Il 16 settembre 2022 una giovane donna iraniana di nome Mahsa Amini è morta mentre si trovava in custodia della Gasht-e Ershad della Repubblica Islamica, una forza incaricata di far rispettare e promuovere i valori islamici e le leggi nazionali sull’abbigliamento. Quelle che all’inizio sembravano normali proteste da parte di giovani iraniani con valori culturali divergenti dallo Stato iraniano, si sono presto trasformate in una campagna mediatica globale che sosteneva il regime change e, in molti casi, la guerra.
L’appartenenza alla minoranza etnica curda di Mahsa Amini è stata fortemente enfatizzata poiché gli attivisti hanno cercato di utilizzare questo episodio per realizzare i loro sogni di dividere l’Iran in diversi Stati più piccoli, proprio come è stato fatto con la Jugoslavia, l’URS e altri Stati multietnici nel corso dell’ultimo mezzo secolo. Lo slogan che gli attivisti del movimento hanno sostenuto per la loro grande campagna è stato “Donna, Vita, Libertà” (DVL), un mantra inventato molto prima di questi eventi da Abdullah Öcalan, il fondatore di un’organizzazione politica militante curda chiamata Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK).
Nel giro di pochi giorni dalla scomparsa di Amini, l’intera vasta rete mediatica iraniana con sede all’estero, così come i social media iraniani e gran parte dei media occidentali, si sono mobilitati per esprimere la loro condanna e, gradualmente, intensificare la loro retorica nel sostenere la fine della quarantatrennale Repubblica Islamica. Gruppi separatisti si sono uniti a una coalizione di comunisti, monarchici, liberali e alla famigerata Organizzazione Mojahedin-e Khalq (MeK), mentre le richieste di un violento rovesciamento dello Stato iraniano si diffondevano a macchia d’olio.
L’Iran è rapidamente caduto in un intensificato stato di guerra ibrida. Anche molte menti e
analisti normalmente più freddi hanno iniziato ad affermare che lo Stato islamico rivoluzionario fondato nel 1979 stava finalmente giungendo al termine. Giorno dopo giorno, notte dopo notte, il pubblico iraniano e internazionale è stato bombardato da storie di atrocità senza precedenti, presumibilmente commesse dalla Repubblica Islamica e dai suoi sostenitori.
Il sedicente movimento di protesta di milioni di persone è presto terminato ed è tornato uno stato di normalità. Ma perché è successo tutto questo? Per quale motivo il movimento “Donna, Vita, Libertà” ha ricevuto così tanto clamore? E chi ha beneficiato di tutto ciò? Questa ampia ed esclusiva indagine esaminerà tali domande, discuterà ciò che è accaduto e analizzerà come tutto si inserisce nel contesto più ampio della politica iraniana e internazionale.
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