La Global Minimum Tax è un concetto che ha iniziato a diffondersi a partire dal 2019, tramite il progetto BEPS 2.0 dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), con l’intenzione di predisporre un’aliquota fiscale minima tra gli Stati membri.
L’Inclusive Framework dell’OCSE sui BEPS è stato in continua evoluzione per affrontare i termini chiave per un accordo su un approccio a due pilastri per aiutare ad affrontare l’elusione fiscale, garantire la coerenza delle norme fiscali internazionali e, in definitiva, per incentivare un ambiente fiscale più trasparente. Oggi, BEPS 2.0 cerca anche di affrontare le sfide derivanti dalla tassazione dell’economia digitale. A tal riguardo, la proposta di introdurre una Global Minimum Tax nasce con l’obiettivo di attuare un processo di aggiornamento delle norme fiscali, che risulti di pari passo con la crescente importanza economica della digitalizzazione e per impedire alle multinazionali di trasferire i profitti verso giurisdizioni che abbiano aliquote di imposte sulle società inferiori. Nell’ottobre 2021, 136 paesi e giurisdizioni hanno espresso la loro approvazione per un’imposta minima globale del 15% per le multinazionali. La proposta ambisce ad invertire una tendenza decennale che opera al ribasso delle aliquote fiscali di imposta sulle società guidata dalla concorrenza sugli investimenti reali e dal trasferimento dei profitti verso giurisdizioni a bassa tassazione. In questa direzione, in data 22 dicembre 2021, la Commissione europea ha proposto una direttiva che prevede un’aliquota fiscale effettiva minima per le attività mondiali dei grandi gruppi multinazionali. La proposta presentata segue l’accordo internazionale già raggiunto all’OCSE da 136 Paesi per un’aliquota fiscale effettiva del 15% e stabilisce come sarà applicata “in modo coerente e corretto” in tutta Europa.
La tassa è sviluppata intorno a un sistema fondante su due pilastri principali.
Il primo pilastro concerne la riallocazione degli utili applicabili alle multinazionali più grandi e redditizie: l’intenzione è quella di ridistribuire determinati importi del reddito imponibile alle giurisdizioni di mercato, determinando una modifica dell’aliquota fiscale effettiva e degli obblighi fiscali, nonché un impatto sugli attuali accordi sui prezzi di trasferimento.
Il secondo pilastro, invece, mira a garantire che il reddito sia tassato a un’aliquota adeguata e introduce una serie di meccanismi strutturati per garantirne l’attuazione ed il successivo adempimento. Il 20 dicembre 2021, l’OCSE/G20 Inclusive Framework (IF) ha pubblicato le regole in merito alla Global Minimum Tax, nell’ambito del secondo pilastro. Queste regole standard stabiliscono l'”approccio comune” per un’imposta minima globale al 15% per le imprese multinazionali con un fatturato superiore a 750 milioni di euro. I tempi in relazione all’introduzione delle nuove regole sono sempre stati incerti. La prima ipotesi è che le regole entrino in vigore nel 2023 per la Regola sull’inclusione del reddito (IIR) e nel 2024 per la Regola sui pagamenti sotto tassati (UTPR).
Nonostante le ambiziose pretese della proposta di tassazione minima globale e le tempistiche stringenti comunicate, l’11 luglio 2022, il Segretario generale OCSE ha dovuto annunciare un ritardo “imprevisto”, ma largamente prevedibile, nel progetto BEPS 2.0 per affrontare le sfide fiscali derivanti dalla digitalizzazione dell’economia. Ciò significa che la global minimum tax stenta ad attuarsi. Perché?
Le perplessità hanno interessato, di pari merito, sia la base imponibile che l’aliquota da applicare. Non è ancora stato trovato un accordo su quali regole e metodologie di determinazione consentirebbero ad ogni Paese di calcolare su quali ricavi applicare l’imposta extra. Tuttavia, è chiaro che la base imponibile sia da intendersi a livello del gruppo. La determinazione della base imponibile è un elemento chiave e, nel limite dell’applicazione di un’imponibile pari al 15%, l’elemento dell’omogeneità è fondamentale. Inoltre, questo elemento tiene particolarmente conto del processo di evoluzione dell’economia, considerando che, attualmente, le grandi multinazionali si presentano sottoforma di gruppo societario.
L’OCSE è a lavoro con l’intento di aggiornare la fiscalità delle multinazionali, e ambisce a delineare parametri di tassazione fiscali che siano adeguati sia ai Paesi a bassa tassazione che non. Non resta che attendere i prossimi mesi per i successivi sviluppi.