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Allarme precarietà: uno sguardo al report della Cgil

Dal 2009 in poi è aumentata la partecipazione delle persone nel mercato del lavoro nel Lazio ma le nuove posizioni lavorative sono più precarie e di breve durata. È quanto viene reso noto nel report della Cgil Roma e Lazio. La crescita della precarietà, in parallelo e paradossalmente a quella economica, sarebbe dovuta per il Sindacato “alle scelte sbagliate dei diversi Governi nazionali che hanno sfavorito il lavoro stabile” ma anche “all’immobilismo delle amministrazioni territoriali”.

I dati principali

Come dimostrano i dati sulle Comunicazioni Obbligatorie, ad un incremento del 24,9% delle persone interessate da nuove attivazioni di contratti, corrisponde una crescita del numero di contratti del 46%. Il numero di attivazione medie per lavoratore passano da 2,13 a 2,46, ben al di sopra della media nazionale dell’1,7. Scorporando Roma dal resto dell’Area Metropolitana invece, l’analisi riporta una forte sperequazione dell’intensità della precarietà nel Lazio, che s’intreccia sia al diverso radicamento sul territorio dei settori produttivi, ai fenomeni demografici e alla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, infatti, l’occupazione femminile nella Capitale è al 61%, sopra la media regionale del 54,1%. Il rapporto tra contratti a tempo determinato e indeterminato evidenzia un progressivo assottigliamento del lavoro stabile, seppur con percentuali diversi. I nuovi tempi indeterminati sono il 9% nel Lazio, l’8% su Roma, il 15% nella Città Metropolitana di Roma, il 16% a Frosinone, il 7% a Latina, il 15% Rieti e il 10% a Viterbo.

La precarietà negli anni

Dalla crisi economica del 2008, negli anni successivi si è verificato un continuo peggioramento della situazione occupazionale. Nei momenti in cui invece veniva registrato un saldo positivo, quest’ultimo era dovuto principalmente alla città di Roma, con il resto della Regione in recessione. Nel 2016 il saldo tra contratti attivati e cessati torna in positivo ma il merito va quasi esclusivamente ai contratti a tempo determinato. Fa eccezione solo il 2015, anno in cui gli incentivi a sostegno della riforma del lavoro producono l’unico record positivo di contratti a tempo indeterminato, ma nei due anni successivi il calo dei contratti a tempo indeterminato è ben più alto di quelli attivati nel 2015.

Lo squilibrio tra Roma e il resto della Regione

Ma la precarietà non è la stessa in ogni parte della Regione: seppur si è verificato in maniera più o meno omogenea, un avanzamento dei contratti a termine di breve durata rispetto a quelli sempre a termine ma di durata maggiore, è evidente il gap tra la Capitale e il resto della Regione: a Roma il 48% dei contratti attivati (694.363) dura un solo giorno, nel resto del Lazio si va dal 4% al 10%, al di sotto della media nazionale. Al contrario, nel resto del Lazio, hanno un maggior peso i contratti di lavoro compresi tra 1 mese e i 12 mesi. A ritrovarsi ad aver lavorato con un contratto durato un solo giorno nel Lazio sono in 109 mila, di cui 99 mila su Roma.

Attenzione alla scadenza: il focus che preoccupa

La maggior presenza di contratti brevi nella Capitale determina che il rapporto tra contratti e persone sia decisamente più alto del resto del Lazio (2,87 contro 1,5) in modo particolare nel mondo dello spettacolo dove a Roma si arriva a una media di 16 contratti l’anno per le donne, ai servizi con quasi 3 contratti l’anno mentre nel resto del Lazio non si arriva all’1,5 e ai settori pubblici dove la media di contratti a Roma è più alta che nel resto del Lazio.

Con un così alto tasso di contratti a termine ne deriva che la causa principale dell’interruzione dei contratti di lavoro, con più forza su Roma, sia la scadenza stessa del contratto, anziché altre forme come le dimissioni volontarie o i licenziamenti. I dati anagrafici mostrano una minore partecipazione delle giovani donne under 35 rispetto ai coetanei uomini, che incidono maggiormente sulla loro platea di riferimento. Nella Capitale e nella città Metropolitana il divario è meno forte che nel resto del Lazio, a Roma il divario è di 3 punti percentuali mentre nelle altre province si arriva ai 7 punti percentuali. Inoltre le donne che entrano nel mercato del Lavoro a Roma hanno una maggiore stabilità rispetto agli uomini per incidenza di contratti a tempo indeterminato, a differenza di quanto accade nel resto della Regione dove, quando la percentuale non è eguale, è più bassa per le donne.

L’identikit del lavoro in Italia

Il Report ci riporta dunque un quadro chiaro della situazione preoccupante nella Regione Lazio. Una condizione che si ripercuote anche a livello nazionale dove secondo le rilevazioni ISTAT, i precari sono risultati circa 3 milioni (2.924.000) a ottobre 2023. A settembre 2023, in base ai dati INPS, sono stati assunti con un contratto di lavoro a tempo determinato o precario 622.887 lavoratori. Nel frattempo, le sigle sindacali continueranno le mobilitazioni “a tutti i livelli” contro quella che viene definita “una situazione inaccettabile e inspiegabile” frutto di “una stagnazione dovuta ad un modello di sviluppo che non funziona”.

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