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Tra vigna e valore: il volto sostenibile del vino

In un’epoca di forti cambiamenti ambientali, dove le agende europee, in alcuni momenti, sembrano voler fare un passo indietro rispetto a quella che dovrebbe essere una priorità globale, la sostenibilità può essere percepita come un costo e non un investimento per il futuro. Tra i vari settori economici, il nostro Paese è conosciuto e stimato nel mondo per quello vinicolo, costretto a confrontarsi anch’esso con le sfide della sostenibilità.

Dalla coltivazione della vite all’imbottigliamento finale, ogni fase della produzione vinicola può lasciare un’impronta ecologica significativa. E’ in questo settore che un numero crescente di produttori sta riscoprendo pratiche agricole rispettose del territorio, investendo in energie rinnovabili e adottando soluzioni innovative per ridurre l’impatto sull’ambiente. Coltivatori che vivono l’amore per la propria azienda e il rispetto del territorio come pratica quotidiana, come scelta consapevole e come eredità da custodire.

Per comprendere pienamente il loro lavoro, abbiamo avuto la possibilità di parlare conGiuliano Manfredi Stramacci, produttore del Tellenae, un vino unico che nasce dai grappoli d’uva della Malvasia Puntinata. L’intervista che segue ci porta tra le colline di un’azienda nata da una fattoria familiare, in quella che una volta era la campagna romana, dove il legame con la terra non è solamente retorica, ma memoria vissuta. “Le montagne russe” sul trattore con il nonno, l’osservazione attenta degli insetti utili, lo studio costante per migliorare senza forzare. Sostenibilità, infatti, non solo ambientale: l’attenzione ai dettagli è equilibrio biologico, rispetto per il suolo, gestione intelligente delle risorse; la produzione del vino è possibile attraverso un approccio che integra biodiversità, energia rinnovabile, packaging ecologico e una visione lucida sul futuro del settore.

Il vino non viene inteso solamente come un prodotto, ma come il risultato di processo continuo e complesso, che può essere veramente sostenibile solo se riesce a coniugare qualità, quantità e responsabilità. Un processo interconnesso anche con altri settori, come quello energetico, che utilizza i materiali di scarto come fonte di energia. Inoltre, un processo che avviene in una zona tutelata dal punto di vista ambientale e storico, a dimostrazione che si può fare impresa in maniera sostenibile. E in questo equilibrio, forse, si gioca il futuro dell’enologia europea.

Ciao Giuliano, puoi raccontarci brevemente la storia della sua azienda vinicola e la filosofia che la guida?

Ciao Alessandro, l’azienda nasce con il mio bisnonno e mio nonno ed era una bellissima fattoria con capi bestiame, terreni destinati al pascolo, agli ortaggi e ai vigneti. Negli anni rimasero solo le vigne, mio nonno non ha mai prodotto vino ma conferiva le uve in una cooperativa sociale. Sono nato e cresciuto in questo contesto agricolo, all’età di due anni avevo mio nonno che mi portava sul trattore a fare le “montagne russe” che non era altro che scendere e salire dalle colline ed è forse, proprio in quegli anni, e quindi quasi dalla nascita, che si è instaurato in me questo grande attaccamento alla terra e all’agricoltura. La filosofia che guida l’azienda? Semplicemente tanto studio che incrementa le nostre competenze, non utilizziamo insetticidi in vigna e fortunatamente e forse anche per bravura abbiamo un buon equilibrio tra insetti dannosi e i loro antagonisti. Come spesso mostro ai clienti in visita, la vigna è viva, è piena di ragni, di ragnatele, coccinelle, api, tutti insetti utili a contrastare diverse avversità.

Quali sono le principali pratiche agricole sostenibili che avete adottato nei vostri vigneti?

Lavoriamo il terreno una sola volta l’anno, di solito in ottobre, per seminare il favino e altre specie vegetali, questo ci consente di limitare al minimo l’erosione del suolo in quanto durante le piogge il terreno risulta quasi sempre coperto da vegetazione: le radici delle piante stabilizzano il terreno e inoltre grazie anche alla pacciamatura (taglio delle erbe) andiamo a ridurre l’effetto di perdita di azoto dal terreno (lisciviazione).

Come gestite l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici? Avete optato per alternative biologiche o naturali?

La strada più semplice è sempre quella di prendere le distanze da molecole di sintesi chimica ma se analizziamo la produzione mondiale agricola e parallelamente la disponibilità di cibo, questa è resa possibile proprio dall’utilizzo di molecole di sintesi chimica e ottimizzazione delle rese per ettaro di produzione; le molecole di sintesi chimica se utilizzate correttamente non sono il male. Nel nostro caso non facciamo utilizzo di insetticidi e utilizziamo il rame, zolfo e ceppi batterici per contrastare le avversità.

Qual è il ruolo della biodiversità nei vostri vigneti e come la promuovete?

La promozione della biodiversità inizia con l’evitare la lavorazione del suolo e andando a pacciamare e termina nel non utilizzare insetticidi.

Come gestite i rifiuti e gli scarti della produzione?

Durante la potatura i tralci delle viti vengono adagiati lungo i filari per poi essere sminuzzati grazie all’utilizzo del trattore. Restituiamo quindi una parte di elementi al terreno (sostanze organiche e inorganiche), un’altra parte purtroppo la perdiamo in quanto si tratta del mosto e delle vinacce. Per quanto riguarda le vinacce, vengono inviate in distilleria e successivamente lo scarto delle vinacce viene utilizzato negli impianti di biogas, ma chiaramente queste sono lavorazioni che avvengono fuori dal ciclo aziendale.

Come affrontate la questione dell’uso dell’acqua nei vigneti? Avete implementato tecniche di irrigazione sostenibile?

Attualmente le vigne destinate alle produzioni del Tellenae non hanno necessita del supporto di irrigazione.

Utilizzate energie rinnovabili nella produzione? Se sì, quali sono i benefici che ha riscontrato?

La cantina si avvale di impianto fotovoltaico che permette di soddisfare una parte del fabbisogno energetico.

Avete adottato soluzioni ecologiche per il packaging, come bottiglie leggere o materiali riciclati?

Le bottiglie sono un compromesso tra leggerezza e capacità di schermare il vino dai raggi solari: vetro scuro ma con un peso di 650 grammi. Utilizziamo le confezioni in cartone riciclato sbiancato e non plastificato e la chiusura delle stesse avviene per mezzo di nastri biodegradabili.

Come penso si evolverà il rapporto tra vino e sostenibilità nei prossimi anni?

È un tema che nei paesi occidentali è sentito, nel 2024 il Parlamento Europeo ha aperto alla NEW GENOMIC TECHNIQUES: tecniche che permettono la modifica del dna delle piante al fine di renderle più resistenti alle avversità e quindi parallelamente si andrà a ridurre l’utilizzo di anticrittogamici. Non si tratta di OGM, ma di prelevare ad esempio un gene di resistenza di una vite americana e inserirlo all’interno del dna di una vite europea. https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20240202IPR17320/new-genomic-techniques-meps-back-rules-to-support-green-transition-of-farmers.

Come vedi il futuro del settore vinicolo in relazione alla sostenibilità ambientale?

la sostenibilità ambientale deve anche poter garantire le produzioni agricole in termini di quintali per ettaro e qualità, se questo equilibrio persiste il futuro sarà sicuramente positivo.

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