo agiva in piena autonomia.

Organizzazioni internazionali come l’Amnesty International, poi, lo accusavano di gravi abusi, tra cui torture, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali e il suo nome era comparso persino sui media italiani. Dopo il caso Almasri, la sua visita al ministro dell’Interno libico, Adel Juma, ricoverato dopo un attentato all’European Hospital di Roma, ha generato un’accesa polemica.

Gli scontri

Le truppe della milizia SSA (Apparato di Supporto alla Stabilità)hanno accusato la Brigata 444, milizia rivale ma vicina al governo di Dbeibah, di aver tradito e assassinato Al-kikli. La risposta non si è fatta attendere. Colpi di mitragliatrici e granate in tutti i quartieri coinvolti. Cittadini che hanno bloccato porte e finestre e disattivato la corrente per non attirare l’attenzione. Sembrava quasi uno scenario apocalittico, invece è come si è svegliata Tripoli. Alcuni sono rimasti senza né acqua e né elettricità, alcuni sono rimasti bloccati per ore o per giorni nelle proprie abitazioni. Le ambulanze non riuscivano a passare e molti feriti non sono stati soccorsi. Scuole, università e negozi sono stati chiusi.

I combattimenti si sono diffusi soprattutto nei quartieri di Abu Salim, Salah Eddin, Al-Hadba e nelle aree attorno all’aeroporto Mitiga, trasformando Tripoli in un campo di battaglia. Il bilancio delle vittime e dei feriti rimane provvisorio mentre il cessate il fuoco annunciato mercoledì 14 maggio, lascia ancora spazio ad una situazione tesa e fragile.

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