La tassa sugli extra profitti è stata introdotta per compensare i guadagni delle imprese energetiche dovuti all’aumento del prezzo del gas. Tutte le imprese che producono energia vengono remunerate infatti sulla base del prezzo del gas e non del loro effettivo costo di produzione. Sotto accusa è finito in particolar il TTF (Title Transfer Facility) il mercato virtuale per lo scambio del gas naturale con sede in Olanda. Il mercato olandese è uno dei principali mercati di riferimento per lo scambio del gas in Europa. I bassi volumi di scambio economico hanno reso fortemente soggetto alla speculazione il TTF.
Il governo italiano in particolare ha scelto la strada della tassazione della variazione delle operazioni attive e passive delle società energetiche. L’obiettivo è recuperare risorse da utilizzare per sostenere famiglie e imprese. Il meccanismo degli extraprofitti, seguendo tale impostazione, ha generato una reazione delle aziende coinvolte, aprendo la strada a molti ricorsi amministrativi.
“L’introduzione della tassa sugli extra profitti, volta a compensare i maggiori guadagni delle imprese energetiche dovuti all’aumento del prezzo del gas, si è rivelata di assai complessa applicazione, tanto da determinare un rischio di compliance e di contenzioso molto elevato” ha spiegato il prof. Gaetano De Vito, presidente di Assoholding, in un recente articolo su Il Sole 24 Ore.
Per il prof. De Vito la questione degli extraprofitti deve essere configurata modificando l’attuale impostazione ed elaborando una nuova policy europea. Solo l’elaborazione di una disciplina europea basata su una visione realmente sostenibile può condurre ad effettivi risultati sulla tassazione degli extraprofitti: “Un approccio ben più organico che va oltre il livello nazionale per considerare una sovraimposta sugli extraprofitti da gestire a livello europeo, da denominare inoltre in chiave non solo solidaristica, ma anche ambientale”.
In tal modo le sfide che si vengono definendo si muovono secondo due dinamiche vettoriali. Da un lato l’impegno e l’unità dell’Europa, dall’altra la grande sfida di un impegno in favore di processi effettivamente sostenibili. “La doppia ambizione di rendere questa tassa più accettabile sotto il profilo della sostenibilità e di gestirla in qualità di tributo europeo destinato ad alimentare un bilancio comunitario” spiega il prof. De Vito “dovrebbe indurre il nuovo Governo a porsi da subito l’obiettivo di negoziare affinché la stabilizzazione europea sia perseguita attraverso una capacità fiscale comunitaria che coniughi l’emergenza alla transizione verde”.
Gli extraprofitti potrebbero allora rivelarsi una possibile marcia aggiuntiva verso processi di stabilizzazione europea grazie all’accelerazione di un processo di integrazione fiscale comunitaria e allo stesso tempo promuovere la transizione verde con un impegno di risorse concreto.