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La Capannina, il Twiga e la Versilia del lusso che cambia

In un’estate che si preannuncia rovente, non solo per il caldo, ma anche per le trattative economiche, il gossip si intreccia con il grande business: il noto stilista italiano, Giorgio Armani, avrebbe messo gli occhi su un nuovo affare che si chiama “La Capannina di Franceschi”, lo storico locale simbolo delle notti versiliesi.

Secondo alcune indiscrezioni, Armani avrebbe rilanciato un’offerta da 12 milioni di euro per acquisire il locale dalla famiglia Guidi, proprietaria storica. L’interesse nei confronti del locale sarebbe giustificato da motivazioni sia imprenditoriali che sul piano personale (Armani conobbe qui il suo compagno Sergio Galeotti). Al momento le trattative sono ancora aperte e tra gli interessati ci sarebbero altri imprenditori, sia italiani che stranieri, e anche il gruppo Cipriani.

Nella lista spunta il nome dell’ex deputato bergamasco Giorgio Jannone Cortesi. Già numero uno delle cartiere Pigna e da febbraio parte del Cda di Visibilia, la società editrice di Daniela Santanchè che da pochi mesi ha perso il celeberrimo Twiga, passato in mano a Leonardo Del Vecchio. 

“La proprietà della Capannina di Franceschi, con la quale abbiamo costanti interlocuzioni attraverso i legali incaricati della trattativa, non ha comunicato alla nostra società alcun closing con il gruppo di Giorgio Armani o altri competitors.” ha dichiarato recentemente Cortesi.

Proprio in questo contesto di competizione economica le domande sono molte. L’eventuale ingresso dello stilista milanese nella scena notturna versiliese potrebbe seguire il solco lasciato da altri big del settore e impattare sulla sostenibilità del settore turistico. Basti pensare al Twiga, locale simbolo dell’élite italiana e internazionale che ha aperto la strada a Flavio Briatore nella scena toscana.

ll lusso come modello

Ma cosa significa, oggi, quando i luoghi simbolo del divertimento italiano passano sotto il controllo di grandi nomi del lusso? Il dubbio è che un’opportunità di rilancio per il territorio possa trasformarsi in un rischio di snaturamento dell’identità storica.

La Versilia, da sempre crocevia tra mondanità e tradizione, si trova di fronte a una trasformazione profonda. Da un lato i suoi locali si fanno carico di una lunga e radicata tradizione. Dall’altro, questi gioielli e simboli di uno stile di vita esclusivo, passano nelle mani di pochi grandi imprenditori del lusso che hanno progressivamente acquisito un controllo sempre più centralizzato di settori chiave del turismo e dell’intrattenimento italiano.

Gli investitori che arrivano portano con sé non solo capitali, ma anche una visione — spesso orientata al profitto e al posizionamento di mercato — che può snaturare il valore storico dei luoghi e questo si riflette anche in un sempre maggiore esclusività. I locali diventano sempre più riservati a un’élite internazionale, rischiando di escludere via via la comunità locale o il turismo più “popolare”. 

L’autenticità dell’Italia come il Bel Paese del lusso e dell’eccellenza in questi luoghi ci lascia con l’immagine di un territorio in cui i confini tra moda, potere economico e cultura popolare sono sempre più sfumati. E dove, forse, la vera partita si gioca proprio sull’equilibrio tra esclusività e autenticità.

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