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Libano, i suoi bond in default volano: +260% da inizio anno. Ma la strada resta in salita

Beirut downtown cityscape & Mohammad al amin mosque

Quella del Libano è una storia di crisi profonda, dolore economico e, sorprendentemente, di speranza finanziaria. Da mesi, nel silenzio generale, i titoli di Stato libanesi in dollari stanno vivendo un rally spettacolare: da gennaio ad oggi alcuni eurobond hanno guadagnato fino al 260%. Un paradosso, se si considera che il Paese è in default dal 2020, la sua economia è a pezzi e il futuro resta tutto da scrivere.
Ma come è possibile che obbligazioni “fallite” diventino improvvisamente così attraenti? La risposta è una miscela di scommesse, prospettive politiche e, soprattutto, prezzi così bassi da sembrare quasi un biglietto della lotteria.

Per capire la portata di questa impennata bisogna tornare indietro di qualche anno. Nel marzo del 2020, il Libano ha dichiarato default sul proprio debito estero per la prima volta nella sua storia. Era l’epilogo di decenni di cattiva gestione pubblica, corruzione sistemica e spese fuori controllo.

Il sistema bancario, un tempo orgoglio nazionale, è collassato sotto il peso di anni di continui squilibri. La valuta locale ha perso più del 90% del suo valore, i risparmi delle famiglie sono stati congelati o annullati e il tenore di vita della popolazione è crollato. Oggi, oltre l’80% dei libanesi vive in una situazione drammatica, sotto la soglia di povertà e con l’economia che risulta essere di fatto dimezzata rispetto a prima della crisi.

Da allora, nonostante le promesse, nessuna vera ristrutturazione del debito è mai partita. Le istituzioni sono paralizzate da lotte politiche e l’accordo con il Fondo Monetario Internazionale, considerato essenziale per ripartire, resta ancora solo sulla carta.

Eppure, nel 2025, qualcosa si è mosso. I bond libanesi, che per anni sono stati praticamente senza valore, hanno cominciato a risalire. Titoli che a gennaio si compravano a 4 o 5 centesimi per dollaro, ora vengono scambiati anche a 14 o 15 centesimi. In alcuni casi, i rialzi sfiorano il 260%.

Detto così può sembrare un miracolo, ma c’è un dettaglio importante: i prezzi sono ancora bassissimi. Nessuno crede che il Libano pagherà mai il 100% del valore originario di quei titoli. Tuttavia, se la ristrutturazione fosse meno dura del previsto, diciamo, un rimborso del 30% o 40%, chi compra oggi potrebbe ottenere guadagni molto consistenti.

“È come acquistare un biglietto della lotteria, ma con probabilità un po’ più alte di vincere,” ha commentato un analista di un fondo specializzato in debito distressed. “Certo, serve stomaco e pazienza, ma i potenziali ritorni possono essere enormi.”

Ci sono diversi motivi dietro questa improvvisa impennata:
• Valutazioni ridicole: dopo anni di abbandono, i bond libanesi erano scambiati a prezzi talmente bassi che bastava un piccolo aumento della domanda per farli volare.
• Speculatori in azione: fondi specializzati in situazioni ad alto rischio hanno iniziato a comprare, scommettendo su una futura ristrutturazione meno dolorosa del previsto.
• Segnali politici positivi: dopo anni di stallo, a Beirut si intravede qualche segnale di compromesso per eleggere un presidente e formare un governo. Non è ancora un cambio di passo, ma il mercato è attento a ogni indizio.
• Clima globale favorevole: con i tassi d’interesse stabili e un rinnovato appetito per il rischio, molti investitori cercano occasioni nei mercati di frontiera.

Il rally dei bond non significa che il peggio sia passato. Tutt’altro. Il Libano deve ancora affrontare riforme durissime: ricostruire il sistema bancario, ristrutturare il debito pubblico, approvare leggi anticorruzione e siglare un accordo con l’FMI. Tutto ciò richiederà tempo, stabilità politica e consenso sociale, tre elementi che oggi mancano.

Anche se il prezzo delle obbligazioni è salito, il mercato continua a prezzare un futuro incerto. La maggior parte degli analisti ritiene che i creditori recupereranno tra il 10% e il 20% del valore nominale. Numeri bassi, certo, ma comunque superiori a quelli di pochi mesi fa.

La storia dei bond libanesi è un promemoria potente di come funziona la finanza: anche nelle situazioni più disperate, il mercato cerca sempre segnali, anche minimi, di speranza. E quando i prezzi sono così compressi, basta poco per scatenare rally spettacolari.

Per ora, i guadagni appartengono soprattutto a investitori abituati a muoversi tra le macerie del debito sovrano. Ma la loro scommessa racconta anche qualcos’altro: sotto le macerie della crisi libanese, qualcuno intravede la possibilità di ricostruire. E chissà che, un giorno, questo rally non sia ricordato come il primo segnale di una rinascita più ampia, non solo dei mercati, ma dell’intero Paese

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